1. Contortion
2. No Fun
3. Crassy Mel
4. Lost Myself Again
5. Crash
6. New York
7. Basically Crazy
8. Modern Weekend
9. LA DJ
10. Plastic
11. Imposter
L’etica dei free party – meglio noti ai più come rave – è il prodotto del sincretismo di almeno quattro sottoculture: punk, “do it yourself”, cultura hippie e sound system mobili giamaicani. Delle prime due, quelle che più ci interessano in questa sede, la free tekno riprende il taglio assolutamente outsider: diecimila persone in un magazzino, che ballano della musica autoprodotta in una piccola camera da letto, realizzata con orgogliosa alterità rispetto ai circuiti commerciali del business musicale convenzionale.
In un tempo in cui i rave sembrano nuovamente assurti a pericolo pubblico numero uno, è importante metterne a fuoco i nobili ascendenti e dimostrare quanto “l’ultima controcultura” sia ancora una fucina prolifera. In questa impresa ci aiuta “Push” (Sacred Bones, 2023), il primo disco completo in sei anni dei Sextile, la band più cool di Los Angeles. Attivi dal 2015, sono velocemente diventati la next big thing dell’underground losangelino grazie ad una manciata di hit ben piazzate e due album per Felte.
Il suono di Brady Keehn, Melissa Scaduto e Cameron Michel – rimasti orfani del fondatore Eddie Wuebben, morto nel 2019 – si è evoluto in modo significativo. Il trio confeziona un’opera di puro veleno disco, spennellato di cori tanto erotici quanto oscuri, vaghe tracce di rap, grida e gemiti a cavallo tra ghigno punk e brivido rave. Pur avendo di molto ridotto lo skronk (suoni grezzi e dissonanti prodotti con chitarre elettriche), l’educazione punk/wave è ancora estremamente riconoscibile nello spirito onnivoro dei Sextile.
La band ha il cuore al posto giusto, e lo dimostra – ad esempio – in Crassy Mel e Lost Myself Again, dove la prima si configura come una vertiginosa techno acida, mentre la seconda rappresenta un tributo all’immaginario anarcho-punk. Molti brani sono martellanti (Contortion, No Fun, LA DJ, ecc.), ma il ritmo più malato è sicuramente quello di New York, con un loop che suggerisce l’immagine di uno strampalato camioncino dei gelati che gira senza sosta per il quartiere. Secondo chi scrive, però, il fiore all’occhiello risiede in Crash, un lento pulsare allucinogeno a cui è impossibile resistere. Degno di nota anche il progetto grafico, colorato ed elegante, assolutamente in linea con il suono dell’album.
Insomma, se vi muovete con una certa facilità tra show punk e rave party, “Push” è senza ombra di dubbio un ascolto di cui non potete privarvi.