“Volevamo uccidere il re” è il secondo album dei Cranchi, prodotto sotto l’attenta cura di In The Bottle Records e distribuito da Audioglobe.
Il quartetto nato sulle rive del Po nel 2010, formato da Massimiliano Cranchi, Marco Degli Esposti (già Art of Wind e The Great Northern X), Federico Maio (Kill Kalashnikov e The Great Northern X) e Simone Castaldelli dimostra di aver superato a pieno regime la classica “prova di maturità”, sulla scia delle incoraggianti suggestioni che il precedente “Caramelle cinesi” aveva saputo evocare.
“Volevamo uccidere il re” riesce a convincere grazie ai delicati magnetismi folk che ben si amalgamano a testi ispirati e tutt’altro che superficiali.
Ascoltando le otto canzoni di “Volevamo uccidere il re” ci si accorge quasi subito che i Cranchi hanno intrapreso la coraggiosa strada della canzone d’autore: parole che accarezzano gentilmente le orecchie e scivolano via accompagnate da arrangiamenti delicati e volutamente scarni, che danno il meritato risalto alla sostanza più che alla forma.
“La primavera di Neda” cattura al primo ascolto grazie a liriche ispirate e ad un “refrain” difficile da dimenticare, “Il brigante Robin Hood” sa lasciare il segno ascolto dopo ascolto, sgusciando leggera e malinconica, “Cecilia” si lascia apprezzare anche grazie al piccolo “cameo” di Francesca Amati (Comaneci, Amycanbe), che la impreziosisce con la sua voce davvero unica.
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