Un unico brano di 32 minuti che si apre con il rombo di un’auto che sfreccia lungo un’autostrada, un telefono che squilla a vuoto e, del tutto inaspettato, uno scoppio; sopraggiungono il risuonare di una corda pizzicata, il cinguettio di uccelli, il rintocco di una campana, il timbro di una voce femminile, un lontano vociare di bambini proveniente da una scuola o da un parco, e a tutto questo si sovrappongono suoni elettronici che si fanno sempre più incalzanti e minacciosi. Una sottile inquietudine, inevitabilmente, ci pervade: è come se nella nostra quotidianità, o comunque nello scenario di una giornata “qualunque”, qualcuno stesse tessendo nell’ombra trame oscure, attentando alla sicurezza e all’incolumità di vittime ignare e inconsapevoli. L’inserirsi successivo di voci maschili, che possiamo identificare come appartenenti ad agenti di polizia, allude al fatto che ci sia un’indagine in corso sul conto di un pericoloso indiziato che sfugge ai propri inseguitori.
Mentre il mosaico sonoro si fa più sempre disturbante e ossessivo, ecco che il mistero pian piano si svela: si parla di “un incubo” causato da un susseguirsi di deflagrazioni di bombe. Frammenti di notiziari televisivi e di testimonianze di persone sopravvissute agli attentati si accostano a urla strazianti, quasi animalesche, mentre il sottofondo di sonorità elettroniche è come un trapano che perfora i timpani dell’ascoltatore, a voler suggerire il senso di impotenza di chi si sente minacciato da un pericolo imprevedibile e sempre in agguato. Allo stesso tempo, l’ascolto ci conduce in una sorta discesa agli inferi, lungo i meandri contorti di una mente criminale: un autentico incubo, dunque, sospeso tra musica e realtà.
“Zernar: la grande estasi dell’intagliatore” è un progetto discografico di docunoise firmato da Stato Nero, moniker dietro il quale si cela un duo originario di Pordenone, composto da Sigma e Omega, già membri di formazioni storiche come Ulan Bator e Sick Tamburo. L’intento del lavoro è quello di ripercorrere gli attentati compiuti da Unabomber, delinquente mai identificato, responsabile di aggressioni realizzate tramite ordigni esplosivi che sconvolsero Veneto e Friuli tra il 1994 e il 2006. Fine ultimo è dare voce allo sconcerto della popolazione locale, tormentata dalla paura e terrorizzata da questi atti inspiegabili, per non dimenticare l’accaduto ed auspicare che venga fatta giustizia.
Dopo la lunga stagione di esplosioni che, nell’ambito dell’oscuro disegno della “strategia della tensione”, a partire dal 1969 – l’anno della strage di Piazza Fontana – fino al 1980 – quello della bomba alla stazione di Bologna – causarono la morte di oltre centotrenta persone innocenti, il nostro Paese era già stato straziato dal susseguirsi di tremendi eventi rimasti nella maggior parte dei casi senza una verità accertata e senza responsabili. Se però in queste trame era stato possibile riconoscere un intreccio di natura politica (terrorismo nero, servizi segreti, P2 ed elementi dell’apparato statale) le folli iniziative di un singolo, concentrate in un territorio limitato (l’asse Pordenone- Portogruaro-Lignano Sabbiadoro) apparivano ancor più insensate perché prive di una qualsivoglia finalità che non fosse quella di seminare il terrore tra gli abitanti, in un assurdo delirio di onnipotenza. Gli attentati non causarono decessi, ma una decina furono i feriti gravi e, comunque, il loro effetto fu di tenere sotto scacco, per oltre un decennio, la popolazione locale senza che le indagini consentissero di individuare il colpevole.
Sigma e Omega, i due componenti della band uniti da un sodalizio ventennale e residenti nella zona interessata, hanno voluto dare vita a questo progetto con lo scopo di tenere viva la memoria della collettività nei confronti di un caso rimasto senza risposta come tanti altri fenomeni di stragismo nel nostro Paese, sia pure di matrice molto differente e (ovviamente) non imputabili ad un unico individuo. Quelle lasciate dall’ignoto attentatore sono dunque ferite ancora vive, le cui conseguenze sono in attesa di riparazione. Il fascicolo “Unabomber”, infatti, è ben lontano dall’essere stato archiviato: indagini, accertamenti e udienze sono tuttora in svolgimento.
I 32 minuti che compongono l’unica traccia del disco, fatta eccezione per un minuto complessivo di silenzio, corrispondono a ciascuno degli ordigni (31, appunto) utilizzati dallo sconosciuto criminale, nella maggior parte dei casi tubi metallici riempiti di materiale esplosivo, collegati in luoghi diversi, spesso in occasione di festività e frequentati da bambini. Quanto all’enigmatico titolo, l’intagliatore Zernar è il poliziotto che, utilizzando delle forbici, inquinò le prove ai danni di un indagato, l’ingegnere Elvio Zornitta, causandone l’incriminazione. A questo episodio si riferiscono numerosi frammenti di registrazioni inserite nel disco, che riportano vari aspetti dell’evolversi dell’iter processuale, conclusosi con la condanna dell’agente e il risarcimento per l’ingegnere. Zernar fu dunque protagonista di queste drammatiche vicende tanto quanto il “grande assente”, l’ignoto attentatore, poiché la sua azione di “disturbo” ebbe l’effetto di sviare le indagini, oltre a provocare da parte dello Stato l’esborso di un’ingente somma per risarcire Zornitta. Tra beffa e danno, non è dato sapere quale fosse il movente del poliziotto, ma un inserto sonoro allude sarcasticamente al fatto che egli possa “aver guardato troppi telefilm americani del genere CSI”.
Nella loro sperimentazione musicale, Sigma e Omega hanno utilizzato strumenti elettronici, strumenti autocostruiti, registrazioni ambientali ed estratti provenienti da media, dando particolare spazio alle parole di sgomento dei residenti nell’area colpita dagli attentati. Lo stridore di rumori metallici ripetuti potrebbe alludere al confezionamento degli ordigni, mentre il rincorrersi di sonorità martellanti e angosciose può ritrarre tanto lo stato d’animo delle vittime, ferite, mutilate o miracolosamente illese, quanto quello di tutti coloro che vivevano nel timore di incorrere a loro volta nelle esplosioni o di chi, a vario titolo, era coinvolto nella vicenda con la sensazione di brancolare nel buio. Il risultato finale è un documento sonoro inquietante e disturbante tanto quanto il caso, mai risolto, del “bombarolo” seriale veneto.
La data di uscita dell’album è prevista per l’8 settembre 2023, esattamente – così hanno spiegato gli stessi musicisti – 80 anni dopo quell’armistizio che ebbe, sia nella prosecuzione del secondo conflitto mondiale che nei decenni successivi, complesse e drammatiche conseguenze nel nostro Paese. Questa data, infatti non rappresenta solo l’inizio della Resistenza, che portò il 25 aprile 1945 alla liberazione dal nazifascismo, ma è simbolica anche per quanto riguarda l’ingerenza statunitense nella società e nella politica italiana (esiste l’ipotesi che lo sbarco degli Alleati in Sicilia fosse stato preparato con la collaborazione tra mafia locale e malavita organizzata americana, complice il noto boss Lucky Luciano) e il persistere di rigurgiti fascisti mai sopiti (potrei consigliarvi di ascoltare, a questo proposito, Non è finita Piazza Loreto di Fausto Amodei…) Ma questo discorso ci porterebbe troppo lontano, e non è questa la sede per svilupparlo, anche se intuiamo che, negli intenti del duo, un parallelismo tra le stragi degli scorsi decenni, in cui – si diceva – “nessuno è Stato”, e le più recenti, aberranti azioni del bomber solitario sia ipotizzabile, per lo meno per il fatto di aver colpito inermi, incolpevoli, innocenti cittadini. Del resto lo stesso moniker del gruppo, Stato Nero, è significativo di per sé.
L’album esce per Dischi Bervisti, l’etichetta di Nicola Manzan, già componente di Bologna Violenta, progetto che ha elementi in comune con quello di Stato Nero: ricordiamo il loro concept “Uno bianca” del 1994, dedicato all’attività del gruppo criminale attivo nel capoluogo emiliano tra gli anni Ottanta e Novanta. Peculiare è indubbiamente la scelta del supporto, ovvero un oggetto artistico costituito da immagini argentiche prodotte artigianalmente, sulle quali è impresso un codice per l’ascolto e il download in digitale. Per i collezionisti più esigenti e in tiratura deluxe limitata sono state prodotte 32 audiocassette contenute in jumpbox esplosivi, anche queste realizzate a mano dagli stessi componenti del duo.