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King Buzzo – This Machine Kills Artists

2014 - Ipecac
rock/punk

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Tracklist

1. Dark Brown Teeth
2. Rough DeMocracy
3. Laid Back Walking
4. Drunken Baby
5. Vaulting Over A Microphone
6. The New River
7. The Vulgar Joke
8. Everything’s Easy For You
9. The Ripping Driving
10. How I Became Offensive
11. Instrument Of God
12. The Spoiled Brat
13. Illegal Mona
14. Good & Hostile
15. The Blithering Idiot
16. Useless King Of The Punks
17. The Hesitation Twist

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Il bello di personaggi come King Buzzo è che non devono dimostrare un cazzo a nessuno e tutto ciò che fanno può essere preso o estremamente sul serio o goderecciamente come un divertissement al limite del grottesco.

Dove vogliate collocare questo “This Machine Kills Artists” sono affari assolutamente vostri, dal canto mio lo piazzo al di fuori di ciò che ci si aspetta da un lavoro acustico. Perché se è facile pensare a) al parallelo con Woody Guthrie e all’adesivo che campeggiava sulla sua chitarra (per i più sprovveduti “This Machine Kills Fascists”) e b) all’altro pioniere della fanghiglia “indie” J Mascis che esce dai Dinosaur Jr. per dar sfogo alla sua vena romanticona (e anche bella) è altrettanto semplice, anche solo dai primi 5 secondi del primo brano, capire che qui l’acustico è violenza più dell’elettrico.
Se nel fango il Re ha fondato l’impero dei suoi Melvins è nella polvere che istituisce questa nuova repubblica del delirio. Magari mr. Osborne aveva in testa la massima bukowskiana “l’arte è l’equivalente di una parolaccia usata da un mucchio di gente”, magari, ancora, ha tracciato una linea tra i fascisti che voleva “uccidere” Guthrie con la sua musica e con il fascismo dell’arte che serpeggia in questi anni vuoti, un fascismo che porta a pensare che anche la più bieca cazzata possa essere definita arte, e i cui fautori s’ammantano di un’aura che più che ridacchiare non fa. O magari è solo il godereccio divertissement di cui sopra. Fatto sta che i diciassette brani che compongono questo album sono tutti delle allegre sberle sulle gengive. E si passa da treni sferraglianti e rigurgiti di velocità ulcerica (“Laid Back Walking”, “Rough DeMocracy”, “Vaulting Over A Microphone” per dirne giusto tre) ad allucinanti southernismi in cui la voce ipnotizza e lascia a guardare il cielo diventare viola (“Drunken Baby” e la storta “Dark Brown Teeth”). Quando il suono si fa più dissonante e melvinsiano (“The Vulgar Joke”) la voglia di sgranare i denti a qualche artistello cazzoncello si fa prepotente ma viene dissipata da giri divertenti e cazzoni (“Instrument Of God” è cattivella, ma a me fa venir voglia di saltellare senza pantaloni per strada) e c’è spazio pure per sfottò in ballate spastiche (il titolo “Useless King Of The Punks” la dice lunga).

Con quelle mani di ghisa King Buzzo più che un songwriter risulta essere un fottuto songsmasher. Tanti saluti.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=esA6bbd7xts[/youtube]

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