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Paolo Spaccamonti – Rumors

2015 - Santeria / Escape From Today
rock / alternative / experimental

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C’è sempre qualcosa che fa male. Meglio ancora: c’è sempre una musica che fa male. Suggestionare le aree dell’anima annichilite dallo sfavillio degli schermi (divertente, ne state usando uno per leggere ciò che scrivo) e riempire il silenzio di giornate dedite all’asfissia cerebrale e farlo attraverso il dolore elettrico prodotto da uno strumento. E da un uomo. Un uomo “solo” che solo non è.

Unendo i puntini del nostro Es attraverso textures iperuraniche Paolo Spaccamonti fa di “Rumors” il suo lavoro più abbacinante. Splendido. Corposo. Abissale. Perché è nell’abisso che si ritrova la coscienza di sé. I rumori sul terreno dell’angoscia muovono passi d’inerzia, e io li percorro a ritroso nella palude, così: “Fango” è una melodia “rotta”, è il fastidio che si palesa in una pellicola che brucia (e ci ustiona); “Croci / Fiamme” è il colpo di fucile che non ti aspetti, sabbat(h)icamente luciferino, deliziosamente marcio, con il tribal Dorella martellante sotto un drone di fiamma; la teardiana “Io ti aspetto” lecca il cuore incatenandolo al violoncello di Julia Kent, e Bach saluta dall’aldilà mentre si cala un cristallo d’amarezza; coltellata ricevuta a L’Avana per “Giorni Contati”; 88 miglia orarie e con “Dead Set” siamo in pieno delirio ottantiano, post-punk ferocia per un post-mortem disagio; “Rumors” che sempre nel post, questa volta rock, annega le sensazioni, ammutolisce e devasta e rigurgita la cena di fantasmi a lungo tempo sepolti nel silenzio, un silenzio che si rompe nella devastazione elettrica del pachiderma doom di “Il delinquente va decapitato”.

Taglia la gola e la cura poi la taglia di nuovo e ti lascia lì a pensare, a pensare, a pensare, forse a piangere, forse ad annegare. Per poi tornare. “Rumors” è un film che finisce così “male” che vi sembrerà una delle cose più belle abbiate mai “visto”. Pura evocazione.

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