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Palmer Generator – Ventre

2023 - Bloody Sound Fucktory
psych rock / post-rock

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Tracklist

1. Ventre I
2. Ventre II
3. Ventre III
4. Ventre IV


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Quattro tracce di lunga gittata per “Ventre”, 40 minuti dislocati su questo ultimo dei Palmer Generator, quarto capitolo della loro storia discografica e che vede la prima uscita nel 2014. Il suono è a tre, basso, chitarra e batteria e le misture spingono su territori minimalisti, psichedelici e post-kraut. La materia sonora dilatata caratterizza il viaggio strumentale, non aggiunge molto al viaggiatore in via dirompente, però, esperienza e scoperta si tengono a braccetto.

L’attitudine atmosferica è egregiamente delineata e lo sforzo creativo riluce nella misura in cui si dà ascolto e adito al disco. L’inusitato valore asseconda una parabola, un movimento che conduce per sentieri da fiaba, oscuri, energetici, non necessariamente pirotecnici, decisamente molto umorali, e anche se appaiono a prima vista lineari, invece i nostri prospettano un ibrido intermedio, modulato, laddove si posizionano lungo un livello di spiegamento musicale che è molto affine ai prodigi della letteratura.

– E allora che si fa, eh?

C’ero io, cioè Alex, e i miei tre soma, [… ] e si stava al Korova Milkbar a rovellarci il cardine su come passare la serata, una sera buia fredda bastarda d’inverno, ma asciutta [… ] o un paio d’altre robette che ti davano un quindici minuti tranquilli tranquilli di cinebrivido stando ad ammirare Zio e Tutti gli Angeli e i Santi nella tua scarpa sinistra…

Penso che i Palmer Generator giochino su trame narrative che agiscono proprio in quel senso, raccontino intimamente una storia che si dipana passo dopo passo. Si potrebbe dire un audiolibro sonico, in cui le peculiarità musicali, di tutt’altra natura, appunto simili all’evocativo della voce pur essendo un albo strumentale, prendono forma scandita in modo pacato e cullante, assecondando il corso delle suggestioni multiformi intervenute nella loro storia ‘viscerale’.

Così, c’è spazio per le cosmiche folate di Ventre 3, la marcia finale di Ventre 2, le nervosità accurate di Ventre 1 e possiamo goderci il viaggio qualora ci lasciassimo guidare dalla letteraria chimica infiltrata tra le partiture dei dosaggi minimalisti ed estesi, spesso sommessi del trio, il quale parla con gli strumenti, affabulanti.

L’intesa tra i tre componenti deve essere trina e unica per mettere a punto un progetto simile, oppure la loro visione di “Ventre” assurge a surroga sostanziale dei parametri classici dell’espressione musicale. L’unità formale e la scelta minimalista deducono la natura di anima del lavoro, quella sostanza semplice, personale, indistruttibile affermazione di un soggetto che si pone quale amplificatore dell’esperienza.

L’elemento fantastico-narrativo si insinua nella nascente visione concettuale: «Il titolo, “Ventre”, va inteso in senso simbolico» afferma la band.

Il ventre come luogo uterino diviene metafora di vitalità e crescita, di generazione; è fulcro delle cose, centro nevralgico della terra e dei viventi; elemento di metamorfosi e nucleo di somatizzazione, centro di agentività (la sensazione che una determinata azione abbia causato un particolare evento esterno) e spiritualità. Il dualismo mente-corpo viene superato nell’immagine del ventre, lo stomaco considerato come un “secondo cervello”, come il luogo in cui avviene la sintesi tra spirito e materia. Così, allo stesso modo del ventre che raccoglie in sé due realtà opposte e complementari, il nuovo album vorrebbe essere un’immersione nell’estremo delle due profondità terrene e cosmiche.

E se li si vuole accostare all’area sonora dei Can, dei Don Caballero, degli Slint, si riscopre una buona fetta di musica la cui tensione è appiglio alla libertà sensoriale.

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