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Mark Lanegan – Phantom Radio

2014 - Heavenly / Pias Cooperative
folk / blues / rock

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Tracklist

1.Harvest Home
2.Judgement Time
3.Floor Of The Ocean
4.The Killing Season
5.Seventh Day
6.I Am The Wolf
7.Torn Red Heart
8.Waltzing In Blue
9.The Wild People
10.Death Trip To Tulsa

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Ancora Lanegan! Dopo “Blues Funeral” del 2012, “Black Pudding” e “Imitations” del 2013, Mark Lanegan torna con un nuovo album, “Phantom Radio”, anticipato da un EP di sole cinque canzoni pubblicato a Settembre. Questi cinque pezzi sono stati inseriti nella versione deluxe dell’album in questione e hanno notevolmente contribuito ad innalzarne l’hype, presentandosi come anticipazione dell’appuntamento più atteso.

La partenza è di quelle col botto: “Harvest Home”, fra i dieci pezzi del disco (o quindici, a seconda della versione) si lascia subito apprezzare per l’intro, la chitarra e le tastiere. La graffiante voce di Mark che irrompe in apertura impreziosisce questo brano, imprescindibile in macchina prima di un lungo viaggio. Ricorda Leonard Cohen la traccia successiva, “Judgement time”. Due minuti e mezzo caratterizzati da un sound lugubre e cupo, ma ben intrecciato alla profondità del timbro dell’ex-Screaming Trees. I tre brani successivi (“Floor of The Ocean”, “The Killing Season”, “Seventh Day”) si distinguono solamente per una certa (e forse eccessiva) orecchiabilità. Sono tre pezzi incapaci di lasciare un segno nell’esperienza di questo disco che, comunque, alla sesta traccia torna a farsi apprezzare, tornando sui buoni livelli che avevano contrassegnato l’inizio e su sonorità molto più da Lanegan.
“I Am The Wolf”, per esempio, è un crogiolo di generi e di influenze stilistiche. In questo pezzo, tra i più riusciti del disco, confluiscono contemporaneamente Nick Cave e l’Eddie Vedder del disco-colonna sonora del film “Into The Wild”. Folk, blues, rock alternativo e musica d’autore qui si abbracciano, si mescolano e avvolgono l’ascoltatore, regalandogli quasi quattro minuti ad alta intensità emozionale. La magia creata da questo pezzo non si dissolve affatto con “Torn Red Heart”, una ballata dolce e oscura: praticamente, uno stilema per Mark.

Non deludono le due tracce finali: “The Wild People” peccherà probabilmente, d’originalità, come forse un po’ tutto il disco nel suo complesso, ma è elegante e raffinata come poche. “Death Trip To Tulsa” suggella, con un pregevole crescendo finale, un disco che supera ampiamente la sufficienza, ma che rimane appena sotto gli standard d’un grande artista come Mark Lanegan, risultando, a tratti, un po’ ridondante.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=bQnfgZr8JIc[/youtube]

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