Gli Shellac, un nome e una garanzia: le idee di Steve Albini, Bob Weston e Todd Stanford Trainer sono state e continuano ad essere importanti come poche altre per tutta la musica indipendente a venire.
“Down On The Upside” continua a lasciarsi dietro di sé quello strascico di particolarità che mai stanca. Ci ricorda quanto sia stato fondamentale Chris Cornell, e la scena di Seattle tutta, e quanto sia tutt’ora incolmabile il solco che la sua assenza ha lasciato.
“The Man-Machine” è un disco proiettato verso il futuro, premonitore per certi versi. Sono racchiusi al suo interno, seppur in modo velato, suoni e idee che hanno spianato la strada a generazioni intere di artisti che ringraziano l’impeto dei quattro di Düsseldorf per i risultati dati.
“Rimini” è il manifesto di un pensiero moralmente lontano da noi, un manifesto di dettami che ci ricordano che in fondo la teoria de “l’essere dalla parte degli altri” non è difficile da abbracciare.
Un disco forse tra i meno influenti dei Marlene Kuntz, ma senz’altro uno dei più rilevanti, che ha lasciato un segno indelebile mostrando per la prima volta la reale completezza della band piemontese.
Recensione del disco “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro” (La Tempesta Dischi, 2018) di Giorgio Canali & Rossofuoco. A cura di Andrea Martella.