L’aria che si respira nella provincia bergamasca non deve essere proprio il massimo della vita.
I Bancale l’hanno respirata per troppo tempo e adesso, in preda ad un’inaspettata crisi di rigetto, hanno deciso di imprigionarla dentro ad un sacchetto di plastica, giusto per far capire agli altri l’effetto che fa.
Con le cinque canzoni di questo loro primo Ep i Bancale ci trascinano vorticosamente dentro alla tana del ragno, quasi svogliatamente, senza girarci troppo attorno.
L’atmosfera che si avverte è claustrofobia, volutamente scarna, infetta, ma non per questo priva di un suo angosciante fascino ammaliatore: merito di testi allucinati e ben curati, di un sound sincopato mai fuori dalle righe e di una voce flebile, arrugginita, decisamente adeguata al contesto.
Cinque lancinanti coltelli che si infilzano in altrettante piaghe purulente, con chirurgica precisione e sadica lentezza.
Meritano qualcosa di più di un semplice ascolto.