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Hidden Tracks

HIDDEN TRACKS #32: Rosa Faenskap, Hilary Woods, Olhava, MMTH, Brat, Rebis, Jornada del Muerto, Burnt Tapes

Hidden Tracks 31

Quanti brani ogni giorno, ogni settimana, ogni mese vengono pubblicati, ascoltati distrattamente e poi finiscono sepolti sotto un mare di altre uscite, a sgomitare per emergere e troppe volte divorati da pesci più grossi e più importanti? Questa è una delle tante domande esistenziali che ci poniamo ogni giorno in redazione, e a cui dopo alcuni tentennamenti e tentativi falliti abbiamo cercato di formulare una risposta.

Hidden Tracks vi accompagnerà periodicamente con i nostri brevi consigli riguardanti alcuni brani pubblicati in queste settimane e che riteniamo interessanti. Progetti da tenere d’occhio, di cui forse sentirete parlare nei prossimi tempi, provenienti in tutti i casi da quell’universo sommerso che più ci sta a cuore e che pensiamo sia giusto e stimolante seguire dal principio. In poche parole, la musica di cui non tutti parlano.

Rosa Faenskap – Livredd

(c) Linnea Vestre

I tempi cambiano e con essi non solo i generi musicali, ma anche l’estetica a essi legata. In campo black metal lo hanno dimostrato ampiamente Deafheaven, Liturgy e ora i Rosa Faenskap. Il trio di base a Oslo, patria del genere, ha infatti, citando il comunicato stampa, “scambiato il corpse paint con l’eyeliner e gli arcobaleni“. Se vi sembra cosa di poco conto non sapete di cosa state parlando. Quel mondo ha fatto della chiusura un vessillo e chiunque lo dia alle fiamme è degno di nota già solo per questo motivo. Se aggiungete alla formula anche l’assalto frontale post-black metal della band, che in Livredd (brano di apertura del nuovo album “Jeg Blir Til Deg” in uscita a novembre) le cui radici vengono innaffiate da litri e litri di melodia, imbastita da chitarre acustiche e aleatorie, avrete il fulgido esempio di come fare a pezzi le barriere.

Hilary Woods – Burial Rites

È fuor di dubbio che Sacred Bones i suoi artisti se li sappia scegliere decisamente bene. Non fa differenza la compositrice irlandese Hilary Woods, che con “Acts of Light” giungerà alla terza uscita per l’etichetta di Brooklyn. Burial Rites, che qui prendiamo in esame, porta col titolo tutta l’aria che tira nelle catacombe entro le quali si propaga il suono degli archi in fusione dronica. Musica concreta per rituali antichi come il mondo, ripresi, pescati e cuciti assieme nelle pellicole a 8 e 16mm che formano il video suggestivo che accompagna il brano.

Olhava – Eternal Fire

Il freddo della madrepatria russa gli Olhava se lo portano dietro per intero, è evidente. I 19 minuti e mezzo di Eternal Fire lanciano l’immaginazione in campo aperto su distese coperte di neve, la materia blackgaze di cui è ammantato il singolo (edito da Avantgarde Music) è gelo allo stato brado ma racchiude un sottile linea di calore espressa nelle lunghe note melodiche che si estendono per tutta la durata del brano, disseminandolo di sogni a occhi aperti e amarezza senza fine. Poteva non piacerci una cosa simile?

MMTH – Muscle Memory

Quando un brano si apre con una sezione ritmica elefantina è sempre un piacere sopraffino. Tengono quindi fede al proprio simbolo (un mammuth, ovviamente) i MMTH, che del post-rock hanno una visione molto più ritmata e motorik di tanti colleghi sparsi per il globo, più legata al rock progressivo della propria terra (la Germania). Muscle Memory presto si trasforma in una pressa idraulica di chitarre lanciate a tutto spiano sulle architetture melodiche lanciate poi nello spazio tramite un cannone. Questo è solo un singolo, quindi figurarsi il resto di “Infinite Heights“, album in uscita in quel di novembre. I presagi sono tutti ottimi.

Brat – Social Grace

(c) Greta Gerstner

Il salotto buono, i vestiti delle belle occasioni, bicchieri di cristallo, aria di convivialità. Poi il veleno, un giardino e una pala. Questo, in poche parole concise, il video che accompagna la bestiale Social Grace. A suonarla (e a suonarle) sono i Brat da New Orleans, che si autodefiniscono “barbiegrind”. Già qui è visibilio. Al posto di Margot Robbie qui c’è l’ugola diabolica di Liz Selfish, brutale, possente, maligna e pericolosa. Ci piace? Ci piace. Velocità strabordanti, grind per l’appunto, vanno a braccetto con mid-tempo luciferinamente sludge (sempre di NOLA si parla, terra natale di Eyehategod e Down, mica a caso). Tutto compresso in tre minuti di ordinaria follia.

Rebis – Midollo

Ascoltando Midollo dei Rebis mi sono tornati in mente i Malfunk e ho pensato che di questo alt-rock dalle sfumature metal e post-hc in Italia sembra non esserci più tanto spazio, ed è un vero peccato. La band torinese però non ci fa giustamente caso ed è pronta a pubblicare il suo nuovo album “Acqua Remota“, in uscita il prossimo 24 novembre su I Dischi del Minollo, Karma Conspiracy e Scatti Vorticosi. Menzione speciale per il testo, nero e senza speranze, a cui fa il pari il bel video diretto da Edoardo Richetti.

Jornada del Muerto – Sabbath

Con un nome così questa band turca non poteva certo mancare in questo numero di Hidden Tracks che esce giusto in concomitanza con la festa di Halloween. I Jornada del Muerto vengono da Istanbul e sono la dimostrazione che la musica non ha alcun tipo di confini: il loro blackened screamo è intenso, rabbioso, universale, esoterico, orrorifico. Fra pochi giorni su 5 Feet Under (e anche qui…) esce il loro nuovo album “Pinturas Negras” e noi ce lo ascolteremo. Intanto però c’è Sabbath, che vi può far male (se avete visto Baskin, film horror diretto da Can Evrenol, nel video troverete delle affinità).

Burnt Tapes – Little Sister

Photo: Andreas Argyrou

Non di solo post-punk si vive in terra d’Albione: i Burnt Tapes vengono da Londra ma non fanno il verso ad Idles e compari, anzi, sembrano sbucati fuori esattamente dall’altra sponda dell’Oceano. Il loro è un punk-rock macchiato chiaramente di emo, che magari avrà poche pretese, ma il risultato lo porta a casa alla grandissima. Tra Wonder Years e Hot Water Music, alle volte canticchiare “Little sister, take me to the hospital” è l’unico rimedio alle sfortune della vita. Pezzone.

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