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James Blake – Playing Robots Into Heaven

2023 - Republic
elettronica

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Tracklist

1.Asking to Break
2. Loading
3. Tell Me
4. Fall Back
5. He’s Been Wonderful
6. Big Hammer
7. I Want You to Know
8. Night Sky
9. Fire the Editor
10. If You Can Hear Me
11. Playing Robots Into Heaven


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James Blake, classe 1988, dopo aver collaborato con artisti del calibro di Rosalìa, Beyoncé e Travis Scott, torna sulle scene con il suo nuovo album “Playing Robot Into Heaven”, un album decisamente diverso dallo standard musicale a cui ci aveva abituato il cantante inglese. La musica dell’artista londinese, a parte le dovute eccezioni, è sempre stata legata al R&B contemporaneo e a delle atmosfere piuttosto riflessive e malinconiche. Con questo nuovo lavoro, però, l’obiettivo di Blake non è quello di farci piangere, ma di farci ballare. Doveroso dire che l’ambient house e la musica da club sono sempre stati una parte focale dei concerti del cantautore, questo nuovo lavoro, dunque, è un vero e proprio ritorno al passato, un viaggio a ritroso verso un grande amore che non si è mai davvero sopito: l’elettronica da ballo.  

L’album inizia con un brano decisamente classico per i canoni del cantante inglese, Asking To Break, canzone che incarna tutta la maturità artistica raggiunta da Blake lungo i quattordici anni di produzione musicale svolti. Fin qui il disco sembra rispettare quello che ricordiamo della sua musica, ma è solo una breve parentesi di nostalgia che subito si infrange contro i poderosi bassi e la ritmica house dei brani successivi. Il disco prosegue infatti con Loading, uno dei singoli di lancio del disco. La traccia contiene tutto quello che “Playing Robot Into Heaven” è: una riuscita commistione tra UK Bass, Dubstep, Alternative R&B, Glitch Pop e house music, il tutto incorniciato dalla meravigliosa voce di James Blake. 

Da qui in poi i brani si susseguono veloci: l’idea alla base, come detto, è sì quella di far ballare, ma è anche quella di proporre musica di qualità, concepita con acume e idee stilistiche assolutamente chiare. Non siamo certo di fronte a tracce semplicistiche a cui, purtroppo, un certo tipo di elettronica ci ha abituato e che, il più delle volte, si riduce a casse in 4/4 e bassoni idioti, affiancati da armonie che potrebbe concepire anche un bambino. La qualità produttiva di tracce come Tell Me, Fall back, He’s Been Wonderful e Big Hammer è infatti assolutamente fuori scala: tra synth modulari, campionamenti, batterie digitali, mixing e vocalizzi, non possiamo far altro che risentirle in loop.

Verso la fine dell’album abbiamo una sorta di ritorno alle “vecchie e care” sonorità a cui ci ha sempre abituato Blake. È qui che questo nuovo disco rivela la sua essenza, la sua idea di fondo, ossia l’essere uno spaccato della musica del cantante, che è sempre stata a metà tra la musica da club e la musica da “cameretta”.

Non posso dunque far altro che consigliare l’ascolto di “Playing Robot Into Heaven”. Un disco che si rivela essere pregno di idee raffinate e maturità artistica. James Blake è riuscito ancora una volta a far centro, proponendoci un album riuscitissimo, che non sfocia mai nel pacchiano, ma che anzi riesce nell’ardua impresa di fondere l’eleganza tipica del cantante londinese con il mondo della musica elettronica da ballo.

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