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Melophobia

Melophobia #1 – Girls Who Play Guitar: STEPHANIE FINEGAN

Chi ha visto Forrest Gump ricorderà sicuramente l’emblematica scena nella quale la bellissima Jenny (Robin Wright Penn), completamente nuda, allietava il pubblico di uno strip club seduta su di uno sgabello, imbracciando una chitarra acustica. Era un’immagine forte e piena di significato, non solo perchè ripercorreva un pezzo di storia, quella vecchia e triste storia in cui ancora una volta la donna era mortificata dalle brutali macchie retrograde della cultura maschile, ma anche e soprattutto perchè sembrava mettere in risalto come fosse quasi risibile, se non per un mero spettacolino a luci rosse, che una donna potesse tenere una chitarra tra le mani.
Ebbene, la storia della musica, da sempre specchio e motore di un’ideale democrazia e parità difficilmente realizzate e realizzabili nella vita quotidiana e istituzionale, ci insegna invece che la chitarra, strumento principe e simbolo del rock, anche tra le mani di una donna, può funzionare e regalare emozioni, descrivere universi e sensazioni sì diverse, ma non per questo meno affascinanti di quelle che uomini da tutto il mondo hanno sempre descritto con maestria, forti di inabrogabili e storici diritti di esclusiva.
Joni Mitchell, Janis Joplin, Patti Smith, Kate Bush, Tori Amos, Bjork, Emiliana Torrini, Ani Di Franco, Cat Power, Sinead O’Connor, Alanis Morrisette,  Fiona Apple. Donne che hanno scritto e scrivono tutt’ora pagine indimenticabili di storia musicale, donne che hanno fatto forza del proprio essere donne, del proprio essere uniche e diverse, unite da una comune lotta – spesso sbandierata con forza, spesso tenuta dentro con eroica convinzione – per imporsi in un mondo ostinatamente maschile ed esclusivo, un mondo che per loro ha sempre dimostrato una certa e preoccupante paura e ostilità.
Ecco perchè abbiamo scelto di dedicare la prima puntata di questa nuova rubrica, Melophobia, ad una donna, Stephanie Finegan, una sorte di ponte sonoro tra la più classica tradizione cantautorale femminile e la moderna voglia di sperimentare con la propria voce, con il proprio corpo, con il proprio essere donna.
Stephanie Finegan ha scritto il suo primo brano da bambina, una canzone rap che sua madre ricorda ancora perfettamente.
Crescendo, però, si è soffermata su un altro tipo di sonorità : quelle folk.
Dopo aver trascorso sei mesi nel nord-ovest dell’ Inghilterra, è tornata ad Aberystywth con un suono diverso, più maturo e originale.
Si esibisce da sola, senza alcun accompagnamento se non quello della sua chitarra, le sue canzoni sono fantastiche. Sta avendo successo in Inghilterra e in Olanda, dove i ragazzi della Langweilkeit Records, la sua etichetta, la aiutano e la sostengono.
E’ al suo sesto disco, che ha presentato in Italia poco fa. Quando è sul palco, è difficile capire come una ragazza così piccola e apparentemente fragile riesca ad esprimere una tale energia. Con la sua musica e con il suono della sua voce riesce a dare grandi emozioni ed è evidente come tutto questo le venga assolutamente naturale.
Intervista a cura di Nicolas J. Roncea.

Sei al tuo sesto disco. Ce n’è uno al quale ti senti più legata? Perchè?

Si sa, a volte è più facile collegarsi ad una idea più che alla vita reale, perché questo è ciò che è nelle nostre speranze. Per questo motivo mi sento molto legata all’album che sto per registrare …si trova nella mia mente da tanto tempo, mi auguro conterrà le canzoni migliori che ho fatto finora.

Dopo molti concerti in Olanda e in Gran Bretagna sei finalmente riuscita a suonare in Italia. Quali considerazioni puoi fare riguardo a questa esperienza?
L’Italia è stata incredibile, la gente era così bella e appassionata. Sono rimasta molto sorpresa. Ho incontrato persone che mi hanno fatto ricordare che la musica è l’espressione unica del sé e non qualcosa messo in vendita su uno scaffale.
Il pubblico è stato fantastico, in ogni città che ho incontrato persone che sono diventate fonte di ispirazione, non vedo l’ora di tornarci nuovamente.

Quando e dove registrerai il tuo nuovo album? E che cos’avrà di innovativo e diverso rispetto ai precedenti?
Farò uscire il nuovo album per “The quiet revolution records”, un’ etichetta indipendente che si trova Galles. Registrerò sul mio monte preferito appena fuori la città dove vivevo; Sarà poi masterizzato da Langweiligkeit records in modo tale che si possa lavorare tutti insieme su questo progetto. L’album sarà molto diverso dai miei lavori precedenti, sarà un viaggio in memoria di questo anno passato sempre in giro.

Parlami della tua esperienza con Langweilkeilt records come e quando li hai incontrati?
Sono state una serie di strane coincidenze a portarmi verso la Langweiligkeit. Ci siamo incontrati due anni fa ed abbiamo incominciato a lavorare insieme praticamente da subito. Mi hanno insegnato molto su ciò che è necessario per essere un buon artista e li adoro per questo.
Quando incontrai i ragazzi dell’etichetta la prima volta mi chiesero delle copie del disco da distribuire ma le avevo finite e dovevo tornare verso il regno Unito il giorno stesso, così siamo corsi a Music Vanilla (uno studio di registrazione) ed abbiamo registrato “One Take Tuesday” poche ore prima del mio volo verso casa, è stata una grande avventura.

Qual’è la cosa che ricordi con più piacere e che trovi particolarmente importante nella tua carriera?
Wow, ehm, è difficile trovare un momento in particolare …. il primo episodio che mi viene in mente è un festival in Germania, ha piovuto violentemente per la maggior parte del weekend e quando toccava a me suonare stava per iniziare a piovere. La gente era fradicia e faceva molto freddo, così ho invitato tutti a venire sedersi sul palco, che era coperto, e rimanere all’asciutto. E’ stato fantastico, eravamo tutti insieme sul palco mentre fuori c’era la tempesta, abbiamo trasformato il palcoscenico in una piccola casa,non lo dimenticherò mai.

Di che cosa parlano i tuoi testi?
I miei testi sono il mio diario segreto, mi porto un libro sempre con me, scrivo ogni cosa che mi passa per la testa oppure scrivo tutto in una volta sola, musica e parole. Mi piacerebbe dire le cose in modo più chiaro, ma quando le cose non sono chiare è difficile. Per me la scrittura lirica e la poesia sono solo una parte di ciò che sono,ma lo faccio da quando avevo cinque anni e spero di non vedere alcuna ragione per fermarmi.

Che cosa vedi se guardi avanti? E se ti guardi alle spalle?
Se mi guardo indietro vedo tutto quello che mi ha portato dove sono ora, alcune di queste cose sono stati terribili e alcuni sorprendenti, ma io sono contenta di dove
sono, quindi non posso rimpiangere nulla. Se guardo avanti mi auguro di vedere: tante avventure, il mio album finito e bello come lo immagino nella mia testa, fare
musica per tutti i miei giorni e cercare di essere la persona migliore per me stessa e per gli altri. Credo che quest’ultima sia la più importante.

Intervista a cura di Nicolas J. Roncea

www.myspace.com/stephaniefinegan

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