Impatto Sonoro
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Back In Time

“(a) Senile Animal”: la bestiale rinascita dei Melvins

“(a) Senile Animal” fu un album dritto e potente, quasi punk nella sua fisicità e tutto sommato facile e più accessibile se paragonato a certi loro standard passati.

“No Need to Argue” dei Cranberries: l’album di Zombie e di altre ballate folk-rock dal cuore dell’Irlanda

No need to argue cranberries

“No Need to Argue” ha consacrato i Cranberries e il canto melodico della loro musa all’immortalità. E, in verità, ancora oggi sento di poter affermare che senza di lei siamo tutti un po’ più orfani.

Nausea, disgusto ed estetica punk: “Blank Generation” di Richard Hell & The Voidoids

Blank Generation Richard Hell

“Blank Generation” era un bruciante manifesto di un’epoca e di una generazione disorientata alla disperata ricerca di qualcosa con cui riempire il vuoto del titolo.

“Portishead”: se non vi siete spaventati con “Dummy”, provate questo

Portishead Portishead

Se con “Dummy” ci chiedevamo come fosse possibile che una musica così dark potesse diventare materia da apericena in spiaggia, con “Portishead” siamo lieti di constatare che ciò non ci pare sia accaduto.

“Strangeways, Here We Come”: il canto del cigno degli Smiths compie 35 anni

Strangeways

“Strangeways, Here We Come” trasmette un senso di affascinante incompletezza: è come smontare un qualche oggetto e dai suoi pezzi crearne uno nuovo, del tutto diverso. È come l’ultima puntata di una serie televisiva, che ti fa chiedere sempre se ci sarà una prossima stagione o se sia davvero la fine di tutto. E il dubbio rimane, anche a più di trent’anni di distanza.

“Discipline”: quando il re cremisi si riprese la sua corte e passò dalla storia alla leggenda

Discipline

Con “Discipline”, tutto il prog e l’art-rock fino allora esistito trova nuovi pascoli dove scorrazzare e, da quel momento, avremo sviluppi inattesi, come il math-rock e il post-rock che, senza questo disco, sarebbero stati tutt’altra cosa.

La bellezza incompresa di “Celebrity Skin”: come le Hole plasmarono il classico power pop

Celebrity Skin Hole

“Celebrity Skin” è un concentrato di drammi e luccicori; incubi e nubi. Un manuale sulla fama, sulla morte e sul mistero: dodici tracce dal rock ammaliante e diretto; dodici episodi che sfidano lo star system hollywoodiano e le sue avidità.

“Bone Machine”, il capolavoro dark di Tom Waits

Bone Machine Tom Waits

In “Bone Machine” c’era un’aria da disastro imminente, da fine di tutte le cose, e il grugnito della voce di Tom Waits evocava gli spiriti dei vecchi bluesmen per far loro suonare le trombe del giudizio universale.

“Come Clean” dei Puddle Of Mudd: quante speranze infrante

come clean puddle of mudd

Con i Puddle Of Mudd speravamo di aver trovato una nuova band che potesse rilanciare un nuovo genere negli anni d’oro del Nu Metal. E invece…

I just wanted to be one of the Strokes: “Is This It” era la salvezza del rock?

Is This It Strokes

Gli Strokes avevano l’arroganza, lo stile e le migliori canzoni del 2001: niente che non avessimo già ascoltato un milione di volte, ma “Is This It” pulsava di una vitalità che ridava al rock il suo destino di musica giovane e ribelle.

“Ten” dei Pearl Jam: i ragazzi di Seattle alla conquista del mondo

Ragazzi come loro, in ogni angolo del pianeta, ascoltano le storie raccontate in “Ten” e automaticamente si immedesimano, lasciandosi andare a una spontanea empatia

In ogni beat di “Dummy”, la lotta dei Portishead contro forze schiaccianti

Con “Dummy” il trip-hop conquistò le classifiche. Il genere e “Dummy” in particolare, avrebbe quindi invaso anche gli aperitivi, le lounge fighette e le corsie dei supermercati. Come poi una musica così oscura come quella dei Portishead abbia potuto associarsi a momenti di edonismo, resta un mistero che non vale la pena approfondire

Te lo ricordi “Be Here Now” degli Oasis? 25 anni dopo vale la pena parlarne ancora

“Be Here Now” forse non sarà ricordato come il capolavoro degli Oasis, ma la storia sotto la sua superficie resta affascinante e, inoltre, è innegabile la sua importanza sociale e culturale

“Wrong”: il segreto dei NoMeansNo è nel cuore

Wrong Nomeansno

Riascoltando oggi “Wrong” dei NoMeansNo non si può non notare l’influenza che ebbe su certa musica degli anni 90, e soprattutto è ancora impressionante, a distanza di più di trent’anni, la freschezza di questo lavoro che ha davvero pochi eguali.

Storie di vampiri innamorati: “I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” dei My Chemical Romance compie 20 anni

I Brought My Chemical Romance

Probabilmente esiste un’età “più giusta” per ascoltare certi dischi. Certe canzoni hanno un’eco maggiore se ascoltate durante i piccoli e grandi drammi dell’adolescenza, dove tutto è incerto, estremo, incompleto. “I Brought You My Bullets, You Brought Me Your Love” è uno di questi.

“My Aim Is True”: 45 anni fa l’esordio di Elvis Costello

My Aim Is True Costello

“My Aim Is True” era cinico e insolente, ed Elvis Costello si crogiolava nell’ambizione di essere il rocker più irritante del reame.

“The Slider”, Marc Bolan e T. Rex non erano solo glam

The Slider T. Rex

Geniale, originalissimo, imprescindibile, quest’album alterna melodia, potenza chitarristica, una certa predilezione per abrasive atmosfere heavy e per la psichedelia, puro e semplice Rock’n’Roll.

“Apple” dei Mother Love Bone: il più grande rimpianto del Seattle sound

Apple Mother Love Bone

Ma cosa sarebbe stato il grunge senza i Mother Love Bone? Poco, forse nulla, perché quasi tutti i capolavori di epoca successiva provenienti da Seattle risentono in modo meravigliosamente inequivocabile dell’energia sprigionata da “Apple”

Angoscia adolescenziale: l’album di debutto dei Placebo

placebo placebo

“Placebo” è un album che si fonda totalmente sulla belligeranza e su un’acrimonia ancestrale che sbrana chi sceglie di ascoltarlo provando a rimanerne distaccato.

“…And The Circus Leaves Town”, l’ultima allegoria dei Kyuss, una band ineguagliata

And The Circus Leaves Town Kyuss

Il carrozzone concreto e pesante di organizzazione e regole precise se ne va. L’ultimo rimorchio alzando il polverone prende la strada e, all’imbrunire, rimane una cosa sola: il deserto.