“Peach” è il secondo album per i Secret Colours, band attiva fin dal 2010 e ubicata in quel di Chicago.
Amano definire il proprio sound come un incrocio tra la psichedelia degli anni sessanta ed una malata nostalgia per il Britpop stile anni novanta: insomma, una band dei giorni nostri che si propone di ripercorrere in retromarcia almeno tre decenni di musica con stile personale, il tutto in chiave “attuale”.
Un progetto quantomeno interessante da prendere in considerazione, anche se tutt’altro che di facile portata. Ne viene fuori un album multicolore, composto da canzoni ascoltabili e formalmente ineccepibili, che riescono ad amalgamare la tradizione americana con quella britannica senza creare troppa confusione.
Solo complimenti? Non del tutto.
Il lato debole di “Peach” sta proprio nei limiti della sua perfezione formale e tecnica: canzoni orecchiabili, pure troppo, che puntano i fari su di una psichedelia in “salsa rosa”, scegliendo di galleggiare in superficie piuttosto che rischiare un poco di più ed entrare nel profondo.
In casi come questi le emozioni latitano e, soprattutto, gli album si abbandonano senza troppi rimorsi dopo due o tre ascolti, sempre più distratti.
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