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Back In Time

Back In Time: COMEBACK KID – Symptoms + Cures (2010)

Comeback Kid“Symptoms + Cures” dei Comeback Kid compie otto anni di vita, e un ascolto from start to finish a rotta di collo è il modo migliore per celebrarne ancora oggi l’importanza nel circuito hardcore punk del ventunesimo secolo.

L’album segna la definitiva consacrazione di Andrew Neufeld come frontman della band canadese, nata come un side project ma cresciuta ai suoi esordi grazie al passaparola, e uscita non propriamente vincitrice dalla release di “Broadcasting…”, lavoro nel quale il gruppo sembrava dover ancora prendere le misure, relativamente al cambio di line-up.

A contribuire alla rinascita del quintetto di Winnipeg ci pensa nel caso di “Symptoms + Cures” una gestione dei suoni e dell’impatto generale sopra le righe. A farla da padrone, una bella iniezione di fiducia e di cattiveria su tutti i cori (G.M. Vincent & I, Balance) e una ricarica di adrenalina per quanto riguarda la “pesantezza” generale delle undici tracce che compongono l’album. Come sottolineato da Rock Sound nell’agosto del 2010, tutte le precedenti release dei CBK lasciavano alle loro spalle qualche mugugno, qualche incompletezza.

Diversamente, con “Symptoms + Cures” emerge più forte che mai la volontà dei Comeback Kid di volersi divertire, con un sound che è palesemente il prodotto delle ore in sala prove; nulla appare costruito a tavolino, tutto sgorga naturale come lava da un vulcano che non vedeva l’ora di esplodere. Le accelerate in stile melodic hardcore ‘90s arrivano dalle esperienze dei singoli e dagli ascolti dei “padrini” del genere (Crooked Floors, The Concept Stays), unendo con un solo fil rouge ben due decadi di musica alternativa.

Comeback Kid

La quarta fatica discografica dei CBK è un elogio alla Positive Mental Attitude, che spinge dall’interno la band (e Neufeld in particolare) a opporsi con la propria musica a un sistema desideroso di mettere tutti con le spalle al muro. La copertina stessa, che vede un giovane lanciarsi come un moderno Icaro da una montagna, sottolinea come l’ignoto spesso ci attragga senza sapere assolutamente a cosa andiamo incontro:

“The lyrics are just about how the world’s really focused on and saturated with people telling us what we’re supposed to be afraid of and sometimes people jump onto those fears. And that’s why we have an album cover with a guy kind of jumping headfirst in to the unknown because that’s what we do sometimes and what a lot of people do without always knowing the facts.”

La freschezza rilasciata da “Symptoms + Cures” persiste ancora oggi, nessun capello bianco è cresciuto sui quaranta minuti introdotti dal basso granitico di Do Yourself a Favor, che a oggi rimane uno dei cavalli di battaglia dei Comeback Kid sui palchi di tutto il mondo, calcati in lungo e in largo come una vera e propria macchina da live che non intende fermarsi.

Riavvolgendo il nastro del tempo, si incappa anche in alcune tracce che suonano ancora più attuali di quanto lo fossero “all’epoca”: su tutte Get Alone, salto di qualità melodic hardcore che potrebbe essere scritto dagli Stick to Your Guns odierni, seguita da Manifest, brano fuori dai radar ma dal grandissimo impatto. Ad allargare ancora di più la veduta generale di “Symptoms + Cures”, ci pensano tre featuring dal notevole peso specifico, rispettivamente con Nuno Pereira (A Wilhelm Scream), Liam Cormier (Cancer Bats) e Sam Carter (Architects).

Se per molti album, e molte band, il passare degli anni e delle mode ha tragicamente comportato un tuffo nel dimenticatoio, o nel cassetto più alto di un mobile, così non è stato per i Comeback Kid e sostanzialmente per nessuno dei loro lavori. Alti e bassi sono una costante per gruppi dediti a sfornare musica con una certa costanza, ma anche in questo caso il quintetto canadese rappresenta un’eccezione.

“Symptoms + Cures” è un capolavoro che entra sottopelle, capace di agire come un numero nove nell’area di rigore della musica moderna.

Comeback Kid

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