Nu metal delle larghe intese con le coalizioni melodia e potenza, solitamente di difficile amalgama e con la tendenza alla rapida saturazione uditiva, nell’occasione invece ben allineate e coese nel sostenere un sound(issimo) che ben alterna orecchiabilità e pulizia a robustezza e ritmi serrati. Le sonorità non sono certamente innovative ma hanno comunque il non trascurabile pregio di essere eterogenee, fluide e contestualmente di apparire spontanee, non troppo ricercate né costruite, riuscendo così ad evitare la plastificazione tipica di codesto filone musicale.
Convince anche, se non soprattutto, l’aspetto “comunicativo” grazie a testi, o per dirla come certi celebri “giornalisti e critici musicali”, ad un songwriting frutto di una reale e tipicamente provinciale urgenza comunicativa e ben impostato a tal punto da riuscire a descrivere con lucidità ed evitando banalità o facili sloganismi l’intimo come pure il pubblico.
Il risultato sono 11 tracce che scorrono bene, ora ampie e melodiche ora robuste e cazzute e con un vocalist abile tanto nel districarsi tra cantato canonico, rap ed urla rabbiose quanto nel condurre con fermezza un ottovolante sonoro tutto strappi e cambi di ritmo. In particolare, segnalo l’iniziale “Il bene”, un padre nostro 2.0 rabbioso, emotivo e viscerale, “Nuove cure mortali”, perfetta sintesi della capacità dei Kuadra di alternare melodia e potenza senza soluzione di continuità, ed infine “I nostri eroi”, in assoluto il momento migliore grazie ad una energia fonica e comunicativa da circoletto rosso.
Un album non rivoluzionario, ma certamente piacevole e godibile.
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