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Ristampe e Dintorni

Portishead – Roseland NYC Live 25 (Remastered 2023)

Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?

Jep Gambardella

32 anni di Portishead, tre album in studio, uno dal vivo. Nessun boxone, remix o remaster. Fino ad oggi. All’improvviso il 2 novembre in occasione del venticinquesimo anniversario di “Roseland NYC Live”, sui social della band appare l’annuncio di Adrian Utley che è ora disponibile in streaming una nuova versione rimasterizzata e espansa del disco live del 1998. Più avanti, chiude laconicamente il post, arriveranno “dettagli sull’uscita del doppio LP/CD”. Fine delle comunicazioni, questo è tutto da casa Portishead. Scorro i commenti dei fan, perlopiù entusiasti, con una minoranza però che non nasconde delusione: “speravo nell’annuncio di un nuovo album in studio/nuovo tour”.

Cari/e fratelli e sorelle nella fede dei Portishead, “l’assenza è presenza”, diceva qualcuno. Motto poi perfezionato da Jep Gambardella e che, nel campo che c’interessa, i Portishead hanno messo in pratica con determinazione e serenità. Serenità anche economica che deriva dalla sequela di dischi di platino, oro e argento, accumulati in giro per il mondo, malgrado la scarsità di uscite. Se anche solo un disco come “Dummy” (qui la nostra retrospettiva) ti dà da campare e, immagino, più che bene e per sempre, perché sputtanarsi? Già, la domanda andrebbe fatta a quei loro colleghi che, passato da tempo il periodo d’oro dell’ispirazione, continuano, alcuni anche a cadenze regolari, a sfornare dischi di cui ci si dimentica dopo averli ascoltati una volta. Che poi sia per giustificare un nuovo tour; o per fare altre due lire per pagarsi la macchina nuova senza intaccare il patrimonio; o semplicemente per una smisurata considerazione di sé che ti fa credere di avere ancora dentro quel sacro fuoco creativo che invece hai perso qualche decennio prima; beh, ciò andrebbe esaminato caso per caso, con l’aiuto di uno bravo. 

Lode dunque ai Portishead che centellinano la loro presenza e le loro uscite. Che evitano d’intasare la propria discografia di roba inutile. Che consentono, così facendo, al materiale già pubblicato di mantenere il meritato status di “culto”. Le novità arrivano con il contagocce, così come le interviste e i tour. Anche nel caso di questa ristampa: solo tre tracce inedite (Undenied, Numb, Western Eyes) piazzate in coda e un remaster che toglie un pò della originale compressione dinamica (erano gli anni in cui stava esplodendo la mai terminata “loudness war”), lasciando respiro alla musica. Si direbbe dunque una operazione a beneficio degli audiofili, anche perché, per la prima volta nella discografia della band, il disco è ascoltabile in alta risoluzione (per chi non usa Spotify) e questa forse è la vera novità che fa sperare di potersi un giorno godere anche i dischi in studio in questa modalità. Poca roba comunque, un modo di “esserci standosene in disparte”.

photo by Eva Vermandel

Tutto ciò in attesa di notizie sulle uscite fisiche a cui, per quanto mi riguarda, sarà difficile resistere nella speranza di impossessarsi di un vinile che “suoni” bene. Per il resto, il disco lo conosciamo. “Il più bel disco live della storia”, scrive un fan su Facebook e se sei un vero fan dei Portishead, l’affermazione non pare esagerata. Il concerto, in un venue relativamente piccolo (poche migliaia di spettatori), prevedeva una orchestra archi e fiati che conferisce ulteriore drammaticità alle tracce e venne documentato da un DVD. Così si inaugurò un lungo e trionfale tour mondiale, prima dell’uscita del secondo disco (qui la nostra retrospettiva) e quindi i fan accorsi al Roseland Ballroom non conoscevano ancora pezzi come All Mine, Only You, Over ecc..Il concerto fissa i Portishead al loro top. Con una Beth Gibbons straordinariamente carismatica. Dal vivo, questa musica perde un pò quell’aurea cinematografica che la contraddistingue, per assumere carne e ossa e sostanza negli orchestrali e nella voce di Beth, in quel suo accartocciarsi intorno al microfono. Nel suo perdersi nella propria passione, come le grandi cantanti jazz e blues del passato, da lei adorate.

Per concludere, grazie ai Portishead per esserci nelle nostre vite e pure per non esserci, per concedersi poco, per mantenere intatta la perfezione incarnata nella loro scarna discografia. E per manifestarsi oggi, in forma discreta, nel venticinquesimo del loro unico live. Chissà perché non nel venticinquesimo di “Dummy”, soprattutto considerando che poteva essere una operazione ben più redditizia. Magari perché consapevoli che alla perfezione non si può mettere mano se non per peggiorarla (attenzione però al trentesimo che viene nel 2024). Non saprei se le scelte della band seguano una logica di marketing, se invece ci sia pigrizia o semplicemente la serena accettazione del fatto che l’ispirazione non è più quella di una volta e si rischia di apparire ridicoli.

Non lo sapremo mai, ma intanto “Roseland NYC Live 25 (Remastered 2023) è una gradita sorpresa che non aggiunge nulla al mito, ma rafforza le fondamenta del culto. Che come tutti i culti si nutre di apparizioni sporadiche, minimali e ben arrangiate.

Tracklist
1. Humming (Live / Remastered 2023)
2. Cowboys (Live / Remastered 2023)
3. All Mine (Live / Remastered 2023)
4. Mysterons (Live / Remastered 2023)
5. Only You (Live / Remastered 2023)
6. Half Day Closing (Live / Remastered 2023)
7. Over (Live / Remastered 2023)
8. Glory Box (Live / Remastered 2023)
9. Sour Times (Live / Remastered 2023)
10. Roads (Live / Remastered 2023)
11. Strangers (Live / Remastered 2023)
12. Undenied (Live / Remastered 2023)
13. Numb (Live / Remastered 2023)
14. Western Eyes (Live / Remastered 2023)

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