1.Piccolo Buio
2.Fantasie (feat. Cesare Cremonini)
3.Ubriachi di Vita
4.Zona Nord
5.Che Mme Lassat' A Fa
6.Nun Ce Sta Poesia
7.Televisione (feat. Mahmood)
8.Gotha
9.E Cose Ca Fann Sunnà
10.Chiamami Quando La Magia Finisce
11.Fiore (feat. Joan Thiele)
12.M'arricordo e Te (feat. Raiz)
13.È Importante Avere Una Visione
14.Anema e Notte
15.Anema e Notte (feat.Madame)
Forse non esisterà Amore a Napoli, ma per fortuna, in quel crocevia di pazzi e poeti, esiste la musica, quella che se chiudi gli occhi riesci a sentire il mormorio della vita nei vicoli e l’odore terso del mare. Tropico, al secolo Davide Petrella, è parte di quella musica.
Uno degli autori più apprezzati nell’attuale panorama musicale italiano, Davide ha firmato, per altri artisti, numerosi successi che hanno scalato le classifiche (giusto per fare qualche esempio: Lazza, Marco Mengoni, Cesare Cremonini, Elisa), ma oggi tona ad indossare di nuovo i panni del cantautore. E lo fa bene, come sempre. Forse non tutti sanno che la carriera di Davide Petrella vanta una lunga gavetta alle spalle (personalmente ho avuto la fortuna di ascoltarlo quando, in un’altra vita, era il frontman della band indie Le Strisce; quando la musica dei piccoli pub faceva da sfondo alla periferia ed era più facile passare le ore ad imbrattare tele inspirati dalla musica).
“Chiamami quando la magia finisce” è il secondo capitolo di quella “visione” iniziata nel 2021 con “Non esiste Amore a Napoli”. Un disco che sa di Napoli e che, come questa città, è capace di abbracciarti e farti smarrire, per poi ritrovarti sempre diverso ma uguale a prima. Un viaggio emotivo, quello di Tropico, che diventa il viaggio di ognuno di noi. Avete presente quella sensazione che prende quando, ascoltando una canzone, questa sembra conoscervi e parlare per voi spifferando qualsiasi pensiero o segreto? Ecco, “Chiamami quando la magia finisce” fa esattamente questo effetto. La musica è della gente e questo disco finisce con l’appartenerci già dal primo ascolto (e che disco! Fatemelo dire, anzi urlare: che disco mannagg a mort!).
L’album è un concentrato di elementi che sembrano cozzare tra di loro ma che invece riescono a creare un’armonia sorprendente di immagini, di suoni e di versi. Tropico ci cala nel suo vissuto e gioca con le parole, tirandosi dentro ossimori sentimentali, rimandi a versi noti della sua discografia e rime poetiche nuove. I suoni sono caleidoscopici, capaci di evocare immagini nitide nella mente. Si passa da melodie allegre e scanzonate a ballate malinconiche e introspettive. Dal blu del mare al grigio della zona Nord. E poi c’è Murolo. Tantissimo Murolo. Ma le suggestioni non si fermano qui. Non è così insolito sentire tra i brani sonorità che ricordano Morrissey e Johnny Marr o atmosfere in stile Radiohead. In questo folle puzzle compositivo sono presenti numerosi featuring: Cesare Cremonini, Madame, Joan Thiele, Raiz, Franco126 e Mahmood. Benché ognuno di questi artisti presenti una sensibilità stilistica e creativa differente, il risultato è una fusione variegata, che arricchisce ma non stona, a conferma dell’ecclettismo e della poliedricità dello stesso Davide.
Napoli è una canzone disperata, un sentimento esasperato ed esasperante non corrisposto. E questo viene cristallizzato nell’estetica romantica delle 14 tracce di “Chiamami quando la magia finisce”. In apertura Piccolo buio e il suo conturbante ritornello: “Persi di Saturday night / Tutto quello che fai tu / Io non lo dico a nessuno / Resti il mio piccolo buio / Saturday night / Non mi cercherai mai più / Fammi sparire nel fumo/ Resti il mio piccolo buio”. Una narrazione onirica di desiderio, solitudine e ossessione. Si continua con Fantasie, una delle tracce che ha anticipato il disco. Il sodalizio artistico tra Tropico e Cremonini è ormai collaudato da anni. La voce di Cesare entra in punta di piedi nella seconda strofa e le parole si intrecciano nella infinita rete delle “fantasie / quelle che vuoi, che immagini” da cui non si può e non si vuole scappare: un mono parallelo non segnato sulle mappe creato “solo per te”. Ubriachi di vita ci racconta quanto la fortuna sia effimera e come il desiderio di fuggire via altrove sia un pensiero a tratti soffocante. E poi c’è l’amore, costante forma di ispirazione: “Ho confidenza con i fulmini, lascia che ti illumini / Mi dicesti un giorno strano che l’amore è cambiare le lampadine /Stringimi forte che ho paura di morire” – sussurra Davide.
Zona Nord è l’incontro tra due parolieri: Tropico da un lato, Franco126 dall’altro. Felice incontro, come quello con Mahmood nel brano Televisione, dove il sentimento di immobilità contrasta con la voglia di scappare lontano. E come non citare M’arricordo e Te con Raiz: “Ma nn’ce sta nisciuno ca te vò bbene / No, comm’a mme, penzo che ‘o ssaje / Ca nn’ce sta nisciuno ca pe’tté mmore / Sulo pe’tté, penzo che ‘o ssaje”. Queste tracce dimostrano come il capoluogo campano abbia la capacità di mescolare culture, gente e suoni come nessun altro posto al mondo. Tra le voci femminili, un’inedita Madame in Anema e Notte accompagna Davide in una dolcissima e nostalgica serenata in dialetto “E maje, nun m”o dicerе maje / Ca m’hê vuluto bbene, ca nun m’hê scurdato maje / Si m’astrigne accussì, nun me dicere niente cchiù”. A proposito del dialetto napoletano, nel disco non risulta mai invadente ed esagerato, anzi ne arricchisce il progetto. Ultima featuring con Joan Thiele, Fiore profuma di vecchie canzoni color seppia. Brano delicato e sussurrato, le due voci si sposano fino a fondersi: “La magia è nella fine?”.
Stesse pennellate vintage le ritroviamo in Che Mme Lassat’ A Fa. Il brano sembra uscito da un jukebox per farti ballare e cantare a squarciagola quella malinconia di un amore perduto che ha dipinto l’anima di blu. Nun Ce Sta Poesia – a dispetto del titolo del brano, questo disco trabocca poesia ad ogni verso – un valzer frenetico di parole: “Tu fai grandi sogni, lascia che ci illudono / Dipingimi come vuoi tu / E che possa il tuo cuore mantenermi vivo / Prestami i tuoi occhi, dammi il tuo respiro / Che ti sento ancora nei dischi di Murolo / Sicura che te ne vuoi andare?”. Gotha è un vortice musicale che ti sbatte in faccia tutta la stanchezza e la complessità di una relazione, senza via di fuga e senza soluzione: “Amarsi è camminare sulle mine / Rincorrersi per sempre come un loop che non finisce mai” – canta Tropico per poi spezzare la voce su un finale struggente – “È che stasera, ‘o ssaje, nun voglio ascí / Nun voglio vedé a nisciuno / Tanto è juta ormaje, nun me puó accidere”.
E Cose Ca Fann Sunnà è una traccia allegra e radiofonica, capace di evocare emozioni feroci e creare una fuga onirica tra sogni e desideri. Chiamami Quando La Magia Finisce, brano che da’ il nome al disco, sa di brezza marina. Ne fu annunciata l’uscita con diverse registrazione telefoniche contenenti l’intro cantato a cappella (più magia di così!). “Lo hai detto tu solo quando mi perdi / Ti accorgi che allora sì, ca me vuo bene – intona dolce-amaro Davide. È Importante Avere Una Visione incoraggia l’ascoltatore ad abbracciare le sue ambizioni e aspirazioni. Perché avere una visione è l’unico modo per avere un faro nei momenti bui. Le sonorità hanno un respiro decisamente internazionale, all’inizio quasi offuscate si scatenano in un riff centrale perentorio e urlato per chiudersi in un assolo finale di chitarra (probabilmente la traccia più sperimentale del disco): “E in fondo quante cose stupide / Pensiamo noi prima di accorgerci che poi / Che sai volare solo un po’ quando è sera / Quando il mare vuole un po’ che gli creda / Le persone hanno tutte paura da sole / È importante avere una visione”.Tropico la magia l’ha fatta di nuovo.
Decadente e brillante insieme come un romanzo di Francis Scott Fitzgerald, “Chiamami Quando La Magia Finisce” è un disco capace di emozionare l’ascoltatore intrappolandolo tra suoni e parole. Sullo sfondo, come sempre, la città di Napoli e il suo caos calmo.