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Fieldy – Bassically

2017 - PledgeMusic
instrumental / funk rock / nu metal / alternative metal

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Tracklist

1. Bass O Rama
2. Charlie Brown
3. Step Right Up
4. Bucket Of Funk
5. Basque K Cinco
6. 15 String Exodus
7. JD Fresh
8. Zibba Zibop
9. Check This Out
10. Bass Invaders
11. I Wuv Bass Mon
12. 5 String Graffiti
13. Dance Your Bass Off
14. Give Me 5
15. You Can Do It
16. Mr. Bassman
17. Bass Age


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Scrollo la lista degli album usciti lo scorso novembre. Mmh, cosa posso scegliere? Aspetta, ma… è il bassista dei Korn?! AGGIUDICATO. Copertina tipicamente bassistica, dallo stilema molto vicino agli artwork del mondo del rap e dell’hip hop.

I featuring previsti per questo album sono personalità che gravitano già attorno al bassista statunitense, quali Jonathan Davis (Korn), Ray Luzier (David Lee Roth, Korn) e Brian “Head” Welch (Korn), oltre al chitarrista Steve Licata (P.O.D., Sevendust, Dir En Grey, Korn) e al batterista Noah “Wuv” Bernardo (P.O.D., StillWell, Southtown Generals).

Premo PLAY: vai Fieldy

Il disco è introdotto dal riff in slap di Bass O Rama, beh… quale miglior modo per iniziare un disco che si chiama “Bassically“?

La playlist procede, finisce e ricomincia nel mio stereo. Ancora, ancora ed ancora. Una sorta di blocco degli appunti tra grooves di basso ossessivi, beatbox, synth. La componente ritmica risulta sempre molto solida, intrigante e caratteristica dello stile che ha identificato il marchio di fabbrica del sound dei Korn.

In ogni traccia, il basso di Fieldy riesce ad assumere molte connotazioni grazie all’uso dell’effettistica, rimanendo comunque col suo tipico timbro graffiante e percussivo. Anche per questa varietà di suoni, i generi e gli stili che possono essere contemplati in “Bassically” sono molteplici, tutti miscelati tra di loro con interessanti formule: dal funk di Check This Out e Give Me 5 alle sonorità alternative di Step Right Up e 15 String Exodus, dal nu metal di Zibba Zibop all’elettronica di Bass Invaders, risulta quasi impossibile fornire un’unica chiave di lettura a questa produzione strumentale.

Ma in questo tripudio di colori, sfumature ed intrecci tra stili è presente qualche punto oscuro. In alcuni brani del disco le idee melodiche e soliste risultano fuori contesto e povere rispetto alla base ritmica di gran impatto e carattere. Tra tutti, fa sentire questo divario Bucket Of Funk, uno stucchevole funk che si sviluppa sull’armonia di un blues classico, con delle sezioni di soli ritmicamente poco attinenti e fin troppo elementari: insomma, dà tutta l’impressione di essere un riempitivo. Inoltre, l’uso del basso elettrico per diverse parti all’interno di molti arrangiamenti dell’album, appiattisce talvolta il carattere espressivo del potenziale che ogni composizione possiede.

Nonostante l’ultra ventennale esperienza coi Korn, il suo continuum stilistico da solista ha bisogno di esser reso più nitido. Nuove idee? Nuova concezione? Nuova partenza? Intanto gustiamoci il groove viscerale e tortuoso di Fieldy.

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