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Il Sacro Gra, di Gianfranco Rosi


Scheda

Regia, fotografia e suono: Gianfranco Rosi
Soggetto: Da un’idea di Nicolò Basetti
Sceneggiatura: Gianfranco Rosi
Montaggio: Jacopo Quadri
Nazione: Italia – Francia
Anno: 2013
Genere: documentario
Durata: 90’
Sito Internet: http://www.sacrogra.it
Cast: -
Uscita: 26 settembre 2013
Produzione: DOCLAB – RAI Cinema e La Femme Endormie
Distribuzione: Officine UBU
Voto: 7

La vita di alcune persone, e personaggi, che vivono in prossimità del Grande Raccordo Anulare di Roma, seguiti dal regista Gianfranco Rosi nel corso di quasi tre anni di ricerche e di riprese.

“ Il GRA, Grande Raccordo Anulare, è l’autostrada urbana più lunga d’Italia, con un’estensione pari ad un anello di Saturno”

Queste le parole con le quali viene descritto il GRA, un non luogo esplorato in lungo e in largo da Nicolò Basetti, urbanista e paesaggista che a piedi e con altri mezzi ha deciso di dare vita ad una lunga camminata antropologica, attraversando più volte i quasi settanta chilometri del Grande Raccordo Anulare tramutandoli in quasi 300, percorrendoli e consegnandoli al documentarista Gianfranco Rosi, il quale, forte delle esperienze maturate fra l’India, la vita ai margini, delle baraccopoli made in USA, e dei narcotrafficanti messicani, per una volta ha deciso di ripercorrere nuovamente quei quasi settanta chilometri, soffermandosi anch’egli alla ricerca di vite ai margini, che si trovano lungo quella linea di confine che è il GRA, ovvero fra il centro sfavillante della capitale e la vita lontana dai riflettori, li dove la cementificazione, il degrado e i campi incolti, possono lasciare ben poco spazio all’inventiva. Le storie scovate e narrate da Rosi risultano al fine qualche cosa di tenero, mai visto, quasi irreale per quanto paiono assurde, ma reali al tempo stesso; si passa dal soccorritore in ambulanza, al nobile decaduto che vive in pochi metri quadrati in compagnia della figlia, dal pescatore di anguille a due prostitute ormai troppo anziane per poter sperare di attirare qualche cliente danaroso. Dal nobile che decide di affittare la propria abitazione come set per fotoromanzi, sino al ‘Palmologo’ interessato alla salute delle palme che accudisce con grande cura. Tutte storie narrate sullo sfondo poliedrico e cementificato del GRA, un non-luogo che Renato Nicolini definiva “il muro invalicabile” restituitoci per una volta non più come una terra di nessuno ma come un luogo quasi metafisico e meritevole di venire studiato ed esplorato. Lo sforzo di Rosi riesce quindi a colpire l’immaginazione del pubblico con una pellicola che può fare tranquillamente coppia con “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino; se nel film del regista partenopeo Roma veniva percepita come fonte splendore e di estasi, in quella di Rosi la capitale non viene mai vista ma è filtrata solo attraverso la lingua di asfalto del GRA.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=jmq5yaWtGSg[/youtube]

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