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Empire State Bastard – Rivers of Heresy

2023 - Roadrunner Records
post core / stonergaze / hardcore / avant thrash metal

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Tracklist

1. Harvest
2. Blusher
3. Moi?
4. Tired, Aye?
5. Sons And Daughters
6. Stutter
7. Palms Of Hands
8. Dusty
9. Sold!
10. The Looming


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Abbiamo tutti una band…no, facciamo, più band che non sopportiamo e di cui non riusciamo ad ascoltare non dico un intero disco, ma nemmeno una strofa, una nota, forse manco leggerne il nome. Per me uno di questi posti riservati al sempiterno fastidio è occupato dai Biffy Clyro. Mai patiti, mai patirò, mai capirò la loro fama. Quando, sfogliando i vari siti che noi scribacchini usiamo spulciare in cerca di cose nuove ed eccitanti, cercando di evitare quello che no, proprio non riusciamo a patire ma che comunque ci tocca sorbire ecco comparire un nome: Empire State Bastard.

Cosa c’entrano però i Biffy Clyro in tutto questo? Forse mi sono rincoglionito totalmente? Ho preso un abbaglio? Eppure, in una notizia di molti, molti mesi fa pescata da una delle webzine di cui sopra (Theprp, sempre sia lodato) vicino a questo nome ne comparivano altri: ex-Oceansize, ex-Slayer e…Biffy Clyro? Come? Ho capito bene? Magari è un refuso. Invece no. Gli Empire State Bastard sono – rullo di tamburi – Dave Lombardo, Mike Vennart, la bassista Naomi Macleod (qui il nome della sua band di provenienza lo aggiungo io: Bitch Falcon. Bellissimo.) e…Simon Neil. Sul serio? Sul serio. Di supergruppi se ne sono visti a, per usare un termine tecnico, strafottere negli ultimi anni, anche troppi, ma uno così assurdamente assemblato no. Magari me n’è sfuggito qualcuno di ancor più debilitante, eppure la memoria non mi gioca brutti scherzi, questo è proprio il più allucinante e non solo per i membri in sé, ché tanto Lombardo ormai lo si trova pure in panetteria (solo quest’anno si è permesso di pubblicare un disco solista e uno del suo progetto condiviso con la moglie Paula) ma proprio per come cazzo suona “Rivers of Heresy”.

Come suona? Ve lo immaginate Neil a gridare come un disgraziato? Nemmeno io, prima d’ora, ma è ciò che fa. Le tirate vocali strazianti si sposano perfettamente con la centrifuga bestiale di brani in piena botta hardcore psicotico come Tired, Aye?, mutilazione bestiale di quasi tre minuti di sole urla, coretti malati e batteria lanciata a velocità smodata, oltre ai bolidi post-core e locustianfantomasiani delle feroci Stutter (con un synth space a perforare l’armatura elettrica), Harvest, Blusher, l’assurda mareggiata hc Palms of Hand e quel miraggio mirabolante che sputa avant-thrash che è Sold!, tutte chitarre compresse riversate a secchiate su ritmiche spezzate in un turbinio di violenza senza posa. Quindi qui ci sono solo botte da orbi, tipo “stronzo ti busso col doppio pedale” (cit. Cor Veleno)? Assolutamente no. L’arte della melodia in rarefazione di Vennart prende il sopravvento “Rivers of Heresy” prende una piega del tutto diversa, qualcosa che non ti aspetti nel già ciclone del totalmente inaspettato addentrandosi nelle tinte stonergaze di Moi?, ma ancor più al largo di Alpha Centauri sulla conclusiva The Looming, atto di fede spaziale distorta che si trascina per quasi tutti i suoi sette minuti, con Neil a imboccare il sentiero stellare con le mille voci dell’inferno, pulite, aperte ma anche mortalmente diaboliche.

Davvero gli Empire State Bastard possono essere un progetto fine a se stesso? Non vorrei proprio. Perché da esplorare c’è ancora tanto e, con un debutto di questa caratura, ci sarebbe da aspettarsi una discografia di quelle sontuose che, si teme, potrebbero non vedere mai la luce del giorno. Neil, ok che coi BC ci guadagni il pane, non ti si dice proprio di smetterla lì con loro, ma…

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