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Kim Dracula – A Gradual Decline in Morale

2023 - Columbia Records / Sony Music Entertainment Australia
extreme metal / pop / trap / ska / lounge

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Tracklist

1. A Gradual Decline In Morale
2. My Confession
3. The Pledge:
4. Luck Is A Fine Thing (Give It A Chance)
5. Drown
6. Superhero
7. Are You? (feat. Kirin J. Callinan)
8. Land Of The Sun
9. The Turn:
10. Divine Retribution
11. Undercover
12. Industry Secrets
13. Rosé
14. Seventy Thorns (feat. Jonathan Davis)
15. The Prestige:
16. Reunion And Reintegration
17. Kitty Kitty
18. Make Me Famous
19. Iris
20. The End, For Now


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I tempi sono cambiati. Oppure no? Kim Dracula/Samuel Welling vengono (questione di pronomi) direttamente da TikTok, e da lì la loro popolarità è chiaramente cresciuta a dismisura, generata da una cover di Paparazzi di Lady Gaga e altre cose che non posso controllare perché da buon vecchio io TikTok non ce l’ho. È poi così diverso dai fenomeni nati su MTV? Direi di no. I due format sono semplicemente diversi nella fruizione ma di certo non nelle intenzioni, ossia dare in pasto a teenager irrequieti un altro mondo su cui fantasticare e star (anche “usa e getta”) da idolatrare. La differenza sta e starà sempre nella durata della memoria. E così sarà anche per KD.

Intanto che è qui però sono un fenomeno da non sottovalutare, anche perché al di là del metodo con il quale sono venuti alla luce, la filigrana dei Nostri è certamente diversa da molti altri colleghi e colleghe sputati fuori da questa endemica, fastidiosa piattaforma. Welling decidono di intraprendere subito la strada della musica in quanto tale e ha finito per attirare le attenzioni anche sì dei grandi sobillatori del mondo alternativo di quel passato marchiato MTV, come Jonathan Davis, reo di aver prestato la sua voce nell’album di cui stiamo per parlare, forti anche e forse di aver preso in prestito il titolo di una canzone dei Deftones per il loro nom de plume.

Cosa fa di “A Gradual Decline in Morale” un disco degno di attenzione? Per quanto il personaggio in sé e per sé, con tutte le interviste rilasciate in cui sciorina le peggio “brutalità” come il fatto che se non avessero fatto i musicisti sarebbero stati un serial killer, la fissa per la morte e altre amenità di questo tipo (comunque condivise con musicisti che quelli della mia generazione e delle precedenti ritengono essere più onesti di questi giovinastri, e vedete che i tempi non sono cambiati?) non sia nulla di nuovo, è innegabile che il gusto e l’intelligenza musicale di Kim Dracula siano senza ombra di dubbio sopraffini. Ci sarà un produttore dietro tutto questo? Possibile, ma non vedo cosa ci sia di male, è sempre stato così ed è anche il bello della musica che abbiamo imparato ad amare (senza Ross Robinson i Korn e gli Slipknot sarebbero stati quelli che conosciamo? Forse sì, ma non ci giurerei) e definirlo “trap metal” è quantomeno riduttivo.

È difficile capire da dove partire in un lavoro tanto sfaccettato e assurdo, una scatola magica riempita con tutte le influenze possibili e immaginabili da inizio anni ’80 ad oggi e combinate in modo tale da risultare ben congegnate, non solo un modo per ricordarne una ad una, come sfogliando un album di figurine. Allora partiremo col dire che Kim Dracula hanno una capacità vocale strepitosa, capace di passare dal croonerismo spiccio a debilitante scream black e grunt brutal e che questo è il punto chiave che rende possibile saltare da una parte all’altra con assoluta facilità. Da brani smooth come Rosé, assimilabili alla voglie jazzistiche di certi Faith No More, che comunque tendono a tramutarsi in badilate djent nel giro di una manciata di minuti, a elementi oingoboinghiani sparsi qua e là, tra Industry Secrets, le ultrafunkmetalliche Superhero e My Confession, gli inserti muzak prima e trombettistici/salsa di Make Me Famous, mischioni thrash e black metal che permeano Seventy Thorns (qui sul ritornello il buon Jon se la canta in tutta amarezza) e Reunion and Integration, quest’ultima un missile extreme metal di rara fattura, passando per discese nel pop-punk più tirato ibridato all’immancabile trippa trap e, non ultima, una cover strappamutande con tanto di grida “strazianti” di Iris dei Goo Goo Dolls, tocco di classe e furbizia.

Furbizia presente anche e soprattutto nei ritornelloni catchy oltre il limite del sopportabile che rendono “vendibile” un disco che altrimenti non lo sarebbe in alcun modo, coup de theatre e, allo stesso tempo, ciliegina su una torta marcescente e furbesca.

Io ‘sti Kim Dracula, comunque, li terrei d’occhio. Visto mai che siano qui per restare e migliorare, cosa decisamente ben poco scontata coi tempi che corrono. Cambiati o no che siano.

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