“In The Aeroplane Over The Sea” ha il raro potere di essere un disco sospeso nel tempo.
“100th Window” veste i panni di un algoritmo sonico, una sorta di soundtrack in cerca di epifanie visive. È un album che non teme minimamente lo scorrere delle lancette, non sbiadisce e non perde neanche uno scintillio della sua cupa bellezza. A vent’anni di distanza non possiamo far altro che dichiararci ancora perdutamente sedotti.
È energia pura, endogena, epidermica, che impone l’esplorazione di tutto ciò che abbiamo sotto pelle. Tolto lo strato superficiale, la sostanza di ogni essere umano è di colore rosa
“The Raven” è un disco complesso e poliedrico, come poliedrica è stata la carriera di Lou Reed. Derivativo e personale allo stesso tempo, segna il punto di contatto con Edgar Allan Poe: dissidio lacerante tra il desiderio di sopravvivenza e l’istinto di autodistruzione.
Tra le tante della nuova era delle ragazzine della musica pop c’era anche lei, la ragazza cheerleader annoiata, candida e pura come un putto ma che ammicca come una pornostar o almeno ci prova: Britney Spears. Correva l’anno 1999, ancora uno e il mondo sarebbe finito
Chi non avrebbe voluto essere esposto alla presenza del genio di Suffolk, mentre cresce e si affaccia al mondo? Avremmo voluto avercelo in casa, avremmo voluto essere stati educati e formati da una personalità così.
È impossibile immaginare l’evoluzione del rock alternativo senza di loro.
La grandezza di “John Lennon / Plastic Ono Band” è riconoscibile da qualunque lato lo si guardi. Musica, testi, copertina: un tutt’uno scarno, essenziale, una radiografia del pensiero di John Lennon, scevro dal vincolo che avevano i Beatles di incarnare il mondo in personaggi immaginari.
La vera essenza di “Vitalogy” sta nel suo significato intrinseco, nell’obiettivo pienamente centrato di comunicare un tutto attraverso le canzoni, che ne rappresentano singole parti. Sta nel filo conduttore che attraversa l’album: quella linea sottile, ma infinita, che separa la vita dalla morte
Gli One Dimensional Man mettevano in scena le emozioni più istintuali suscitate dai due poli verso cui tendono i sentimenti umani: l’amore e l’odio.
Sembrava tutto facile per i Faraquet, l’abilità nel passare da un ritmo ad un altro totalmente diverso è sorprendente. “The View From This Tower” era un disco magico, istintivo, naturale, unico, una perla da riscoprire nel meraviglioso catalogo di Dischord Records.
“Come un cammello in una grondaia” è un progetto rivoluzionario, sia sotto il profilo musicale sia sotto il profilo poetico. Un album che si adatta allo stato d’animo dell’ascoltatore e a tutte le domande che emergono feroci ad ogni ascolto.
“Youth Attack!” è un manuale, un galateo. Ti dice come comportarti, seziona la realtà e poi, con uno spiccato manicheismo, indica cosa sia giusto e cosa sbagliato
“Ultramega Ok” avrebbe potuto essere uno degli esordi più folgoranti della storia del rock, di sicuro ai primissimi posti di qualsiasi classifica del genere grunge. Invece a distanza di 35 anni siamo qui a parlare di un mezzo passo falso, un errore dovuto forse all’inesperienza della band nella gestione del confronto con le tante case discografiche che avrebbero fatto carte false pur di accaparrarseli
Come per Lovecraft esistevano montagne dove viveva la follia, per i Converge esiste un mondo fatto di tentativi e fallimenti. Questa, è una vittoria da riascoltare “nunc et semper”
“Drukqs” è un turbine di esperimenti riusciti bene e manovrati con mano esperta, ma è soprattutto un saliscendi emozionale.
I Foo Fighters sono esplosiva ed inesauribile fonte di energia fatta di musica, strumenti, passione e anima. Soprattutto anima. La loro storia non è mai stata semplice e serena, ricca di una miriade di scenari sofferti e tasselli contorti. Tra questi, vent’anni fa, l’uscita di “One By One”
“Panopticon” è un lavoro immenso e uno dei dischi più belli degli anni 2000, che ha fatto entrare di diritto gli Isis tra i mostri sacri di un genere, sicuramente belli saldi sopra un immaginario podio insieme a Neurosis e Cult of Luna.
“Young, Loud and Snotty” sputava nichilismo e volgarità, bruciava di vizio e perdizione e imbottigliava l’ansia e la paranoia di una generazione che sfidava l’inferno.
“Nimrod” è forse il primo testamento spirituale dei Green Day