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Slowdive – everything is alive

2023 - Dead Oceans
shoegaze / dream pop

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Tracklist

1. shanty
2. prayer remembered
3. alife
4. andalucia plays
5. kisses
6. skin in the game
7. chained to a cloud
8. the slab


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Il ritorno degli Slowdive dopo vent’anni di inattività fu un fulmine a ciel sereno per gli shoegazers, ma anche per noi ascoltatori a cui piace sognare. Sì, perché gli Slowdive hanno dato vita ad un sound tra i più suggestivi e romantici degli anni Novanta insieme ai loro colleghi My Bloody Valentine. Dopo l’omonimo album del 2017, firmato dall’etichetta Dead Oceans, la band ritrova quella fiducia che andò perduta con il loro terzo lavoro “Pygmalion“, album che prendeva ispirazione da coordinate più ambient, vicino al post rock dei Talk Talk, con connotazioni più sperimentali e che portò all’interruzione delle attività e dei rapporti tra i membri della band.

Ha raccontato Neil Halstead, chitarrista e cantante della band:

Ho contribuito con un bel po’ di demo per questa prova. Molte di queste registrazioni contenevano musica elettronica che nel corso delle Session si è trasformata nella musica indie chitarristica per cui siamo noti. Ci siamo trovati ad incidere in un posto in cui tutti ci sentivamo felici, ed è questo che conta.

Una domanda sorge spontanea: nel ventunesimo secolo lo shoegaze è un genere che ha ancora qualcosa da dire? La risposta si può trovare in “everything is alive“, l’ultima fatica della band, in uscita proprio oggi 1 Settembre. Neil questa volta riapre quei varchi temporali che sono un po’ il marchio di fabbrica della band, e in brani come shanty e prayer remembered non si bada a spese quanto a suggestioni sonore, tastiere e chitarre dilatatissime, ma spiccano anche i vocalismi dello stesso Neil e di Rachel Goswell, che manipolano letteralmente la realtà. Si continua con canzoni ispiratissime come alife, andalucia plays e con il primo singolo uscito, kisses, forse il pezzo più magico, che vaga tra Wave e Dream e che viene presentato anche con un videoclip girato da Noel Paul proprio qui in Italia, a Napoli per l’esattezza, con un cast del tutto italiano.

Il tunnel cosmico continua con skin in the game e chained to a cloud, due brani mid tempo che vanno a creare un’atmosfera molto metropolitana e notturna, con un pizzico di elettronica di sottofondo che conferisce valore aggiunto non solo alle canzoni ma anche all’intera opera stessa, che si chiude alla perfezione con the slab: 5 minuti di ipnosi che, se capiti e interiorizzati dall’ascoltatore, regalano una soddisfazione senza precedenti.

Dunque, sì, lo shoegaze ha ancora qualcosa da dire, e se viene fatto con questo principio, con questa cognizione di causa, mettendosi al servizio del viaggio dell’ascoltatore, è facile che il risultato sia una gemma meravigliosa. “everything is alive” è proprio questo, un’esperienza da ascoltare a notte fonda mentre si torna a casa in macchina. È il disco shoegaze dell’anno, segnatevelo.

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