Martha Wainwright è la sorella minore del più noto Rufus, nonchè figlia dei cantautori Loudon Wainwright III e Kate McGarrigle. Una famiglia nella quale la musica è davvero parte del codice genetico, declinata dalla sua più giovane componente in chiave folk-pop. “Come Home To Mama” è il quarto album di questo percorso solista (contando anche il live “Sans Fusils, Ni Souliers, à Paris”, personale tributo a Edith Piaf), e vede la prosecuzione di un discorso artistico nato dal naturale connubio fra chitarra acustica e voce (per altro cristallina e potente, proprio come il fratello), opportunamente ampliato da arrangiamenti tastieristici, orchestrali e synth.
Il risultato è un gradevole concentrato di melodie semplici e catchy, dalle atmosfere in massima parte solari e serene, sebbene mai banali e stucchevoli. Un’artista di classe, insomma, capace anche di riprendere e interpretare al meglio una composizione scritta dalla madre defunta (“Proserpina”), e di sceglierla come primo singolo. Operazione non scontata, vista la particolare inclinazione del brano in questione, ma che svela il vero cardine concettuale dell’intero album, ovvero il rapporto tra madre e figlia, nella misura in cui le figure mitologiche di Proserpina e di sua madre Cerere, tessono un sicuro parallelismo con Martha Wainwright e Kate McGarrigle, di cui il titolo “Come Home To Mama” è quindi logico corollario.
L’album (registrato negli studi newyorkesi di Sean Lennon), non si limita però a questa dedica famigliare, ma sa intrattenere e divertire con brani ritmati e accattivanti come “Can You Believe It?”, “Four Black Sheep” e “All Your Clothes”, nei quali si sente chiaramente l’influenza rock del chitarrista dei Wilco Nels Cline e del batterista Jim White (Dirty Three).
“Come Home To Mama” è quindi un bel lavoro di sincero folk/rock in eleganti abiti pop, bilanciato nei toni e personale nella sostanza, che fa segnare un bel centro nella carriera della Wainwright.
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