Se negli ultimi anni tutta la grinta del pop-punk e del post-grunge inizio anni ’00 si pensava fosse ormai esaurita, probabilmente si era trattato solo di un giudizio affrettato: a far tornare sulla scena del 2016 questo genere ribelle e irrequieto, anche se privo della vena rabbiosa che aveva caratterizzato il precedente filone grunge, che di fatto aveva rischiato di finire nel dimenticatoio, sono loro, i Good Charlotte.
La band, originaria del Maryland, attualmente composta da Joel Madden (voce), Benji Madden (chitarra e seconda voce), Billy Martin (chitarra e tastiera), Paul Thomas (basso) e Dean Butterworth (batteria), torna a far parlare di sé con la sua ultima realizzazione: Youth Authority, sesto album del gruppo, arriva a distanza di sedici anni dal loro omonimo album d’esordio -Good Charlotte appunto, del lontano 2000, a cui sono seguiti in ordine The Young and The Hopeless, album che ha determinato il successo del complesso nel 2002, The Chronicles of Life and Death, Good Morning Revival- e a sei dall’ultimo pubblicato nel 2010, Cardiology.
Questo album -che si compone di 12 tracce cui si aggiungerebbero due bonus tracks finali- riprende i temi più cari ai Good Charlotte: la condizione di una gioventù ribelle e di giovani in aperta contestazione contro le “macchinazioni” di un Sistema pressante che non lascia loro libertà d’espressione. Rischiano, però, di essere tutti argomenti già sentiti e risentiti, che di fatto non presentano alcuna novità e che hanno perso appeal sul pubblico contemporaneo. Emergono da una parte il tentativo di ritorno alla fine degli anni ’90 e l’inizio dei ’00 e dall’altra una rassegnata accettazione dei cambiamenti e dello scorrere del tempo (elementi ben percepibili fin dal singolo d’apertura, Life Changes).
Insomma, una realizzazione in cui si fa fatica a trovare qualcosa d’innovativo e originale…
Ma non si pensi che proprio il rivolgere lo sguardo al passato renda la musica triste e pacata, al contrario: l’album di per sé presenta una ben definita continuità e omogeneità melodica, i brani sono tra loro tutti piuttosto simili, ma vivaci, le chitarre hanno un suono aggressivo e deciso, le percussioni sono molto presenti, la voce di Joel è squillante, con la sua tipica intonazione da eterno teenager statunitense, e lo stile è grintoso –potremmo facilmente paragonarlo a quello dei Green Day, degli All Time Low e ancora dei Blink-182, tutte band che hanno conosciuto un enorme successo nel panorama musicale anni ’90.
Youth Authority è stato pensato per un pubblico giovane e ribelle, che abbia voglia di scatenarsi al ritmo del “college rock” che ha caratterizzato un’epoca (e una generazione) e fare un salto indietro nel tempo nei mitici 90s.