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King Gizzard & The Lizard Wizard – The Silver Cord

2023 - KGLW
electro pop

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Tracklist

1. Theia
2. The Silver Cord
3. Set
4. Chang’e
5. Gilgamesh
6. Swan Song
7. Extinction


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“My name is Stuart Douglas, but everybody calls me Stu.”

Potremmo riassumere con questa frase il contenuto del 25esimo disco dei King Gizzard & The Wizard Lizard, sempre più lanciati verso la sperimentazione di generi a un punto tale da pubblicare due concept musicalmente distantissimi a distanza di pochi mesi: da un lato “Petrodragonic Apocaypse…” ha omaggiato il thrash metal anni ’80 come nessun profano avrebbe saputo fare, dall’altra “The Silver Cord” ci riporta nel mondo dell’elettronica anni ’70, quella al servizio delle grandi star del pop per le hit della disco music. La citazione rivisitata di partenza non è casuale; Stu Mackenzie, voce principale di una band in cui sostanzialmente tutti fanno qualsiasi cosa, ha ammesso che il punto di partenza per l’ispirazione di questo disco è stato Giorgio Moroder e i dischi fatti con Donna Summer. 

Tuttavia, come sempre capita in un disco dei KGLW, dentro c’è molto, molto di più: il comune denominatore è ancora una volta una volontà antologica di omaggiare un genere, prendendo tutto il meglio e riportandolo nel loro universo, dove stavolta il filo conduttore nei testi è la mitologia egizia, attraverso i miti di creazione e distruzione non rari nei loro dischi. La copertina è un chiaro omaggio ai Kraftwerk, ma oltre che a loro i primi tre pezzi, usciti come un unico singolo a mo’ di mini-rock opera, intrecciano fili di breakbeat, hip hop, drum’n’bass come se ci trovassimo all’incirca nel 1993.

Theia è il nome del satellite che, entrando in collisione con la Terra, avrebbe generato la luna, ed è con un bel crescendo di synth che Stu poi passa la palla a Joey Walker, quello che con mullet e baffetti somiglia più di tutti al giovane Moroder per intenderci, il quale attraverso il filtro di un vocoder ci racconta cos’è per loro The Silver Cord, il cordone d’argento che nella mitologia antica simbolizza il legame tra l’essere fisico e la sua proiezione astrale. È una guerra tra luce e ombra, tra Osiris e Set, e così i nostri, con la disinvoltura che li contraddistingue, invitano a far fuori quest’ultimo in Set, per l’appunto, con un  funky rap interpretato da Ambrose Kenny-Smith all’altezza di un Bomfunk MC.

I 7 pezzi che compongono il disco sono pensati come un set compatto di pezzi collegati in neanche mezz’ora, dove la finale Exinction ci porta alla conclusione di tutto, letteralmente: Seth distrugge la terra (tra l’altro usando i suoi strumenti di caos già citati in “Petrodragonic Apocalypse” e i sopravvissuti per salvarsi devono scappare nello spazio, staccando di fatto il cordone d’argento che li teneva legati alla terra. Mezz’ora, troppo poco per un disco dei KGLW: e infatti il disco è disponibile anche in versione extended mix, dove ciascuno dei pezzi diventa una suite di almeno dieci minuti. L’effetto è un sound inevitabilmente più trance ed elettronico, un ulteriore omaggio nell’omaggio che fa suonare il tutto abbastanza diverso. E non ci si può che rallegrare, nell’ascoltare tra le righe dell’extended mix, quell’invocazione  “Gila, Gila!” che ha fatto la fortuna del predecessore.

Il 2023 è stato un anno di svolta per i KGLW. Da simpatici cazzoni si stanno clamorosamente trasformando in una band di culto per fan fedelissimi sparsi per il mondo e tendenzialmente matti quanto loro: il primo anno di live completamente liberi ha permesso di raccogliere i frutti del grande lavoro di espansione musicale fatto a partire dal 2019.

Come  “Petrodragonic Apocalypse”, questo è un disco compatto, senza debolezze, che si lascia ascoltare con piacere: ancora un miracolo di creatività, senza pari nell’attualità musicale. E state all’erta, perché il sestetto australiano ha ancora tanto materiale da portare alla luce.

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