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Bob Dylan – Tempest

2012 - Columbia/Sony Music
folk/songwriting/blues

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Tracklist

1.Duquesne Whistle
2.Soon After Midnight
3.Narrow Way
4.Long And Wasted Years
5.Pay In Blood
6.Scarlet Town
7.Early Roman Kings
8.Tin Angel
9.Tempest
10.Roll On John

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50 anni fa, ai tempi del suo esordio, aveva la voce di un ragazzino, ma il cuore pieno e pesante, come quello di un vecchio, con tutta una vita alle spalle da raccontare. Ora, a 71 anni suonati, canta con voce da vecchio, ma le sue tonalità contengono tutta la sincera trasparenza e freschezza di un ragazzino. Dopotutto di contraddizioni, enigmi e ambiguità il buon Robert Allen Zimmerman non ce ne ha mai fatti mancare, lungo il tortuoso e avventuroso percorso della sua leggendaria carriera.

Come ha giustamente osservato il filosofo Herbert Marcuse, Dylan ha un messaggio: mettere fine alle cose come sono. Perfino in assenza di un qualsiasi contesto politico, le sue opere evocano, per un fuggevole momento, l’immagine di un mondo liberato e il dolore di un mondo alienato. Tutte le sue canzoni, sono canzoni di protesta (come ha egli stesso dichiarato), non solo i più celebri anthem socio-politici.
Trentacinquesimo album ufficiale, il nuovo “Tempest”, è un’opera a tutto tondo, che non mostra affatto la sua età anagrafica, recuperando molta dell’ispirazione, dell’intensità e della poesia, che da sempre siamo soliti associare a Bob Dylan. Dopo le pur interessanti cover traditional folk del precedente “Christmas In The Heart”  (2009), “Tempest” restituisce appieno l’anima vintage del cantautore americano, che, senza abbandonare il solco blues e rockabilly degli ultimi album (“Time Out Of Mind”,  “Love And Theft” e “Modern Times”, dischi del riscatto artistico, dopo gli opachi anni ‘80), ne esalta contemporaneamente il feeling più vicino ai suoi leggendari anni ’60.
Prodotte dallo stesso Dylan, sotto l’abituale pseudonimo di Jack Frost, queste dieci canzoni sono una raccolta di esperienze di vita, ricordi, suggestioni artistiche e culturali, che vanno dal country alla Hank Williams dell’opener “Duquesne Whistle” al blues elettrico di “Narrow Way”, dal rock like a rolling stone di “Pay In Blood” all’irish folk della lunga title-track, ispirata al naufragio del Titanic.
Ma “Tempest” non sarebbe completamente un disco di Dylan se, oltre ai già citati cambi stilistici, non ci fossero tonnellate di emozioni e sentimenti, che scorrono senza filtro ne barriere, come nelle malinconiche e struggenti ballate “Soon After Midnight”, “Long And Wasted Years” e “Scarlet Town”, nelle quali la tristezza e la consapevolezza della senescenza rivestono di una patina dolceamara riflessioni e pensieri su un mondo colto nelle ombre lunghe del suo tramonto. Conclude l’opera un sentito omaggio alla figura, artistica e umana, di John Lennon, evocato, con semplicità e sincerità su “Roll On John”.
Ad accompagnare Dylan troviamo gli stessi musicisti che l’hanno seguito da una decina d’anni a questa parte, ovvero David Hidalgo (chitarra, fisarmonica, violino), Donnie Herron (steel guitar, banjo, violino, mandolino), Tony Garnier (basso), George Receli (batteria) e Charlie Sexton (chitarra), che riescono quindi a imbastire una performance di gruppo all’insegna della continuità e dell’affiatamento.

Che sia o meno il canto del cigno del menestrello americano per antonomasia, questo disco ci consegna un artista ancora pienamente consapevole e concentrato sulla sua musica, perfettamente in grado di tenere le fila di un discorso stilistico eterogeneo e mutevole, proprio come si addice a una vera leggenda vivente.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=vANZ-GGaOC0[/youtube]

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