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Interviste

Intervista ai THE FIRE

Nati da un’entusiasmante fusione tra Shandon e Madbones, i The Fire, arrivano all’importante, difficile e pericoloso traguardo del secondo disco.  “Abracadabra” (Valery Records, 2010) è la conferma, senza troppi fronzoli, di quanto di buono la band guidata dall’ex Shandon Olly aveva dimostrato con l’esordio “Loverdrive”.
Li abbiamo intervistati.

a cura di Emanuele Brizzante

Come sta andando la promozione del vostro disco in uscita?
Direi molto bene.. Le recensioni sono tutte positive e Valery Records sta facendo un ottimo lavoro per creare un pò di curiosità sul nostro nuovo lavoro.

Il titolo è abbastanza “particolare”. Dopo “Loverdrive”, arriva “Abracadabra”. Ci potete spiegare il perché del titolo, e se ha qualche legame con la musica che possiamo trovare del disco?
Il titolo suona come la celebrazione e la magia delle cose quotidiane, quindi semplici, necessarie, vitali, oppure di qualcosa di speciale come il sesso o come un nuovo amore o un nuovo disco. Come un figlio che una volta nato ti fa riflettere sulla magia che solo una nascita può dare. Insomma dopo quasi tre anni da Loverdrive riuscire a far uscire questo disco che è stato un parto con tutti i suoi aspetti travagliati. La cosa ci rende orgogliosi e con la voglia di urlarlo al mondo intero. ABBIAMO UN DISCO NUOVO!!!

I The Fire nascono dalla fusione di due precedenti esperienze musicali: gli Shandon e i Madbones, che per almeno 10 anni, hanno attraversato significativamente la scena underground italiana. Cosa avete preso da questi progetti e cosa, e in che modo, avete reinventato?
Direi che dal passato abbiamo preso poco a livello musicale, forse giusto un pò di approccio punk sulla scrittura dei pezzi ma niente di più. A livello professionale invece il passato è servito per l’esperienza e i vari contatti consolidati nel tempo che ti aiutano a ripartire non proprio da zero. Anche la curiosità del vecchio pubblico è servita a dare una prima spinta al nuovo progetto. Si era creata molta curiosità e aspettativa intorno al primo disco, ma ora abbiamo un pubblico più nostro e meno interessato alle vecchie sonorità. A livello prettamente sonoro invece il passaggio dal pop punk dei Madbones e lo ska core degli Shandon al Gentle Rock dei The Fire ( ci piace definirlo così) è stata un evoluzione durata più di un anno, una ricerca di nuova personalità, un sacco di canzoni buttate nel cestino dopo mesi di insicurezze e indecisioni stilistiche. Ora ci sentiamo molto più sicuri e molto più coscienti di chi siamo e cosa vogliamo essere.

Quali sono le differenze tra la scena che vivevate anni fa con Shandon e Madbones e quella che vivete oggi con i Fire?
La scena musicale del 2010 è cambiata molto dai fine anni ’90. Il fermento non è una cosa che tocca più le nuove generazioni e l’amore per i concerti e le band è sempre meno nell’aria. Qualcosa ha fatto scendere l’interesse, la tecnonologia, i nuovi sistemi per ascoltare musica, il poco uscire di casa, il poco passaparola etc.. le nuove band fenomeno che vendono dischi a vagonate ormai sono meteore quasi sempre made in USA che spariscono appena arriva un nuovo trend e nuove pettinature per ragazzini. Parlo di cose semestrali e non più di movimenti musicali come il Punk il Dark il Metal o il Grunge per esempio. Gli appassionati di MUSICA sono sempre meno e la cosa mi rattrista molto. Insomma la situazione è cambiata e non in maniera positiva per l’arte ma più per il marketing.

Tutte le vostre uscite discografiche sono in lingua inglese. Sentite il bisogno di puntare all’estero o è semplice mancanza di interesse nei testi in italiano? Avete mai pensato di fare qualcosa nella nostra lingua?

Prima cosa è la mancanza di interesse nell’Italiano che purtroppo preclude un certo tipo di melodie serrate e quindi troppo spesso costrette dalle troppe vocali che assillano il nostro vocabolario. Abbiamo parole troppo lunghe che costringono la ricerca di una melodia in direzioni troppo melodiche e poco interessanti. Seconda cosa, l’italiano è apprezzatissimo all’estero ma più per fenomeni di costume come Eros, Pausini, Bocelli etc.. Insomma all’estero piace il made in Italy ma nel rock risulta un po’ sfigato e non solo ai nostri occhi.
Cantare in Inglese aiuta a trovare connessioni estere senza creare barriere legate alla provenienza della band, ma solo dalla sonorità che può risultare Europea agli occhi degli Americani o comunitaria per gli Europei. Abbiamo fatto un pezzo in Italiano, si chiama Electro Cabaret ma non abbiamo avuto riscontri positivi, anzi, e la vogla di riprovarci è sempre meno nell’aria.

Anche voi come tutte le band ormai ha un MySpace, Facebook ecc. Vi sentite in qualche modo “obbligati” ad usarlo per adeguarvi ai tempi che corrono o è una scelta che avete fatto per “utilizzare a vostro vantaggio” questi strumenti ormai così diffusi?
I social network aiutano la vita ma vieni automaticamente inserito in un mare troppo vasto per poter servire a qualcosa. Chiaro che poter essere visibile al mondo con un click è un vantaggio ma anche troppo dispersivo. Ormai Myspace è un po’ snobbato dagli amanti di Facebook e in futuro succederà che una nuova moda cambierà il trend e la possibilità di farsi conoscere. In un certo senso non far parte di questo circolo vizioso di false amicizie, sembra quasi di fare gli snob e quindi obbligatorio in un certo senso, ma personalmente credo che questa cosa sega le gambe all’interesse vero per qualcosa in particolare. L’unica cosa davvero bella e interessante è che puoi incontrare virtualmente chi davvero è appassionato del gruppo che magari posta video o foto del concerto della sera prima manifestando il proprio interesse.

Pensate che internet, anche al di fuori dei social network, possa dare più di così alla musica? E’ dannosa o sta effettivamente aiutando? Quale effetto ha avuto sulla vostra carriera?
Personalmente vendiamo l’80 per cento dei nostri CD ai concerti, questo credo sia sintomo del fatto che la gente non ama più cercarsi il CD nei negozi e Internet personalmente non ha fatto molto per noi. Credo che manchi un pò di sano contatto con la realtà. Su internet tutto risulta bello e appetibile, ma proprio per questo la gente si stufa alla svelta. Vuoi creare una band? Trova un bravo fotografo, dei vestiti decenti, dei visi carini, un bravo grafico per rendere tutto apparentemente professionale e credibile e il gioco è fatto.. Ah dimenticavo.. se hai tempo impara a suonare e magari scrivi qualche pezzo!!! Troppa poca richiesta e passionalità per una proposta a livello industriale di false band da rotocalco.

Ci sono nuove formazioni all’interno del nostro panorama musicale su cui puntereste?
Fratelli Calafuria, Ministri, Spasmodicamente, Leechees, The Unders, Blu Nitro, Requiem for Paola P., sono delle band relativamente nuove nel panorama nazionale, stimiamo il loro lavoro e la loro sete di musica. Ci piace vedere che ci siano ancora band che rischiano, si fanno chilometri su chilometri per suonare, essere ascoltati e tenere vivo un sottobosco che ha tanto da dare e troppa poca gente interessata in confronto alla loro passione.. Nomi meno nuovi, ma necessari per questo concetto sono Extrema, Pino Scotto, Hormonauts, Lacuna Coil e mille altri ovviamente.. In Italia la passione esiste solo che se ne accorgono sempre di più all’estero e sempre meno nel nostro paese. Per essere speciali o comunicativi non bisogna per forza essere stranieri e essere Italiani non vuol dire per forza essere di serie B. Se ci fosse più interesse e quindi più possibilità saremmo a pari livello con gli Inglesi o gli Americani. ma questa è una cosa che nel nostro paese non succederà mai. Sarò disfattista ma non vedo sbocchi in questo paese dove la cultura si è fermata con la letteratura e la pittura di un milione di anni fa e che rende il nostro paese affascinante agli occhi del mondo. Ora siamo diventati il paese dei film di natale, di Maria Defilippi, dei Reality show e di tutte quelle cose che rendono il cervello una cosa superflua nel nostro corpo.

Un saluto da Impatto Sonoro.
Un saluto dai The Fire e un sincero ALZATE IL CULO GENTE E ANDATE A VEDERE I CONCERTI!!!! magari dimenticando le tribute o coverband… altro tasto dolente della musica in Italia che forse non è il caso di affrontare in poche righe.

www.thefiremusic.com

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