1. Black Crowned Triangle
2. Crosstunnel Descent
3. The Necrotic Veil
4. Cauldrons of Sabbath
5. Venom Scythe Liturgy
6. Arcane Enlightenment – The Bone Offering
Si sa, il black metal è il sottogenere forse più restio all’introduzione di idee nuove e alla commistione con altri generi. E viene da pensare che sia proprio questa la ragione per cui, genialità indiscussa a parte, John Haughm e i suoi Agalloch hanno fatto innamorare perdutamente così tanti di noi. Fortunatamente negli ultimi anni questa tendenza si è finalmente invertita, e una ventata d’aria fresca è giunta a smuovere le lande desolate del black, che è riuscito a liberarsi dai canoni serrati e obsoleti del “Trve” – un qualcosa che, in fondo, è realmente appartenuto solo ed esclusivamente ai fondatori del genere.
Tra le correnti che ho apprezzato di più c’è stata proprio quella che, partendo dai Deathspell Omega e passando per gli Akhlys, ci ha accompagnati non proprio per mano nei meandri più oscuri e terrifici della psiche e del suono. Ed è qui che si collocano gli spagnoli Voidescent, al loro primo full-length fresco di uscita (per l’etichetta indipendente Avantgarde Music), dopo ben cinque anni dalla pubblicazione dell’EP “Eleven Into Nox”. “Dust and Embers” – questo il titolo dell’album – è un disco che non fa sconti: atmosfere cupe, voce profonda che ben si amalgama alle linee strumentali, un songwriting abile che riesce a smuovere le corde dello spirito.
Seppure alcune tracce sembrino un po’ troppo dipendenti dagli Akhlys (come ad esempio Crosstunnel Descent, le cui chitarre sembrano uscite direttamente da Melinoё, ultimo e magistrale lavoro della band americana), i Voidescent ci sanno proprio fare: pezzi come Cauldrons of Sabbath non passano certo inosservati, e rivelano una maturità dal punto di vista compositivo che non si può fare a meno di apprezzare. A ciò si aggiunge la capacità della band di Siviglia di risvegliare a livello immaginativo le potenze ctonie dell’anima, di riportare in superficie i sentimenti più primordiali e di donar loro una rinnovata plasticità per mezzo del suono, dando vita a un immaginario che sembrava ormai dimenticato. Ascoltando Venom Scythe Liturgy sembra quasi di essere trasportati su quell’Isola dei Morti dipinta da Ernst Fuchs, in cui sulle nere acque dello Stige si innalzano cipressi minacciosi e un cielo rosso come il sangue fa risaltare demoni e figure mitiche che si ammassano sulla riva.
E Arcane Enlightenment – The Bone Offering con i suoi sette minuti densi e incalzanti chiude degnamente la discesa agli Inferi dei Voidescent, definita dalla stessa band come una traversata nelle profondità in cui vita e morte si intrecciano, fino allo svanire della distinzione tra le due in un continuo e infinito fluire.
Come ha scritto una volta il poeta latino Virgilio (e non è un caso che questa frase fosse tra le preferite di Freud), “Flectere si nequeo Superos, Acheronta movebo”: se non posso piegare gli Dei, smuoverò l’Acheronte. E sono proprio queste antiche potenze infere a trovare la via verso la superficie attraverso “Dust and Embers”, un disco impeccabile destinato a lasciare il segno già dal primo ascolto.