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Upchuck – Bite the Hand That Feeds

2023 - Famous Class
punk rock / garage rock / sludge punk

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Tracklist

1. Freaky
2. Hush Toy
3. Shaken
4. Reaper
5. Crashing
6. Freedoom
7. Toothless
8. Hierba Mala
9. NYAG
10. Scrugg
11. Long Gone
12. Crossfire
13. It Comes


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Come suona una band punk prodotta da Ty Segall? Semplice: come gli Upchuck. Una boutade? Un accostamento casuale? No, la band di Atlanta (sempre e ancora Atlanta, sfornatrice di talenti, dagli OutKast agli Algiers) è proprio andata a bussare alla porta del garage rocker più prolifico del nuovo millennio (oh, beh, a parte i King Gizzard & The Lizard Wizard ma la sfida è ancora aperta) chiedendogli di dar loro una mano a mettere in piedi il proverbiale sophomore album, dopo il debutto di nemmeno un anno fa.

I numeri ci sono, il suono si adatta, a Segall la questione fuzz non può che stare simpatica e allora aiuta la band capitanata da Kalia Thompson a rimboccarsi le maniche per uscire dall’ombra e finire sotto una luce irradiata dal dio del punk. Ormai il mio refrain sul produttore che conta, per chi ci segue, è noto, ma non si smentisce e rieccoci qua. Non che la band della Georgia necessiti di chissà quali aiuti per essere più di uno dei tanti gruppetti in giro ora, avendo attirato le attenzioni di OFF! e Negative Approach, ma non guasta e allora ecco qui “Bite the Hand That Feeds”. Copertina orripilante che racchiude un dischetto niente affatto male.

Novità? Nessuna e va benone così. Niente afflati hardcore, qui, solo punk nudo e crudo a velocità media che si sfalda su bassi pachidermici e chitarre graffianti, ma l’assalto è chiaro, la necessità di farsi sotto anche. Quintalate di garage che infetta la ferita, la voce di Thompson che gratta in gola e placca peggio di un quarterback, e ancora brutalità sabbath (Long Gone stomposità malevola e la sludgeria del corso di Toothless e It Comes sono le punte di diamante nel fango di tutto il lotto), quotidianità attaccate e ipocrisia presa di mira dal fuoco di fila delle parole, sozzura a tutto spiano sostenute da ritmiche elastiche, intense, ben salde sugli scudi, qualche assolo laido, un singolo ad alta funzionalità (Freaky) e il gioco è fatto.

Dentro e fuori in 32 minuti e rotti, sporchi di sangue e merda, situazione perfetta per chi di star pulito non ha intenzione.

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