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Alice Cooper – Road

2023 - earMUSIC
hard rock

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Tracklist

1. I’m Alice
2. Welcome to the Show
3. All Over the World
4. Dead Don’t Dance
5. Go Away
6. White Line Frankenstein
7. Big Boots
8. Rules of the Road
9. The Big Goodbye
10. Road Rats Forever
11. Baby Please Don’t Go
12. 100 More Miles
13. Magic Bus


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A due anni di distanza dall’uscita di “Detroit Stories” e a settantacinque dall’uscita dall’utero materno, Alice Cooper si permette, non senza senso dell’umorismo, un concept album istintivo, diretto e sfacciato, sfoggiando con vanto le tante bravure della sua band, chiedendo loro di partecipare, anche nella composizione, e coinvolgendoli in un live in studio che di lui parla, di loro parla, di strada, “Road”, appunto, e di quello che per la strada succede, se fai parte di una band, di quella band, dentro quella musica che è lo stesso hard rock. Quello di sempre.

Road” ha una trama, una scansione, che è la stessa di un concerto, vissuto da chi sul palco ci sta, della quale intravediamo il prima e il dopo. I’m Alice, primo singolo, apre il disco con la descrizione, da parte dell’uomo Vincent Damon Furnier, dell’alter ego Alice Cooper che subito ruba lui la scena. Una parte narrata con un andazzo un po’ da prestigiatore e un po’ alla Vincent Price, a lui assai caro e col quale collaborò nel remoto passato. Potremmo fare finta di nulla, riguardo al fatto che, a settantacinque anni e al ventinovesimo album, Alice Cooper presenti se stesso, nelle intenzioni, nel suo essere maestro della follia di ritorno dal camposanto. Eppure sta succedendo esattamente questo. E lui (forse solo lui?) può permetterselo. A lui (fose solo a lui?) permettiamo questo copione, soprattutto perché sa farlo senza prendersi sul serio, prima ancora che per il rispetto dovuto a un artista di così lunga carriera. E poi, la canzone diverte e ha una discreta pacca, così come le due successive, Welcome to the Show (secondo singolo) e All Over the World, quasi a completare un incipit/trittico di presentazione dei propri live e di ciò che di sensazionale possiamo trovare al loro interno.

Nel mezzo del disco: aneddoti di vita da rocker vissuta, tra il cliché di Go Away (la ragazza – groupie? esistono ancora? – ossessionata che non se ne vuole andare) e verità di chi ne sa e può anche raccontarti le Rules of the Road, con il salvifico sarcasmo e anche un filo di cinismo. Bob Ezrin, produttore di lunghissimo corso del nostro, tiene le fila del viavai di una Strada intersecata da due passaggi graditi, ossia quello dell’ex chitarrista e coautore Kane Roberts per il brano Dead Don’t Dance, con altissimi livelli di bassi, in musica e voce, e di Tom Morello per White Line Frankenstein, terzo singolo, divertente e potentemente blues. Se Road Rats è stata la canzone che, nel 1977, ha rappresentato più di ogni altra la street life dell’hard rocker per i fan di Alice Cooper, allora per gli stessi fan sarà un piacere ritrovarla qui, col titolo Road Rats Forever, in una versione 2.0.

Baby Please Don’t Go smorza l’impeto elettrico, con una ballata andante che timbra il cartellino della ballad del disco, mentre con 100 More Miles intravediamo il dopo: l’elettricità si spegne, qui sì, coerentemente, mentre un uomo senza più la maschera percorre quell’ultimo pezzo di Strada, verso casa. Mancavano cento miglia, all’ultimo cartello, e invece mancano centro miglia ancora. E ancora. L’inattesa chiusura di Magic Bus, brano dei The Who del 1968, nel quale si intravede un omaggio alla Voodoo Child (Slight Return), ancora ’68, di Jimi Hendrix nel riff di chitarra iniziale, è quasi un regalo, un a parte, a ricordare un’appartenenza, a ricordare una controcultura.

Applausi (li sentiamo in chiusura).

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