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Interviste

Intervista ai LA MACABRA MOKA

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Abbiamo intervistato i simpatici ragazzi del gruppo rock La Macabra Moka. Fatevi un caffè e leggete come hanno risposto alle nostre domande.

Ciao ragazzi! “La Macabra Moka”: lavorate in una torrefazione oltre a suonare, oppure il nome è stato scelto per altri motivi?
Intanto ciao, a te e a chi sta leggendo questa intervista.
Per quel che riguarda il nome, da buoni italiani siamo amanti del (dipendenti dal) caffè, ma niente di più (ride NdR). La Macabra Moka è una storpiatura del nome di una formazione precedente, gli Elia & Mokka Cuka, dallo scioglimento della quale è nato questo gruppo.

Come avviene l’incontro tra voi quattro e come ne deriva la decisione di formare un gruppo?
Suoniamo tutti e quattro sin dai tempi delle superiori e anche se ognuno aveva la propria band bene o male ci conoscevamo. Del resto Cuneo è piuttosto piccola. Nel 2010 abbiamo iniziato a suonare insieme, pur avendo ancora tutti altre band in attività: era un modo come un altro per passare il tempo e data la natura secondaria del progetto potevamo permetterci una certa libertà e quella spensieratezza che negli altri gruppi forse un po’ ci mancava. Il demo e L’album di Natale vengono da lì.

Come mai avete optato per una scelta musicale così ruvida ed energica?
Ci piace la musica da headbanging e stage diving, suonare con l’amplificatore a undici e perdere litri di sudore sul palco. Siamo fatti così (ride NdR).

Quali sono i gruppi che hanno ispirato il vostro stile?
Ognuno ha i propri gusti ed è cresciuto ascoltando e ispirandosi a musica diversa, dal punk ai Nirvana, o i System, o i Guns, ma se circoscriviamo le influenze al periodo in cui è stato scritto Ammazzacaffè ci sono innanzitutto band come Foo Fighters, Queens of the Stone Age e Biffy Clyro o per restare in Italia Il Teatro degli Orrori, Bud Spencer Blues Explosion e Verdena.

C’è un brano di “Ammazzacaffè” al quale siete particolarmente legati?
Mah forse Economia domestica, la opener del disco, ma solo perché è stata la prima traccia che abbiamo scritto tra quelle che sono confluite in Ammazzacaffè.

Il vostro è un rock puro, non contaminato da effetti elettronici o altri elementi: cosa pensate delle forme più sperimentali del rock? Vi piacerebbe esplorare altri confini oppure volete rimanere fedeli ad una certa “tradizione” (se così vogliamo chiamarla)?
In linea di massima siamo aperti alle contaminazioni, ascoltiamo anche un po’ di elettronica, Daft Punk, Prodigy, Burial, sue ibridazioni con il rock o post-rock, 65daysofstatic, primi Aucan, e dischi di Bologna Violenta, LNRipley, Subsonica o Linea 77, anche se per adesso, e forse più per questioni pratiche che altro, ci troviamo bene così: con due chitarre, batteria e voce.
Un passo ulteriore potrebbe già essere quello di aggiungere il basso, che non abbiamo. Dal vivo compensiamo la sua mancanza con un octaver, splittando una delle chitarre su due amplificatori.

Quale sarà il prossimo passo? Avete già in cantiere un altro album?
Al momento siamo in tour e porteremo Ammazzacaffè in giro almeno fino a questo autunno anche se sì, stiamo già lavorando al prossimo disco: abbiamo una decina di pezzi, ma sono ancora in fase embrionale.
A chi fosse interessato consigliamo di tenere d’occhio la nostra pagina facebook e, se non l’avesse ancora fatto, scaricare Ammazzacaffè, che è gratis su http://bit.ly/Ammazzacaffè

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=5ME31erMRn0[/youtube]

 

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