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Oh Sees – Orc

2017 - Castle Face
psych / rock / kraut

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Tracklist

1. The Static God
2. Nite Expo
3. Animated Violence
4. Keys to the Castle
5. Jettison
6. Cadavero Dog
7. Paranoise
8. Cooling Tower
9. Drowned Beast
10. Raw Optics


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La parola d’ordine rimane “Kraut”: uscito ancora per Castle Face, di proprietà dello stesso John Dwyler, “Orc” è il 19° album della band che, per festeggiare i loro 20 anni di carriera, ha voluto cambiare nome in Oh Sees (il giorno prima della decisione, li avevamo sentiti suonare al Circolo Magnolia ancora come Thee Oh Sees! Gran bel live!) ed è il 4° album in due anni. Prolifici è dir poco: ormai annoverati tra le stelle della scena garage-psych-rock della West Coast, bisogna ammettere che hanno il pregio di essere sempre brillantemente ispirati e piacevoli, anche in quei piccoli momenti di ripetizione.

La formazione rimane quella rinnovata dopo il piccolo calo compositivo con “Drop” nel 2014, ossia Tim Hellman al basso, Dan Rincon e Paul Quattrone alle due batterie ed il sempreverde John Dwyler al delirio chitarristico e vocale, una formazione che è stata assolutamente preziosa per poi proseguire il lavoro con “Mutilator Defeated at Last” del 2015 e “An Odd Entrances” del 2016, dove il kraut cominciava a ritagliarsi uno spazio sempre più grande ma, soprattutto, ben fatto.

Orc”, di cui abbiamo una diapositiva nell’artwork, è sicuramente un tizio rude e anche un po’ sporco come quel rock ben fatto, ma ha un punto debole, ama deliziarsi con tonnellate di funghi allucinogeni; il suo bel mondo di viaggi nelle varie albe e tramonti mentali, mescolato alla sua personalità stronzetta e tagliente, è la perfetta sintesi del nuovo lavoro degli Oh Sees.

Singolo estratto e apripista è The Static God, pezzo perfetto e birichino dove Dwyler si fa velocissimo nelle sue ormai inconfondibili marachelle alla sei corde, quelle che amiamo tanto. Si procede con la breve Nite Expo e limpide arrivano subito le particolari composizioni di tastiere della bella Brigid Dawson, fiore all’occhiello della band in tanti momenti della loro carriera e che in “Orc” si fa davvero indispensabile, come ci renderemo conto durante l’ascolto.
Assurda è Animated Violence e mi piace tantissimo col suo ruggito pesante, insinuoso e malizioso, mentre in Keys to the Castle abbiamo il primo assaggio di quella psichedelia calma e rilassata che magicamente avvolge la testa in una miscela buona, ma non ancora in sovradosaggio.

Si continua col piglio allucinogeno con la bella Jettisoned, una elegante signora col suo tubino optical anni ’70 che sussurra cose un po’ sconce all’orecchio, mentre la batteria suona morbida come una Apple Pie. In Cadaver Dog invece è l’hammond a farla da padrone, contrapposta a Paranoise, più subacquea e appunto innondata di un noise dall’intergalattico respiro che prosegue nella fantasia in cui naviga Cooling Tower, che potremo benissimo sentire all’interno della fabbrica di Willy Wonka, mistica e quasi infantile dai colori e leggerezza deliziosi. Drowned Beast è invece fatta di un sound metamorfico, più solido e oppiaceo, di elettronica pizzicante, mentre la voce vive bisbiglia il canto, come fosse in una bolla danzante nell’aria morbida e impalpabile. Ed eccola, Raw Optics, che chiude il tutto, è il pezzo più vario e kraut rock, 6 minuti di piacere sonoro assortito nei quali godere anche di un bellissimo momento ritmico tra le due batterie.

Ogni pezzo ha una sua forma, una sua personale attraente veste e tutti, ma proprio tutti, suonano piacevoli, costruendo un album ben articolato, che cresce ascolto dopo ascolto: “Orc” è un altro colpo dritto, che dilata le pupille e che delizia le papille con dosi di sempre goduriosa psichedelia.

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