“The Raging Wrath Of The Easter Bunny” è una deliziosa tazza di…ricordate il video “2 Girls 1 Cup”? Ecco, volevo dire gelato.
El-P prendeva tutto quello che sapevi del rap, ti dimostrava che era sbagliato, lo smontava pezzo per pezzo e te lo restituiva riassemblato secondo quella che aveva tutta l’aria di essere la logica di un altro pianeta.
Un album sensazionale, destinato a rimanere nell’Olimpo dei migliori prodotti musicali fino a quando, nel mondo, vi sarà ancora chi avrà voglia di dedicare anche un solo attimo della propria esistenza alla stupenda contemplazione dell’opera artistica.
Riascoltarlo oggi significa entrare in un memoriale di un’epoca scomparsa, scrutare tra i frammenti di una vita morta e sepolta ed uscirne con una frase stampata in testa: “Ci hanno davvero preso tutto”.
Questo disco ha in seno tutta la coinvolgente e inimmaginabile forza degli MC5: pochi live album hanno un carattere così forte e rivoluzionario.
In realtà non c’è nessun lato oscuro della luna. Di fatto è tutta scura. L’unica cosa che la fa sembrare luminosa è il sole.
Un dedalo di canzoni senza tempo che, a distanza di quasi quattro decenni dalla loro pubblicazione, continuano a suscitare una sinistra meraviglia.
Il sesto album dei Pantera rappresentò un punto di non ritorno per tutta la musica pesante di fine millennio.
Mettiamola così: se tutti gli album di transizione fossero al livello di “Spiritual Healing”, forse non staremmo a guardare con tanto sospetto le band che preannunciano evoluzioni e cambiamenti alla vigilia di nuove uscite.
Rivoluzionario in modo assoluto, “Black Sabbath” non appartiene ad alcun genere ascoltato fino a quel momento.
I Primal Scream realizzavano quello che Q Magazine avrebbe inserito fra i “50 Heaviest Albums Of All Time”
In superficie i Pavement potevano sembrare sgangherati, imprecisi o persino confusi; nel profondo, però, custodivano un naturale e cristallino talento pop.
La potenza delle parole era paragonabile a quella rintracciabile nei testi dei gruppi punk e hardcore che avevo iniziato a seguire già da un paio d’anni: i rimandi erano alla carne, alla specie umana, al conflitto, ad una politica che non mi sarei mai aspettato di trovare in un nuovo disco dei Pearl Jam.
A pochi giorni dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, la copertina del fresco ventitreenne “Earthling” sembra quasi assumere una dimensione profetica.
“Filth Pig” non ha soddisfatto le aspettative: tuttavia questo disco contiene alcune tracce davvero interessanti e importanti per quella che sarebbe stata la definizione futura dell’industria metal.
“Animals” è probabilmente l’episodio più intenso e allo stesso tempo sottovalutato dell’intera discografia floydiana.
Oggi Jason Molina è giustamente nel pantheon degli eroi “minori” della musica, di quelli periti troppo presto, in disgrazia e in sordina. In un silenzio assordante, offuscato solo dal suono celestiale della sua musica.
Gli Explosions In The Sky non hanno inventato il post-rock, anzi, ne sono stati la primissima derivazione. Tuttavia, non è difficile trovare chi vi dirà che l’universo del post-rock coincide con quello degli Explosions In The Sky. E non c’è nulla di più vero.
Il capolavoro di David Bowie raccontato in cinque parti, cinque elementi che messi insieme diedero vita a qualcosa di irripetibile.
È una musica discreta quella dei Notwist, sembra procedere in punta di piedi ma poi colpisce inesorabile come una palla di cannone lanciata a velocità supersonica.