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Interviste

Somewhere is not a place: intervista a Piero Scaruffi

Foto: Piero Scaruffi

La quasi totalità dell’utenza del rock, ad un certo punto della propria ricerca, ha dovuto ingegnarsi per trovare migliori strumenti di esplorazione di questo infinito universo in espansione che prende il nome di “musica”. Tutti hanno il proprio tracciato unico e insostituibile, ognuno ha costruito la propria mitologia personale su ciò che ritiene prezioso e storicamente importante.

Dalla fine degli anni ‘90 qualsiasi mente curiosa, soprattutto in Italia ma non solo, è inequivocabilmente e tassativamente passata almeno una volta dal sito scaruffi.com.

Fin dal primo accesso ci si è resi tutti conto di non trovarci davanti ad un mero contenitore di recensioni e classifiche, ma all’interno di un sistema complesso e ramificato che si rigenera, riproduce ed espande ogni giorno che passa. All’interno del sito si trovano recensioni musicali e cinematografiche, storia della filosofia, della letteratura e della poesia, c’è una sezione dedicata alla scienza e una dedicata ai viaggi. C’è la politica internazionale, la musica classica, il jazz, la storia, l’arte e i videogiochi. Ci sono di riflesso innumerevoli controversie sulle posizioni delle classifiche, sulla struttura delle classifiche e sul senso stesso delle classifiche.

Il sito scaruffi.com si sovrappone al proprio demiurgo in tutto, a partire dal nome/dominio, diventando il diario di viaggio definitivo, uno spazio/specchio infinito in cui annotare gli appunti di una mente bulimica, che usa il potere dell’urgenza per disegnare il mosaico delle infinite diramazioni e degenerazioni della cultura e della vita. È un giornale critico perché è scevro da ogni impalcatura critica predigerita, è una spazio che si fa terreno da gioco per l’uomo/macchina che lascia tracce e memorie del suo passaggio, che si fa dote digitale per i paleontologi del futuro.

Consiglio a tutti di immergersi e perdersi all’interno di questa web/mente, di percorrere un po’ di queste Strade perdute di internet, le possibilità sono infinite fra le rovine.

Ciao Piero, è un onore averti sulle pagine di Impatto Sonoro. Prima di tutto: come stai? Di che progetti ti stai occupando in questo momento?

Sono sempre caotico. Mi interesso un po’ di tutto, prendo note. Alcune finiscono sul mio website, altre muoiono. Non c’è una cosa particolare di cui mi occupo.

So che stai lavorando fra la California e la Cina, quali sono le principali differenze di approccio culturale nell’ambito del tuo lavoro?

La California è tutta per l’invenzione, per inventare ciò che non esiste, meglio ancora se impossibile. La Cina è tutta per copiare i risultati degli esperimenti californiani. Entrambe non passano molto tempo a pensare alle conseguenze delle nuova tecnologie.

Senti in qualche frangia del tuo background un senso di appartenenza alla cultura piemontese? Ti capita di tornare nei luoghi della tua infanzia?

Probabilmente ci sarà qualcosa di Pavese (non so se il maiuscolo sia voluto, la doppia lettura è lasciata intenzionalmente, ndr) nella mia cultura, ma credo poco.

Quanto tempo dedichi mediamente all’aggiornamento del tuo sito scaruffi.com?

Molta parte della mia vita quando sono a casa in California. Come dicevo, quasi tutti i miei appunti finiscono lì. Non c’è una grande differenza fra ciò che faccio e ciò che “aggiorna” il mio website.

Quale pensi sia la forma d’arte/media più adatta alla narrazione della contemporaneità?

Forse il cinema, quello non-Hollywood più intellettuale, per lo più fuori dagli USA. Ma anche la poesia, che rimane la mia forma d’arte preferita.
E anche la musica. Da quando Dylan intonò Blowing in the wind, la musica è stata la cronaca degli ideali e delle crisi del mondo occidentale.

Dopo tutti questi anni rinnovi l’entusiasmo verso i nuovi ascolti?

Ovviamente, altrimenti non lo farei mai. Semmai provo un po’ di tristezza per quanti ascolti non potrò ripetere perché manca fisicamente il tempo.

Scarcity, Phyrron, Krallice, Kayo Dot, Imperial Triumphant, Zeal and Ardor, Frontierer, Full of Hell. Sono tutti progetti che partono da un nucleo di metal estremo, ma compiono il proprio processo di fotosintesi annacquandosi in un mare di suggestioni altre, spesso semanticamente non coniugabili. Trovi che il futuro della musica estrema (e non) sia questa sorta di simbiosi parassitaria?

No, ci sono sempre tanti filoni per creare musica estrema (e non).

Qual è, se c’è, un genere musicale che ti repelle a livello epidermico?

L’unico suono che mi da veramente fastidio è l’abbaiare dei cani, se avessi il potere i cani farebbero una brutta fine. Ci sono musiche che danno troppo risalto ai testi e quelle musiche finiscono per essere poco musicali: la country music ad esempio. Molto rap ad esempio. Non mi repellono, ma come “musica” tendono a interessarmi di meno.

Pensi che il cinema come media stia esaurendo le sue possibilità artistiche? Che in qualche modo abbia già dato il meglio di se stesso?

Al contrario. Ci sono tante arti chiamate “cinema”. Superman alla riscossa parte 481 non ha molto in comune con un film di Haneke, Von Trier o Petzold, sono arti diverse che usano lo stesso medium. Esattamente come poesia, romanzo e filosofia, sono cose diverse che utilizzano lo stesso medium, la scrittura.

Quali sono i registi, fra quelli che hanno esordito dopo il 2000, che ritieni più interessanti?

Per rispondere a domande come questa devo andare a guardare il mio sito.
Per esempio:
https://www.scaruffi.com/cinema/chro000.html
https://www.scaruffi.com/cinema/chro010.html

Ti interessi di serie tv?

Raramente. Poco contenuto molto diluito.

Ho visto che è stata aggiunta la sezione videogames nel tuo sito, con un tracciato più storico che storiografico, escludendo le valutazione delle singole opere. Ti occupi in prima persona di videogames? Insomma, ci giochi?

Poco. Mi ha interessato per qualche mese la veste artistica e letteraria, a causa di un matto che colleziona tutti i videogames che mi ha consentito una panoramica di quarant’anni.

Trovi che i tempi siano maturi per riconoscere dei meriti artistici ad alcuni videogames tanto da classificarli come opere d’arte?

Certo! Ma il “gaming” in sé non mi interessa tantissimo.

Nusquam est qui ubique est, nonostante questo vedo dal tuo sito che sei arrivato a quota 169 paesi visitati. Sai già quali saranno i prossimi?

Vedremo. Il mondo è diventato pericoloso. Tutti i paesi che erano in cima alla mia lista dei miei desideri adesso hanno guerre civili o terrorismo. Per esempio, la Russia era in cima alle mie priorità. Avevo compilato sul mio sito un elenco abbastanza dettagliato delle cose da vedere. A volte un viaggio dipende semplicemente dall’aver trovato un biglietto economico per un paese piuttosto che un altro.

Qual è il tuo rapporto con i social network?

In generale mi annoiano. É anche discretamente ovvio che sono costruiti per rubare la tua privacy e rivenderla, il che mi sembra un’ottima ragione per NON usarli. Sono ancora attaccato alle riviste culturali e politiche (che siano online o stampate).

Ci consiglieresti tre film e tre libri, romanzi o saggi, del 2022 che ti hanno particolarmente colpito?

Del 2022? Credo che li recensirò fra qualche anno.

Ti consideri una persona spirituale?

No. Ho una moglie Buddista. Basta e avanza in famiglia.

Questa ricerca forsennata ed eterna delle cose del mondo la vivi con un senso di piacere?

Ovviamente. Mi piace l’avventura, in tutte le sue forme, fisiche e mentali.

Quali sono i sogni e le ambizioni di Piero Scaruffi per il futuro?

Ambizioni: trovare il tempo per scrivere una storia del cinema (progetto del 1980!) e trovare il coraggio di scrivere una storia della musica classica (ovviamente farei una figura pietosa).
Sogno: di essere riconosciuto come poeta, ma temo il peggio.
Pensavo che il mio Dialogo degli amanti valesse qualcosa, almeno quello. Vinse un premio ma poi…

Ti ringrazio enormemente per il tuo tempo!

Ciao a tutti!

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