1. O' Crescent Shedding Queen! Dark Tide Is Cast Inside the Hearts of Those Who'd Lay Siege 2. to Your Luminous Shade
3. Of Roses, Astronomers and the Falsely Accused
4. From Heel to Throat
5. A Kiss to Birth the Rotted Sun
6. Backwards Curse
7. Penitential March
8. Magic Without Tears
9. Pacing The Hollow
10. Feral Blood Vision
Attivo da quasi vent’anni, Clay Ruby è un personaggio che abbiamo già discusso e recensito da queste parti. Breve sintesi biografica: artista dark ambient con vene industrial e anche metal (almeno a livello vocale), crede fortemente nel culto del Kali Yuga, una visione decadente della religione induista relativa all’attualità, un periodo oscuro in cui la materia ha la priorità sullo spirito. Che poi alla fine è un modello che ritorna nella gran parte delle visioni mitologiche e religiose pre-cristianesimo, si pensi alla famosa ‘età dell’oro’ contrapposta all’”età del ferro”, concetto che può essere banalizzato ovunque nel comune adagio che si viveva meglio un temp
La vocazione verso la decadenza non ha portato Clay Ruby all’apatia, ma al contrario ad una febbrile e scomposta produzione sotto il nome di Burial Hex. Che lo ha motivato a produrre qualcosa come una cinquantina di pubblicazioni fino all’arrivo della pandemia, dopo la quale è tornato solo nel 2022 con “Gauze”. “In Hiding“ rappresenta un tentativo di raccogliere quanto sia finito un po’ più sottotraccia nell’ultimo decennio tra compilation e pubblicazioni secondarie. E va detto che per chi non lo conosce rappresenta una sintesi dal quale esce un quadro qualitativo niente male.
Stando all’ascolto delle nove tracce di “In Hiding“, si direbbe che Clay Ruby sia riuscito a portare dentro la sua musica buona parte di ciò che può essere definito ‘dark’ dalla fine degli anni ’80 in poi. Il bello è che nessuna influenza spicca sulle altre in particolare: si sentono i Dead Can Dance nelle atmosfere gotiche, nelle percussioni e nelle tastiere midi, come i notturni degli Ulver, la vocalità di Bathory e la rumorosità dei Sunn O))), la violenza industrial dei Nine Inch Nails, e via così. In Pacing the Hollow, il pezzo acustico che neanche ti aspetteresti, si sente quella tristezza trasmessa dagli Swans di “Failure” e dai Codeine all’inizio degli anni ’90. Il risultato che emerge è fortemente espressivo: sembra di scorrere uno dopo l’altro gli incubi notturni di un sognatore che tutto sommato negli incubi trova anche la sua comfort zone. Penitential March si segnala come unico inedito, invero un po’ deboluccio, di tutta la compilation, che invece in Feral Blood Vision ha il suo degno finale glorioso.
Burial Hex è uno di quei artisti che non si limita a far musica, ti fa entrare nel suo mondo. Un mondo fatto di visioni inquietanti e bizzarre, angosciante ma non spaventoso, oscuro e al tempo stesso affascinante. “In Hiding“ è una summa dei frammenti di questa oscurità quando emergono dalla dimensione parallela che li ha generati.