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Frightened Rabbit – Pedestrian Verse

2013 - Atlantic Records
indie/rock

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Tracklist

1. Acts Of Man
2. Backyard Skulls
3. Holy
4. The Woodpile
5. Late March, Death March
6. December's Traditions
7. Housing (In)
8. Dead Now
9. State Hospital
10. Nitrous Gas
11. Housing (Out)
12. Oil Slick
13. If You Were Me
14. Snow Still Melting
15. Escape Route

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Gli scozzesi Frightened Rabbit rappresentano una delle realtà indie rock lontane dall’essere prettamente commerciali in quanto ad attitudine, per quanto la loro produzione non sia fuori dai canoni ormai tradizionali del british indie rock. Pedestrian Verse è, però, il primo lp della band ad uscire per l’Atlantic Records dopo due anni dalla firma del contratto; per molte band (e fan) l’avvicinamento a una major significa spesso un radicale cambio di direzione nelle abitudini musicali ma, in questo caso, sia gli arrangiamenti che i testi – quasi da cantautorato – restano la firma molto ben distinta di un gruppo rodato e ormai giunto al quarto lavoro in studio.

La partenza dell’album è in sordina, con Acts of Man (anche se il ritornello pecca un po’ di poca originalità melodica). The Woodpile è la dimostrazione di quanto possano riuscire a colmare a poco a poco i vuoti delle tracce precedenti. In realtà, andando avanti, ci si accorge che il cambiamento in loro è avvenuto: ricerca dell’introspezione; arrangiamenti “da major” con una diversa importanza data ai cori, ai bridge dai bassi un po’ più spinti e al synth (December’s Traditions). Housing in è l’introduzione del trittico Dead Now, State Hospital (primo singolo estratto da cui deriva anche il nome dell’lp) e la notevole Nitrous Gas. Housing Out chiude la parentesi in un minuto e resta solo Oil Slick che, in teoria, sarebbe l’ultima (e ottima) closing track.
Però, la questione si fa interessante: l’album è infatti disponibile in versione normale e deluxe che, oltre a contenere tre riuscitissimi brani extra (il live acustico If You Were Me, la fuorviante Snow Still Melting e l’alone semifolk di Escape Route) presenta un secondo disco contenente due ottimi e brevi docufilm chiamati rispettivamente Here, che racconta il tour tra Highlands scozzesi ed Ebridi, e There il quale, invece, racconta cosa è accaduto durante il tour americano.

Insomma, l’album scorre addosso facilmente e il concetto che lega il tutto è chiaramente il dualismo tra la dimensione intima e quella di un concerto ricco di presenze. Tutto l’album segue questa linea conservando coerentemenete l’identità della band (non cedendo facilmente al fascino del pop come fatto da band di loro conterranei). Non è il cosiddetto album della maturità (molto probabilmente raggiunta con una certa coscienza nel precedente lavoro The Winter of Mixed Drinks) quanto più l’album della presa di posizione ma, stavolta, in un contesto commerciale aperto ad un pubblico più ampio. Fortunatamente, non c’è da aspettarsi grandi novità rispetto ai vecchi progetti quanto, piuttosto, scaturisce la curiosità di vedere come coniugheranno le diverse anime, tra loro contrapposte, durante i live.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=BJb4uNi1VwU[/youtube]

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