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God Is An Astronaut – Ghost Tapes #10

2021 - Napalm Records
post rock

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Tracklist

1. Adrift
2. Burial
3. In Flux
4. Spectres
5. Fade
6. Barren Trees
7. Luminous Waves


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Dopo vent’anni di carriera alle spalle, tornano sulle scene gli irlandesi God Is An Astronaut e lo fanno in grande stile, pubblicando il loro decimo lavoro in studio sotto l’etichetta Napalm Records. Il cambio di produzione inserisce dei cambiamenti netti nel sound: oltre alla sperimentazione e al classico post-rock cui siamo abituati, “Ghost Tapes #10” porta la band alla scoperta di mondi più distorti e violenti, con tematiche più dure e dal sapore post metal. Già nei lavori precedenti, basti ricordare il monumentale “Helios/Herebus” del 2015, si intravedevano già i primi passi di un percorso diverso, dati soprattutto dall’aggiunta di riff macchinosi, suonati al massimo dal chitarrista Jamie Dean, che lasciavano un segno deciso sulle sonorità.

I fratelli Kinsella, a distanza di due anni, soprattutto nell’ultimo periodo trascorso totalmente in studio e dopo il deludente “Epitaph“, ci riprovano in maniera definitiva con questa nuova fatica. Il primo assaggio è il singolo Burial, un brano oscuro che mette in risalto una grande maturità, accumulata dopo tutto questo tempo e che riporta la band in profondi ricordi studiati al metronomo con grande qualità. Nel video stupendo, diretto dal collettivo Chariot of Black Moth, troviamo un paesaggio addormentato avvolto nella natura morta, che porta un senso di abbandono e desolazione. La carica energica che si infrange all’interno della composizione è una bomba devastante che ti entra dentro, impreziosita dal piano e dal suo incedere mistico e struggente.

Ma andiamo con ordine: l’apertura di Adrift è classica, una traccia lineare e grandiosa, in cui il tiro martellante della batteria scuote a dovere i riff malati delle due chitarre, in forma assurda. L’intensità del brano rallenta a tratti il suo percorso grazie alla cantilena dolce e malinconica del pianoforte. In Flux è un opera d’arte che si culla sul feedback sonoro dei pad dissonanti, la sua ritmica d’effetto è un balzo improvviso in un tempo distorto e spedito e nella parte conclusiva i cambi sono geniali e fuori dall’ordinario.

Il mood introspettivo di Spectres lascia un impronta decisa sulle nuove tematiche affrontate e i riff incendiari levano il respiro. Nel secondo singolo rilasciato, Fade, la battaglia contro un mostro invisibile prende vita nei tratti di una distorsione quasi noise e timbro imponente. Anche in questo brano si gioca molto con il pianoforte, che fa un lavoro importante e cambia connotati e groove alla composizione. Il brano si conclude tra impulsi ruvidi e loop luminosi.

In Barren Trees, invece, c’è la collaborazione con chitarrista Jimmy Scanlan, che dà un grande contributo in fase di registrazione, non solo in questa traccia. Nel brano c’è anche l’immancabile synth effettato di Jamie Dean che incastra le voci angeliche e collega l’atto conclusivo sulle note profonde di Luminous Waves. Siamo di fronte senza dubbio alla fase più emozionante dell’intero album: di fatto veniamo trasportati in una mentalità nascosta, quasi in trance, trovando una connessione con il nostro modo di vivere e di affrontare questa strana vita. Nel contorno le melodie del violoncello di un altro ospite, Jo Quail , inserito a sorpresa in questa perla, segnano un ulteriore balzo virtuoso.

Ghost Tapes #10” è un lavoro vissuto al massimo, sette tracce incredibili che lasciano un’infinità di chicche al suo ascolto. I ragazzi di Wicklow danno un ulteriore conferma alla loro carriera, rialzandosi e dimostrando ancora una volta di essere una delle realtà più interessanti dell’attuale scena post-rock e questo nuovo disco feroce e delicato ne è la prova definitiva.

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