Il Metallian, ovvero l’immonda creatura protagonista della copertina di “Defenders Of The Faith”, fu ideato dai Judas Priest per trasmettere un messaggio ben preciso al mondo intero: nessuno poteva permettersi di fare loro la morale
Avete presente i racconti di donne morse da una tarantola provenienti dal profondo Sud del Paese, alle quali non restava che ballare come forsennate fino a crollare prive di sensi, per scongiurare la propria crisi esistenziale? Ecco, il modo in cui Kaos aggrediva ogni beat, suscitava in me la stessa impressione: più che non voler fare un rap diverso, non poteva.
Un disco interlocutorio, non sicuramente il più incisivo, ma necessario ad unire quello che era accaduto tra i due album precedenti e il progressivo successo planetario dei lavori successivi.
Se “Microchip Emozionale” era “Il Quinto Elemento”, “Microchip Temporale” è “Maze Runner”. Ed è la distopia perfetta per il 2019.
Il “White Album” è tutto meno che la testimonianza di una band in decadenza e disgregazione, ma rivolta semmai verso un cambiamento ed una evoluzione che poi li porterà alla rottura definitiva, non prima di regalare al mondo un altro capolavoro della portata di “Abbey Road”.
“The Devil And God Are Raging Inside Of Me” è stato, anche solo per un secondo, la cosa più pura e bella che mi sia capitata quando tutto sembrava perduto, imponendomi un’analisi coscienziosa del circostante, di ciò che ero e di cosa sarei dovuto diventare.
È un America attraversata da invidie, cupidigia ed un arrivismo economico e sociale per cui ogni fine giustifica i mezzi quella che Springsteen sceglie di cantare in un album che ancora oggi riecheggia tristemente contemporaneo.
“Se a dieci anni hai questi gusti musicali, significa che hai un orecchio fine!”
“Issues” mi catturò per la sua forza, le sue melodie interposte tra wall of sound controllati, l’espressività di un Davis in stato di grazia, un tutt’uno per quest’opera conchiusa, fine a sé, e che è bene che rimanga come tale.
I gusti metallari di un ex paladino del synthpop come Jourgensen presero definitivamente il sopravvento in un album che, a tre decenni esatti dalla sua uscita, può essere considerato una sorta di primo, vero e proprio esempio del classico sound alla Ministry.
Ascoltare oggi il quarto album di Marilyn Manson ci mette davanti ad una musica diversa da quella odierna: follia demoniaca, rabbia, violenza, droga, sesso tutto dentro a quel rock selvaggiamente oscuro.
Mi piace pensare che la mia anima avesse bisogno di essere nutrita più di altre, ed è per questo che non sono mai riuscito a reputare meno che imperdibile l’invito a sedersi alla tavola dei Goodie Mob.
In una dimensione urbana e frenetica, incubo Langhiano del lontano Metropolis divenuto realtà, l’unico antidoto può essere solo la decostruzione. La tabula rasa. Glenn Branca funge da canale tra ciò che non abita questo mondo ma che cerca di arrivarci con messaggi di avviso.
Al limitare della fine del secolo i Rage Against The Machine raccolgono tutta l’acredine, l’astio, gli scontri, le sconfitte, ma in fondo anche le vittorie, le mescolano e danno vita alla Battaglia Finale.
Riff allucinanti, cambi di tempo improvvisi, brandelli di melodia, rigurgiti grindcore, tessiture chitarristiche sopraffine e succosissimi echi classicheggianti: un repellente mostro di Frankenstein che con i Carcass divenne un essere straordinario.
Assurdo, magistralmente tecnico, ma allo stesso tempo originale e melodico: quando si ha la versatilità artistica di questo gigante riccioluto dalla faccia celata, puoi fare quello che vuoi con la musica.
Standardizzato, piatto, pop ed iper-radiofonico/micidiale, espansivo, grande come una portaerei, un carrarmato nu. Orribile, bellissimo.
“Without You I’m Nothing” resta tra i dischi più compiuti del proprio periodo storico. Un album incantato dalla propria capacità di parlare d’amore e disamore, con il sesso come punto di equilibrio.
Credo che “Disco Volante” non sia un album che tutti dovrebbero ascoltare, ma che tutti, musicisti o no, dovrebbero fare, qualunque sia il risultato. Cercare? Di più: creare.
Derivativo, ma universale come pochi altri dischi nella storia, “(What’s the Story) Morning Glory?” è un po’ il sogno di chiunque voglia fare pop (rock): raggiungere ogni angolo del globo terracqueo, racchiudere il senso di un’espressione (britpop, appunto) – un genere, se volete – e diventare uno dei simboli più rappresentativi di una nazione e di una decade musicale.