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Spotlights – Seismic

2017 - Ipecac Recordings
sludge / post hc / shoegaze

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Tracklist

1. Seismic
2. Learn To Breath
3. The Size Of The Planet
4. Ghost Of A Glowing Forest
5. Under The Earth
6. A Southern Death
7. The Opening
8. What Is This? Where Are We?
9. Hollow Bones
10. Hung Us All
11. The Hope Of A Storm


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Gli Spotlights sono un power trio con base a New York composto fondamentalmente dalla coppia, anche nella vita,  Mario Quintero (chitarra e voce), Sarah Quintero (basso e voce) e dal batterista Chris Enriquez,  che a fine 2017 ha fatto uscire la nuova fatica “Seismic” per la Ipecac Recordings di Mike Patton, a distanza di un anno dal precedente e già buon “Tidals“.

Seismic” compie un deciso passo in avanti rispetto al disco precedente e vede un ottimo ed interessante mix di sonorità sludge di scuola Melvins, soprattutto per quanto riguarda l’efficace sezione ritmica, mischiate con il post-hc decadente, dark e romantico, come inteso da Deftones ed Isis in larga misura per quanto riguarda alcuni incastri sonori e crescendo (non a caso il disco è prodotto proprio da Aaron Harris, batterista della seminal band post-metal) . Non mancano inoltre alcuni passaggi e paesaggi tipici dello shoegaze, caratterizzati dal riuscito urlato di reverberi e feedback di chitarra onirici.

È questa una formula vincente perchè la durezza di due generi decisamente tosti come lo sludge ed il post-hc, viene smorzata da chitarre sognanti alla My Bloody Valentine o Jesus and Mary Chain, trasportando l’ascoltatore verso suggestioni ed atmosfere eteree non tipiche e facili da raggiungere da band che suonano musica ad “alto voltaggio”. In più, va aggiunta una voce melodica mai in primo piano e mai preponderante rispetto alla musica, quasi una sorta di arrangiamento in più, forse alla lunga un po’ troppo monocorde, ma per il suo utilizzo non invasivo questo risulta essere un limite certo trascurabile. 

L’album si apre con la traccia che fornisce il nome al lavoro e che risulta essere una sorta di manifesto programmatico del pensiero musicale degli Spotlights. Fin da subito le caratteristiche citate sopra si fanno sentire con il contrasto tra la dolcezza del glockenspiel e dei riverberi di chitarra iniziali che vengono bruscamente interrotti dall’entrata di massicce distorsioni cariche di fuzz e dalla potente batteria, una sorta di evocativo mix in bilico tra chiaro e scuro, sempre costante  all’interno di tutto il disco.  Nella successiva cavalcata sludge Learn To Breathe, la band tira fuori decisamente i muscoli e ricorda molto la band del buon King Buzzo.

Si rallenta un po’ in termini di velocità con le più distese ed evocative The Size of the Planet e The Ghost of a Glowing Forest, in cui le chitarre sembrano uscite direttamente da un disco dei Deftones per tutta la durata del brano.  Con la mazzata sui denti di Under The Earth ed il “leggero” noise di A Southern Death si torna a spingere sulle distorsioni più pesanti,  per poi spingersi su territori quasi psichedelici ed oscuri come in What is This? Where Are We? e soprattutto con le lunghe Hollow Bones e Hang Us All, dove è davvero facile rimanere ipnotizzati dalle meravigliose chitarre, così  come anche nella conclusiva, malinconica e shoegaze The Hope of a Storm

In conclusione,  gli Spotlights con questa pregevole prova sono riusciti, nonostante le forti ed evidenti influenze presenti nel disco, a trovare una personale ed affascinante quadra musicale che fa sì che “Seismic” rientri di diritto fra i migliori dischi usciti nell’anno quasi passato. 

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