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“Soul Mining” dei The The: le radici del britpop

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Il periodo del post-punk a Londra risultava molto fertile per un ventenne appassionato di musica in maniera viscerale. Matt Johnson, figlio dei titolari del pub Two Puddings, vive in funzione dei concerti e della vita sociale: ad 11 anni ha la sua prima band, a 15 il suo primo lavoro è in uno studio di registrazione. Matt gira da un concerto all’altro, conoscendo gli autori delle future pietre miliari dell’epoca quando erano ancora emergenti o ragazzetti come lui: ama la musica più sperimentale prodotta da 4AD o Mute Records, ascolta Throbbing Gristle, Cabaret Voltaire e Thomas Leer, stringe amicizia e suona con i componenti dei The Wire o con Marc Almond.

A 20 anni Matt è già pronto a mettere a punto il suo primo disco solista,  che s’intitola “Burning Blue Soul” e viene prodotto proprio dalla 4AD. Successivamente sceglierà di nascondersi sotto l’ombra di un gruppo dal nome decisamente cacofonico: The The. 

“Burning Blue Soul” permette a Matt di farsi un nome ed essere richiesto da diverse etichette. Finisce sotto l’ala protettiva di Stevo Pearce, precoce manager della Some Bizzarre Records addirittura più giovane di Matt, ma già capace di lanciare un successo planetario come i Soft Cell, che nel 1981 uscirono con Tainted Love. Pearce è determinato nel vendere i The The al migliore offerente (la spunterà la CBS records) e a dargli il meglio per la produzione, che corrisponde a Mike Thorne, col quale già Wire e Soft Cell si erano trovati più che bene.

Matt, Mike e Steve volano due volte a New York, dove lavorano ai Media Sound Studios e registrano due pezzi per il nuovo disco, che ha già un titolo: “The Pornography of Despair”:  i pezzi sono Uncertain Smile e Perfect. Ma le cose non funzionano a meraviglia: la CBS ha girato già 80 mila sterline come anticipo a Matt, ed un ventenne a New York si può immaginare che se li spenderà in divertimenti. Matt non è più concentrato sul disco, i rapporti con Mike si deteriorano e a novembre 1982 torna a Londra, con soli due pezzi in mano (che intanto verranno pubblicati come singoli) e la CBS all’uscio che mette pressione.

La reazione di Johnson è quella di abbandonare completamente il materiale scritto in funzione di “Pornography of Despair”, che non vedrà mai la luce, e concentrarsi su nuove canzoni, che confluiranno in “Soul Mining”.  Stevo trova un nuovo produttore in Paul Hardiman, già collaboratore di Thorne, che risulterà determinante nonché un infaticabile aiuto da subito, disposto a lavorare alla vigilia di Natale per la realizzazione del singolo di Perfect.

Nella prima parte del 1983 Matt, che ora convive con la sua fidanzata Fiona Skinner, passa le giornate a scrivere i nuovi pezzi sdraiato sul pavimento e a registrare le demo uno strumento alla volta, senza sequencer pur sapendolo usare. Dalla scrittura di “Pornography of Despair” salva giusto The Unsinking Feeling, mentre Uncertain Smile tornerà, ma radicalmente trasformata: intro completamente diversa, e assolo di sassofono sostituito dal pianobar di Jools Holland, famoso per la sua trasmissione alla BBC che ha ospitato tonnellate di esibizioni storiche, tra le quali qualche anno più tardi proprio quella dello stesso Jools con i The The.

Il disco che prende forma è un caleidoscopio musicale dall’incredibile varietà, figlio dell’eterogeneità degli ascolti e delle frequentazioni cumulate in così poco tempo da Matt. I’ve Been Waitin’ for Tomorrow (All of My Life) è un’apertura-manifesto: un pezzo sì pop, ma estremamente teso, con incursioni rumorose che ricordano da vicino l’industrial dei Throbbing Gristle e una batteria ossessiva che sa di qualcosa che vedrà la luce di lì a poco: sì, Yü-Gung degli Einsturzende Neubauten, l’apice dell’industrial anni ’80.

A seguire, il singolone This is The day, assieme ad Uncertain Smile il pezzo più noto di Johnson, cambia completamente l’atmosfera con una fisarmonica che sa tanto di aria di campagna. I successivi brani, arrivando a cumulare 7 pezzi in tutto, suonano spesso in bilico tra tribalismi con percussioni sempre al centro della scena ed un elegante pop-rock. Nei testi, gli strani sogni di Johnson prendono vita, delineando la forma di qualcosa che nel mondo reale non è mai esistito.

Il sogno lucido più interessante lo racconta così:

Il sole è alto e io sono fuori in veranda seduto sulla proverbiale sedia a dondolo della vita, con la coperta sulle ginocchia. Ho sempre avuto queste immagini in mente, sogni molto strani. L’idea di un cielo azzurro e limpido, un cielo imponente nel deserto con questa piccola capanna americana, una veranda, un ragazzo su una sedia a dondolo che guarda gli aerei che volano nel cielo, filosofando sulla sua vita passata. 

Da questa suggestione nasce GIANT, traccia finale della versione originale del disco (in seguito verrà pubblicato con Perfect come ultima traccia, ma sa effettivamente di un’estranea) e apice creativo del disco. Come la prima traccia, a comandare è un ritmo continuo, stavolta più leggero e caraibico, rafforzato dalla marimba. “How can anyone know me when I don’t even know myself?” ripete ossessivamente Johnson, lasciando questa domanda irrisoluta per dar spazio a uno straordinario assolo di percussioni con la complicità di Zake Manyika, percussionista dello Zimbawe che poi lavorò anche con Kate Bush e Frank Want aka Foetus, mentre ai sintetizzatori il già citato Thomas Leer prepara un gran finale corale, una delle migliori outro di sempre.

Photo: Alessandra Sartore

A rendere riconoscibile “Soul Mining” sarà anche lo splendido artwork, realizzato da Fiona che si diletta anche nella regia dei video: è l’astrazione di una foto di una moglie di Fela Kuti intenta a fumare uno spinello, un’immagine esotica, sfuggente e affascinante che riesce a condensare le anime musicali del disco in un unico soggetto.

Happy Mondays, Stone Roses e Primal Scream devono tutti qualcosa al synth-pop coniato da Johnson, che può essere considerato un passaggio necessario per l’evoluzione verso il britpop negli anni ’90: apparentemente c’è poco, se non nulla nel sound di Suede, Oasis e Blur che possa ricordarci i The The, ma fare dei parallelismi diretti è un po’ come guardare uno scoiattolo e avere la pretesa di capire come l’evoluzione ci abbia portati all’essere umano.

Soul Mining ebbe sul momento un’accoglienza tiepida, ma il lavoro di Johnson avrà un grande impatto sulla musica britannica nei successivi dieci anni, indicando la strada a chi in futuro cercherà di coniugare orecchiabilità e originalità nella musica pop.

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