“Paranoia Black Market è un progetto nato a Torino da Alessandro, Carlo Alberto, Marco e Matthew. L’attività si sviluppa per anni principalmente in un contesto esclusivamente limitato all’interno dei componenti del gruppo, fino alla decisione nell’Aprile del 2014 di registrare un disco, chiamato “Soli”.?Il progetto è in continua rivoluzione e sono incerti possibili sviluppi futuri di genere musicale.”
Lascio spazio a queste poche righe della loro biografia per presentare questo misterioso e quasi sconosciuto progetto torinese che ha rilasciato, nella seconda metà del 2014, il loro primo disco ufficiale.
Registrato (ottimamente) da Paul Beauchamp all’ OFF Studio di Torino e influenzato per buona parte dalle frange più lisergiche del rock e dell’elettronica, “Soli” si apre con il lungo (quasi diciotto minuti) rituale ipnotico e inquietante di “Abysses”, camaleontica fusione di psichedelia e ambient nero, impreziosita da inserti di synth analogici, collage di voci e strumenti inusuali come digeridoo.
Le successive due canzoni, che formano un continuum unico, uniscono molto efficacemente l’elettronica dei Coil più astratti al post-rock (“La Stanza Buia”) fino a lambire i confini del dark-jazz (“Invernale Signora”) grazie anche a uno studio dei suoni molto efficace ed elegante.
Con i con preziosi inserti di sax suonato da Gwidion Destefanis (ospite esterno del disco) nelle successive “La Stanza Buia pt II” e “The Mountain and the Cave”, tutto si sposta verso lidi più psicotici, in un ideale mix tra Aluk Todolo e Naked City, fino a sfociare nella pesantezza quasi doom di “White Tide”.
Chiude il lavoro la psichedelia rock free-form di “Piante Grasse” sorta di reprise de “La Stanza Buia Pt II”.
Un lavoro che spiazza, per la facilità disarmante con cui i ragazzi dei Paranoia Black Market si muovono tra mondi musicali differenti, per nulla scontati e spesso molto impegnativi, con la capacità di rendere il tutto estremamente omogeneo e mai confusionario. Per ciò che mi riguarda una delle sorprese più belle degli ultimi tempi, una dimostrazione di enorme bravura compositiva e libertà espressiva, cosa rara al giorno d’oggi in cui a farla da padrone è spesso un cieco rincorrere di mode e trend.
Sperando che questo piccolo gioiello che è “Soli” non passi inosservato, attendiamo e speriamo in ulteriori mutazioni di questi giovani ragazzi torinesi.