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Till Lindemann – Zunge

2023 - Autoproduzione
neue deutsche härte

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Tracklist

1. Zunge
2. Sport frei
3. Altes Fleisch
4. Übers Meer
5. Du hast kein Herz
6. Tanzlehrerin
7. Nass
8. Alles für die Kinder
9. Schweiss
10. Lecker
11. Selbst verliebt
×hidden track× Rödeln


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Di Till Lindemann si è parlato da maggio fino ad agosto a causa di varie accuse ai danni di alcune fan, ne hanno narrato pure La Repubblica, Libero e vari TG, MOW magazine credo sia riuscito a rifarsi il guardaroba con l’artista di Lipsia e anche Der Spiegel ed altri giornali tedeschi, tolti i soldi pagati per gli avvocati, credo che qualcosa da parte se lo siano messo.

Ormai come accedevo a Google e una delle prime cose che mi veniva mostrata era il cantante tedesco che finge di masturbarsi col microfono, che sputa, che gira circondato da donne est europee, lui sinteticamente impellicciato, in tuta, sulla bici, che pesca nudo, che cattura anaconde, che tira con l’arco, che fa NFT, che non può andare nei club berlinesi o rischia il linciaggio. Poi c’era anche questa scena dove scappa inseguito dalla gente con le fiaccole e i forconi, si arrampica su un mulino morendovi imprigionato tra le fiamme… Ah, no, quella era una scena di Frankenstein del 1931, ma ad un certo punto il musicista ci è andato molto vicino, tanto che potrebbe pensare di farne citazione in un prossimo video. Quanto fuoco sulla brace in questa estate calda, ma Till Lindemann è ignifugo, sarà colpa di tutto il tempo in cui è stato in piscina molto prima di diventare il frontman dei Rammstein che tutti odiano.

Ad ogni modo, dopo questa shitstorm il nostro anti-eroe cavalca l’onda di feci e decide di far uscire in formato digitale (seguiranno nelle prossime settimane anche supporti in CD ed LP) un disco melmoso, acido, a tratti plastificato e pornograficamente dettagliato. Un lavoro di 11 pezzi più una hidden track scritto negli anni precedenti al 2023. Si tratta di “Zunge”.

Secondo Wikipedia – sì Wikipedia, dovrei vergognarmi per averlo preso come fonte? Sfido chiunque a fare di meglio, sono mesi che cerco notizie e non trovo niente, come se dopo l’estate Lindemann fosse stato cancellato dagli archivi musicali e mediatici ed i fan si concentrassero esclusivamente o quasi sui video pubblicati e sul gossip – beh, secondo questa fonte comunque utile pare che “Zunge” sia un’autoproduzione; per chi non lo sapesse nei mesi passati è successo pure che Universal Music abbia deciso di interrompere le collaborazioni con Till Lindemann. L’album è stato prodotto da Daniel Karelly e Sky van Hoff il quale lo ha pure mixato con Olsen Involtini, al mastering invece vediamo Svante Forsbäck mentre appaiono come songwriters Lois Cass e Clemens Wijers.

Ad un primo ascolto “Zunge” sembra abbastanza interessante, ma non troppo innovativo. Infatti si decide di aprirlo con la titletrack che è un buon metal a tratti lirico, tipico dello stile di Till Lindemann, ma è nello sviluppo di questo lavoro, nel quale si viene trascinati lentamente nella pornografia e nei tabù -e non solo quella- che la cosa si fa intrigante. La seconda canzone Sport frei credo sia la prima in cui sento parlare di sport e farlo male, molto male: viene narrata l’ossessione sfrenata per l’attività fisica, l’uso di steroidi e il degenero che aumenta ad ogni minuto e lo sportivo diventa mostro e lo sport non è più salutare ma una droga.

Dallo sport alla carne vecchia (Altes Fleisch) è un attimo, ed eccoci immersi in quanto sia brutta la vecchiaia, di quanto pesante, come la techno-industrial che risuona dalle casse, sia guardarsi allo specchio e scoprire che la giovinezza è ormai perduta, cade la pelle che si avvizzisce e si macchia, suoni nostalgici si mischiano a sintetizzatori e ritmi violenti senza troppi cambiamenti fino sul finale, dove sembra di scomporsi tra le lacrime. È uno dei miei brani preferiti, come lo è la bella ballata della morte Übers Meer, il punto più lirico ma anche passionale di “Zunge”. Si naviga tra le onde, vi si affonda trascinati e l’immagine di ciò che capita potrebbe esserci anche soltanto con la musica accompagnata da soli vocalizzi, ma il testo è un abbellimento non da poco. Du hast kein Herz, lungi da me fare paragoni, è 100% Rammstein ma ripulita del rock/tanzmetal a favore di una monolitica Neue Deutsche Härte. Trovo molto apprezzabili le finezze che avvengono tramite le pause e gli stacchi presenti tra le varie strofe, sicuramente non deluderà anche i fan della band berlinese.

Un brano molto interessante è Tanzlehrerinm che si sposta su un flamenco sognante e dilaniato da una sensuale tristezza. Questi accompagnamenti acustici con qualche linea elettronica si sposano alla perfezione con la particolarità dell’interpretazione di Till Lindemann ed è proprio quello che vorrei sentire sempre di più nelle sue canzoni. Non fatevi però ingannare dalla musica e cercate il testo (cercatelo per tutti i brani se potete), divertitevi a leggere un contenuto di pornografico amore e danza non adatto ai bigotti. La tracklist scorre più che azzeccata e così si arriva a Nass, il passaggio perfetto dove si congiungono tutti i generi suonati fino ad ora, techno, industrial, metal, electropunk, lirica e ballata, c’è tutto mangiato e vomitato da Mr. Creosote, è come un bouquet di fiori dalle più sfumature il cui odore si espande nella stanza quasi a soffocarla. Qui la voce di Lindemann fa cose che vanno ascoltate con cura, i vocal fry (che rendono nass anche me) congiungono canti lirici e grida in maniera perfetta. 

Poteva mancare la parte recitata? NEIN! Alles für die Kinder vede un tappeto malato e dissonante di carillon, chitarre metal, ritmiche industrial con suoni e rimandi dubstep e techno con cui si racconta con disgusto bilioso, tramite una narrativa fiabesca mista a lirica, la cattiveria dei bambini i quali picchiano, menano, torturano gatti, ecc. Con Schweiss si ritorna quasi alla normalità ed ai liquidi corporei puntando più su un cantato classico e si ricreano le parti corali metal miste ad electropunk che ci trascinano in un nuovo drammatico tabù, quello del sudore. Ah, questi fluidi umani! Sono ovunque in “Zunge”, direi il tema principale assieme a quello della vecchiaia. E si arriva a Lecker, che sembra più un bridge di 3 minuti e passa che una canzone vera e propria: riparte il  vomito di cui sopra aumentando il dosaggio noise a mezzo vocoder, urla basso-baritonali che sembrano righiate di cane, vocal effect e tracce di voce sovrapposte come se non ci fosse un domani, perdizione elettronica e così via, questo “leck-leck-lecker” è piuttosto intenso ma anche disgustoso seppur fantastico, si potrebbero sprecare gli ossimori su un brano del genere, è un’indigestione appiccicosa di orsetti Haribo alla mela. Non posso farne a meno. 

A chiusura di tutto questo, giustamente arriva il momento di rilassarsi tra le note dell’amore fai da te con Selbst verliebt. La traccia nascosta è un mondo a sé, un brano schlager dalle atmosfere natalizie, un effetto sorpresa che a leggere i commenti su internet pare essere stato quello che ha fatto gridare al “capolavoro!” i fan di Till Lindemann che non hanno buttato lo smartphone nel fiume indignati dall’ascolto di “Zunge”

In tutto questo decantare di liquidi, autoerotismo, morte, sesso, timidezza, paura, abusi, doping, vecchiaia, bambini realisticamente crudeli, passato e presente che si sfiorano o viaggiano contemporanei, che siano solo un racconto per le masse oppure una verità intima camuffata da bugia, io mi chiedo quanto sia ancora possibile vedere volti stupiti davanti a tali argomenti. È Till Lindemann, chi vuole vederlo addomesticato è pazzo.

Oltre a questo, possiamo ancora definire provocazione quella di questo artista? Se invece semplicemente si accettasse per quello che è, ovvero la narrazione di un argomento? È troppo scomodo ammettere che nella vita ci sia anche quello che Till Lindemann canta, cioè un lato umano nelle persone?

Sono state scritte milioni di canzoni d’amore, magari adesso è il momento di scriverne di più sul proprio sudore.

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