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Giorgio Canali & Rossofuoco – Nostra Signora Della Dinamite

2009 - La Tempesta
rock

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Tracklist

01. Quello della foto
02. Lezioni di poesia
03. Tutti gli uomini
04. Nuvole senza Messico
05. Rifugi di emergenza
06. Nostra Signora della Dinamite
07. MP nella BG
08. Schegge vaganti
09. Respira ancora
10. M.me et Mr. Curie

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Ho sempre guardato il rock’n’roll con la faccia nascosta dietro i soliti noti, dietro i soliti poster appesi ai muri, con il nastro adesivo che si staccava dagli angoli, come la fiducia dai nostri sogni.
Oggi alle pareti non c’è più niente di stabile.
Tra suicidi veri e propri e suicidi intellettuali più o meno rispettosi, Kurt Cobain, Sid Vicious, Jim Morrison, Giovanni Lindo Ferretti, Manuel Agnelli, sono tutti lì per terra, accartocciati come quelle foto d’epoca da lustrare a Natale o in qualche altra buona occasione.
Passione, noia od abitudine, sento il dovere di salvare ed aggrapparmi ad un Joe Strummer qualunque, andatosene troppo in silenzio per creare sospetti o leggende di sorta.
Il rock è morto, penso dentro di me con desolante rassegnazione, naufrago nella schifosa sensazione di esser caduto in un lurido clichè, facile e vigliacco quanto basta da essere fottutamente veritiero e demotivante.
Dovrei sforzarmi di cercare ristoro in altri lidi, chitarrine in levare, faccine pulite e tastierine d’assalto, ma niente, sono fatto così, forse sporco dentro, forse sinceramente affezionato a vecchi valori che, mai come nella musica, valgono più di mille mode fittizie e passeggere.
Ho provato a immaginare un mondo diverso, con il rock a lasciare il passo alla pornografia musicale, in una continua ed esasperante ricerca di eroi sempre nuovi, biologicamente rinnovabili in virtù di qualche nuovo costume o qualche nuovo talent show in prima serata.
Sono sprofondato nel buio delle mie congetture, nelle vertigini di uno scenario apocalittico per desolazione e sterilità.
Poi ad un tratto, l’inaspettata ancora di salvezza, il paradossale lieto fine che ti toglie la nausea di dosso. “Nostra signora della dinamite”, Giorgio Canali, da sempre relegato nel lato B degli inferi, pronto sì a soddisfare un qualsivoglia esplosivo bisogno di rabbia, ma mai verosimilmente considerato alla stregua di quei poster leggendari.
Dalle pareti più umide e scrostate, con la faccia di uno che la vita l’ha vissuta da ogni lato e in ogni modo, un manifesto di rabbia e amore, rabbia patologica, amore per un mondo che fa troppo schifo per lasciarlo naufragare lentamente e solitario in una comoda autocommiserazione.
Il cuore torna a battere, il cervello riprende a servire la mente, si scrolla di dosso una colossale apatia da pubblicità progresso e torna a produrre stimoli che mai e poi mai avresti sognato di dimenticare.
Sono “Quello della foto”, quello che nella foto non c’è, sempre ai margini del pensare medio, felicemente al di là del buon senso comune, ferocemente attratto dalla deriva interiore.
Conto gli idioti che sbocciano sugli alberi in primavera, tanti, infinitamente troppi, a distruggere i sogni, i Marco Pantani e il mio cuore anoressico, talmente vuoto da indurmi a pensare che “nel blu dipinto di merda” sia la frase più lurida e più rock che abbia mai sentito.
Perchè è di rock che ho bisogno, di qualcuno o qualcosa che mi urli in faccia i grotteschi paradossi di un mondo che si sente vero, unico e reale solo durante qualche patetica festa comandata o qualche atroce sfilata di tragedie preannunciate e prestampate.
Vorrei aprire la finestra, il cuore e la bocca, e sparare proiettili di parole per distruggere quei sorrisi di circostanza che animano i miei incubi nauseabondi e tremendamente reali.
“Nostra Signora Della Dinamite” è la mia piccola vittoria, la sceneggiatura perfetta del mio primo demodè film a lieto fine.
Il rock è tornato, sul serio, almeno tra le mie vene e le mie pareti.
Un vortice di schegge e poesia si porta via reliquie e relitti dei miei idoli.
Prendo fiato, faccio a pezzi ogni inibizione, mi alzo sulla sedia e mi spello le mani.

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