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Red Fang – Only Ghosts

2016 - Relapse Records
stoner rock

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Tracklist

1. Flies
2. Cut It Short
3. Flames
?4. No Air
?5. Shadows
6. Not For You
7. The Smell of the Sound
?8. The Deep?
9. I Am a Ghost
10. Living in Lye

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A tre anni di distanza da Whales and Leeches”, i nostri eroi birrosi dall’Oregon ci donano “Only Ghosts”, un album che si presenta con un bell’optical in copertina ad opera di Orion Landau (Yob, High On Fire, Unsane), prodotto dal colosso Ross Robinson (Slipknot, Korn, Deftones) e mixato da un altrettanto grande nome, Joe Barresi (Clutch, Kyuss).

La formula del quartetto è indubbiamente ormai vincente: ogni brano è caratterizzato dal suo personale attacco, coinvolgente già dalle prime tre note, che si sviluppano come un’ondata piena e presentissima, incollandoti fino alla fine, dai ritornelli freschi ed accattivanti che fanno volare le chiome, le parti vocali sono invece stavolta più melodiche e sobrie (proprio nel senso dell’essersi sfasciati poco di birra), cavalcando le varie sfumature stoner ma anche di semplice heavy-rock che creano le chitarre, sempre così meravigliosamente ruvide e protagoniste. Ogni brano può essere bene o male un papabile singolo, ogni riff è ben piazzato e caratteristico, ma in sostanza non riesco a trovare la scintilla che mi abbaglia, come se in questo album aleggiasse una sensazione di hangover da presi un po’ male buttati sul divano, oppure ecco, come quel ragazzo così affascinante ed interessante che ascolta stoner e ti offre le birre, ma che ti limona solamente senza darti quella cosa in più che tu, a ‘na certa, brami.

Insomma manca una spinta, un impatto che ti faccia esclamare un WOW di petto e questo mi fa pensare che i nostri Red Fang, siano arrivati, ora, ad un punto di riflessione e calma artistica, che sicuramente ci sta, è un dovere che ci sia e non sto scrivendo che “Only Ghosts vale una lattina di birra vuota, è un gran bell’album da avere e da apprezzare, ma manca di presa, di slancio, perchè forse siamo arrivati al fatidico limbo del passaggio tra il vecchio stile e la ricerca del nuovo. I brani, tutto sommato, filano lisci; dalla bella “Flies” che ci introduce in modo egregio il platter partendo diretta e provocando un bel delirio (che se me lo immagino live, già mi gaso), come la seguente “Cut it Short”, dove abbiamo questo cantato melodico e sinuoso di cui sopra e le chitarre che si fanno intriganti: per me questi due pezzi potrebbero essere dei singoli perfetti, molto più slanciati se confrontati a “Shadows” e “Not for You” dalla spinta un po’ scarna. Abbiamo anche sentori quasi doom nel pezzo strumentale “Flames”, scelta che ho apprezzato molto. Convincente anche “The smell of the Sound”, quasi Melvinsiana con i suoi ritmi monolitici, a differenza di “Living in Lye” che detta brutalmente, non va a parare da nessuna parte.

Only Ghosts” insomma, non aggiunge granchè al loro curriculum ormai bello ricco e ben definito, probabilmente c’è bisogno di un lieve rinnovo qua e là, pur mantenendo questa loro personalità semplice e disinvolta che non è mai sfociata in lunghi e sofisticati minutaggi o in psichedelia strasentita (come è accaduto a certi colleghi), ci sarebbe solo da alimentare un po’ questo focolare con un qualcosa di nuovo, adesso: è forse giunto il momento di ritirate fuori le zanne e dare morsi a prede diverse.
Anyway, rimangono sempre i nostri amatissimi rudi, divertenti e beoni Red Fang.

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