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Albano Eroina – Quattordici Grezzi Brevi Pezzi Punk

2023 - Autoproduzione
post punk / new wave

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Tracklist

1. Il sistema operativo
2. Il corpo di Cristo
3. Qui si sgomita
4. La scienza balistica
5. Non è sorprendente
6. Labrador
7. I ginocchi stanchi
8. La folla
9. La dietrologia
10. È più facile
11. La sete è zero
12. La quantistica antifascistica
13. Quando giocano tutti
14. L’angolino


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Se i quattordici brani che compongono “Quattordici grezzi brevi pezzi punk” fossero anche solamente di trenta secondi più lunghi, avrei subito bollato il debut album degli Albano Eroina come “noioso” e “troppo formale”. E invece no, ahimè, gli Albano Eroina, sino ad ora, sono perfetti. Per quello che sono, per quello che vogliono comunicare, e per come, soprattutto, lo fanno. 

Gli ex-Less Than Zero, gruppo harsh-noise-core dei gloriosi anni novanta milanesi, Mu e Moro, tornano dopo i più disparati progetti con una band new wave/elettronica con un nome provocatorio e un disco ruvido e molto retrò, almeno all’apparenza. Che i due vengano dalla vecchia scuola lo si sente sin da subito, sin dal primo ascolto. Ma che non siano equiparabili alla schiera di gruppi (che magari si riformano negli ultimi tempi) appartenenti alla cosiddetta “vecchia scuola”, che fanno della nostalgia e del “quando suonavamo noi” una bandiera per poter suonare davanti alle solite dieci persone nel localino dell’amico, lo si capisce da subito, in maniera quasi irrazionale. La scienza balistica, I ginocchi stanchi e Qui si sgomita, per esempio, ci fanno assaporare una modernissima wave italiana, fatta sì di palazzoni e abbandonica autocritica, ma anche di soddisfazioni, non sempre portate da lotta di classe o nuove occupazioni. 

Grotteschi, magari, ma distrattamente modernisti e giocherelloni, gli Albano Eroina non rendono per nulla semplici le rivisitazioni sonore di Alberto Camerini, Massimo Volume e CCCP – Fedeli alla linea: la loro produzione viene dal basso come non mai, ma non per questo sprigiona inutile affezione nostalgica e mortificazione nei confronti della musica italiana della nostra epoca. Dopo anni di chitarre e pantaloni da skater, ecco i ragazzi di Milano Nord alle prese con sintetizzatori e chitarre offuscate. I controtempi discotecari di La folla, l’ipnotica e brutale La quantistica antifascista, che finisce con l’ossessivo ritornello: “Sennò perché portare un cappio in piazza Loreto e non viaggiare nel tempo a Predappio, a strangolare un feto?”. “Quattordici grezzi brevi pezzi punk” è un debutto completo, che non ha da chiedere nulla. 

Rime in -azzo, ma si parla così anche in occasione dei grandi festival. Contenuti decisamente attuali, ma le cose si devono dire, soprattutto se si vuole incidere nelle balere rosse. Musica minimalista post-atomica, ma altrimenti per cosa si suona punk a fare?

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