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Back In Time

“Nachtflug”, l’ultimo volo del Falco austriaco

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È il 06/02/1998 quando Falco vola a bordo del suo Mitsubishi Pajero dritto contro un bus sulla strada di collegamento tra Villa Montellano e San Felipe de Puerto Plata, in Repubblica Domenicana, il luogo dove l’artista austriaco decise di trasferirsi (o di fuggire) per trovare ispirazione. Dall’autopsia risulterà che Falco, alla nascita Johann Hölzel, avesse fatto ampio uso di cocaina ed alcol prima di mettersi alla guida, per cui viene presupposto che questo scontro mortale fosse in realtà un suicidio. Solo l’eroe di questo nostro Back in Time può sapere cosa davvero sia successo.

Nel 1998 nel mondo la musica era cambiata, si era diventati più diretti e screanzati. Nascevano ed erano nati canti alternativi, sì, ma anche commerciali, riguardanti assassini, truffatori, droghe e disagio sociale, si riprendeva la narrativa del folk, la si incrociava con le esperienze di strada e la si accompagnava con la musica metal mischiata al rap. Il disagio diventava finalmente ballabile, scappellabile, uno sfogo giovanile in cui ci si poteva infilare anche la politica, come negli anni ’60. Erano i tempi del Nu Metal e di un nuovo tipo di Crossover, ma anche un’epoca in cui gli Stati Uniti potevano vantare una gamma di artisti e musica davvero varia e dominare tutte le classifiche. Certo, non è cosa nuova e non c’era solo la musica americana, non c’è mai stata solo quella, ma è sempre difficile che qualcuno sia riuscito a volare fino oltre Oceano dal vecchio continente. Difficile ma non impossibile, per me sono piccoli miracoli influenzati dal commercio ma anche dal carisma dei personaggi. Non chiedetemi come succede e non siate invidiosi quando questo accade, è magia. Forse è quello che in TV ci hanno spiegato chiamarsi X-Factor. E Falco lo aveva.

Ma per parlare di questo personaggio bisogna andare un po’ indietro nel tempo, nel 1980, anno in cui con la canzone ormai famosissima e suo primo singolo solista, Der Kommissar, il nostro diviene disco d’oro in Canada raggiungendo per altro il 73° posto nelle classifiche statunitensi. Il brano era in tedesco e vendette sette milioni di copie. Falco aveva 23 anni.

Cinque anni dopo, grazie all’album “Falco3”, l’artista viene consacrato come una star a livelli mondiali, produce singoli come Vienna Calling, Jeanny – che viene censurata da alcune radio evitandone il passaggio visto il tema trattato con annesso video (la canzone parla di uno stalker e la vittima non finirà bene) ) e la punta di diamante della sua carriera: Rock me Amadeus. I testi sono espliciti e non sempre piacciono ai media, ma sono anche ballabili, cantabili (nonostante la lingua sia prevalentemente in tedesco) e rimangono ferocemente in testa alle persone, così il cantante vola alto, altissimo. Falco si appassiona al suo successo ma anche alle droghe, all’alcol e agli psicofarmaci che si diverte a mischiare tra loro. Le ambizioni sono forti. Purtroppo, però, una serie di insuccessi, dovuti anche a successivi testi più intimistici e complessi, lo porta a precipitare tra il 1988 e il 1990. Ed eccoci giunti nel 1992, anno di pubblicazione di “Nachtflug”, l’album di cui voglio parlarvi.

Questo è sicuramente uno dei suoi lavori più completi, dove la personalità dell’artista è più definita. L’atteggiamento punk che Falco ha sempre avuto si esprime al meglio nelle interpretazioni vocali e nelle liriche in parte dirette, altre più di libera interpretazione (diciamo…). Gli arrangiamenti sono un centrifugato di tutto il Falco degli anni precedenti, non esiste un pezzo che non rimanga incastrato nel cervello dell’ascoltatore.

Si parte da una Titanic che in qualche modo riporta in gloria Rock me Amadeus, nella quale cinicamente l’artista austriaco narra la decadenza della società dividendola nelle tre classi del Titanic e riportandola alla nota rappresentazione di una nave troppo piena, al servizio della megalomania umana, con poche scialuppe perché servivano soltanto all’incolumità dei ricchi: una decadenza dove alla fine è la Morte a prendersi tutto il banco. Anche il video di questo singolo dalle immagini fortemente industrial merita una visione ed anticipa che “Nachtflug” sarà tutt’altro che una passeggiata.

Segue la sensuale Monarchy Now, che rivolge con ironia lo sguardo alle monarchie del passato e all’indipendenza di chi la rappresentava. Poi c’è Dance Mephisto che mi fa letteralmente andare fuori di testa ed è interpretata così bene che non si può non immaginare: la provocazione in questo pezzo è davvero alta e tocca più tabù in un colpo solo, basti pensare che qui si vende l’Anima al Diavolo per divertimento e per il desiderio di libertà individuale.

E come non citare anche Psychos, in cui alienazione sociale, umana, onanismo, smania del profitto e del potere per la propria felicità personale, eccesso e di nuovo decadenza e narcisismo formano un’immagine sociale di follia generica, mediocre e vomitevolmente capitalistica, ben rappresentata dalle parole “Rolex und Armani trocknet alle Wunden. Sind die neue Klasse Anarchie” ovvero “Rolex ed Armani cicatrizzano tutte le ferite. Sono la nuova Classe Anarchica“.

Le contaminazioni in “Nachtflug” sono davvero tante e servono a narrare scenari ben precisi: pensiamo ad esempio Yah-Vibration, in cui il reggae è solo un modo per raccontare una storia, creare la visualizzazione del luogo dove viene ambientata, la Giamaica con i suoi stereotipi. Si potrebbe forse definire razzista e strafottente? No, finora Falco con questo album ci ha dimostrato di essere solo uno stronzo provocatore e ci è riuscito perfettamente.

Cadillac Hotel, con i suoi arrangiamenti jazz noir, è ancora una volta un film più che una semplice canzone e Time è uno di quei classici brani che ti fa capire che tutto e nulla è cambiato, quanto ce ne vorremmo dimenticare o non lo vorremmo vedere questo cambiamento dove svariate situazioni anche piuttosto tragiche si sono spostate al suo interno. Potrei starvi a narrare tutti i testi di questo album – e in parte l’ho fatto – e dirvi cosa ci vedo e cosa invece è palese, ma credo che sia giusto analizzarlo personalmente, riscoprirlo e dargli finalmente il merito che gli spetta, darlo in generale a questo artista che troppo spesso venne discriminato per il suo essere eccessivo, per la fatica nel cercare il messaggio filosofico che voleva trasmettere. Fatica data dalla lingua principale che scelse per narrare le storie di tutta la sua discografia, fatica nel decifrare la musica così al tempo stesso complessa e semplice, che sicuramente ha influenzato tantissimo l’avvenire e l’indole delle rock star europee dimostrando che <<SI PUÒ FARE! >>

E di nuovo eccoci qui, nel 1998. Di artisti derivati da Falco ce ne sono e le sperimentazioni pop sono andate oltre, ma di Falco ne è vissuto soltanto uno. Vuoi perché complici del suo sarcasmo siano stati la cocaina, l’alcol o l’eccesso in ogni sua forma, vuoi perché fosse un artista estremamente teatrale, di costume e di spregiudicata satira. “Nachtflug” e il suo portavoce vanno oltre la musica, è dadaismo. In questo album niente è veramente serio, allo stesso modo in cui nulla è sicuramente stupido. Un bel calcio in culo a tutti e tanti saluti!

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