Impatto Sonoro
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Back In Time

“Blues For The Red Sun”: inspirare il verde fumo dell’infinito e sbuffare tonnellate di rumore urticante

Cambia tutto con “Blues For The Red Sun”: cambiano i Kyuss (e pian piano si sgretolano) ma cambia anche il rock del deserto, diventa vessillo dello stoner, diventa lo stoner stesso ora e per sempre.

“Slipknot”: odio virulento

Slipknot

Gli Slipknot dietro le loro maschere facevano davvero paura e vedendo un mondo morente e allo sbando lo descrissero alla perfezione spingendolo definitivamente nella fossa che si era scavato da solo.

“De-Loused In The Comatorium”, l’esordio immortale dei Mars Volta

de-loused mars volta

È questa la forza che ha reso “De-Loused In The Comatorium” l’album immortale che è: essere complicato senza sembrarlo, rendendo possibile l’incontro tra mondi antagonisti per antonomasia, permettendo ai fan il singalong dove non avrebbe avuto senso ci fosse.

Back In Time: MORBID ANGEL – Covenant (1993)

Morbid Angel

Un best seller di pura malvagità che, a distanza di 25 anni dalla sua uscita, rappresenta ancora uno dei punti più alti raggiunti da quel genio di Trey Azagthoth e dalla sua “macabra” creatura angelica.

“White Pony”: l’inevitabile trasformazione dei Deftones

deftones white pony

“White Pony” compie 20 anni e a riascoltarlo è evidente una cosa su tutte: nemmeno gli stessi Deftones sono riusciti a raggiungere in seguito così tanta maturità e self-consciousness e a tradurla in un album di siffatta bellezza e semplice complicatezza emotiva e morale.

Back In Time: OTEP – Sevas Tra (2002)

“Sevas Tra” rimarrà un unicum nella discografia di Otep, uno di quegli album di debutto che andrebbero riascoltati di continuo ma che non hanno avuto modo di ripetere né formula né sentimento.

Back In Time: PAPA ROACH – Lovehatetragedy (2002)

“Lovehatetragedy” fu un’iniezione di adrenalina nel cuore di migliaia di adolescenti stufi del bolso carrozzone nu metal.

“Demanufacture”: un monolite di ferocia meccanica

“Demanufacture” è stata l’ipertecnologica pietra miliare che ha dato scintilla al nu metal con tutti i suoi pregi e i suoi difetti ma anche con il suo modo di contrapporsi allo schifo imperante di una società ai limiti della sanità mentale.

“Ágætis Byrjun”: tra caos e silenzio, uno splendido inizio

Sigur Ros

Se un giorno dovessero chiedermi di descrivere l’Islanda, anche senza averci mai messo piede, risponderei: “ecco, senti qua”.

“Untouchables”: melodie che risuonano nell’oscurità

“Untouchables” è il tassello più importante della discografia dei Korn poiché racchiude in sé la summa del proprio passato, l’incredibile evoluzione di un suono già di suo rivoluzionario e l’inevitabile fine dei giochi che il futuro aveva in serbo per i cinque californiani

La dolce perfezione noir di “Adore”

La dolcezza noir di “Adore” è impossibile da trovare altrove e definisce con la perfezione del silenzio un album che vent’anni dopo ancora muove corde invisibili commuovendo per delicatezza ed espressività.

“Peeping Tom”, uno sguardo lascivo dalla serratura del pop

Peeping Tom

In data 30 maggio 2006, ossia nel mezzo del suo momento più intensamente post-moderno/avanguardistico ed “alternativo”, Mike Patton decide di sganciare una bomba pop calibrata e formulata in assiomi di singalong ad altissimo gradiente commerciale senza che questo risulti un insulto.

Back In Time: CELTIC FROST – Monotheist (2006)

Celtic Frost

“Monotheist” è uno spaventoso testamento artistico e spirituale che ha chiuso in maniera brillante la travagliatissima carriera di questi giganti svizzeri che, dopo la prematura scomparsa di Martin Eric Ain lo scorso 21 ottobre, possiamo dire con certezza non rivedremo mai più insieme.

Back In Time: SLEEPYTIME GORILLA MUSEUM – In Glorious Times (2007)

“In Glorious Times” è un disco che vive di asperità indigeribili, angoli di crepuscolo disegnati su un fondale di una pellicola espressionista degli anni ’20, il tutto veicolato da un virus metallico che divora la pelle.

“Gish”, il viso etereo di un mondo sporco

Smashing Pumpkins Gish

“Gish” è il risultato di un tempo che si piega su se stesso traducendosi in un mondo a parte, avulso dallo sporco che si staglia in una decade di confusione e follia non solo artistica e che gli Smashing Pumpkins cavalcheranno a rotta di collo fino ad un’inevitabile autodistruzione.

Back In Time: MIKE OLDFIELD – Tubular Bells (1973)

Tubular Bells

Il bello di questa monumentale opera rock si nasconde proprio nei più piccoli dettagli. Si tratta di minuscole avvisaglie di una ribellione contro major e addetti ai lavori che in maniera ottusa non colsero l’enorme potenziale commerciale della stramba creatura concepita dalla mente di un geniale enfant prodige.

“De Mysteriis Dom Sathanas”, quel senso di morte perenne che brucia ancora

Mayhem

L’atmosfera che si respira all’interno del primo album dei Mayhem è, per certi versi, inedita rispetto ad altri capisaldi del black norvegese di quegli anni. Quello che si percepisce è solo un senso di morte perenne, per certi versi simile a quello che si prova nei piccoli cimiteri di paese nelle giornate invernali.

Back In Time: CAVE IN – Until Your Heart Stops (1998)

“Until Your Heart Stops” è un’opera confusa, acerba e carica di una rabbia talmente forte da sfiorare l’insostenibile. Potrebbero sembrare difetti ma non lo sono affatto.

Back In Time: NEUROSIS – Souls At Zero (1992)

“Souls At Zero” è l’azzeramento della propria storia e il nuovo inizio in una luce di disgrazia circolare nel suo essere cubica e composta da tenebre impossibili da dissipare.

Back In Time: GURU – Jazzmatazz Vol. 1

Jazzmatazz

44 minuti e 17 secondi in tutto. E non si potrebbe rinunciare a cuor leggero ad un solo secondo.