Le canzoni di Townes Van Zandt. Un disco di tributo a opera di Scott Kelly, Steve Von Till (entrambi Nurosis e Tribes Of Neurot, nonché solisti) e Scott “Wino” Weinrich (Saint Vitus, The Obsessed, Shrinebuilder), tre artisti che, nel corso degli anni, hanno dimostrato un sincero e profondo attaccamento alla storia della musica country americana, la tradizione alla quale si ascrivono i vari Guthrie, Dylan, Cash, Waits e, appunto Townes Van Zandt.
Cantautore di culto, perennemente lontano dalle luci della ribalta e dal mainstream. Attivo dal 1965 al 1996, con in totale una trentina di album pubblicati, Van Zandt è stato un uomo, prima ancora che un artista, profondamente sensibile, elusivo e delicato, tratti acuiti dalla psicosi maniaco-depressiva e dalle dipendenze (alcol e droghe) di cui sofferse per molti anni. Kelly, Von Till e Wino, anch’essi musicisti particolari, certamente non di taglio commerciale, rendono il loro personale omaggio al pensiero, alla poesia e alla musica di Townes, senza indulgere nella mera commemorazione, ma, al contrario, facendo proprie e reinterpretando quelle particolari tenebre interiori, intime tristezze e malinconie quotidiane, di cui il cantautore di Fort Worth è stato meraviglioso autore.
Siamo dunque nel reame del folk più dark e sofferente, proprio come in “The Forgiven Ghost In Me”, “A Grave Is A Grim Horse” e “Adrift”, ultime uscite soliste dei tre musicisti coinvolti, non a caso estremamente debitrici della musicalità e dell’impronta Van Zandt, il cui più grande successo commerciale, “If I Needed You”, è trasposto in apertura, con dolce malinconia, dalla voce profonda e dalla chitarra di Von Till (immenso anche su “The Snake Song”). I nove brani scelti per questo tributo sono tutti ugualmente magnifici, sia che si tratti della struggente “St. John The Gambler” di Scott Kelly, sia delle più ritmate ed energiche “Rake” e “Nothin’” (Wino).
Un disco certamente minimalista, quasi del tutto acustico, eccezion fatta per misurati e effetti di riverbero e delay, volti ad arricchire di vibrazioni e ampliare il sound delle chitarre dei tre metallari in borghese, qui del tutto a nudo, nella loro umanissima fragilità emozionale, che traspare in ogni increspatura della voce, in ogni pennata sulle corde. “Songs Of Townes Van Zandt” è dunque molto più di una semplice raccolta di cover, oppure una chicca per i fan/collezionisti di Neurosis e Wino, quanto piuttosto una vera e propria opera di riflessione e meditazione artistica, un convivio di artisti che possiedono la stessa matrice di fondo, lo stesso background, e il medesimo rispetto e affetto per quello che è stato considerato il miglior cantautore americano di tutti i tempi.
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